Gli scioperi duri nei trasporti a cui stiamo assistendo da un po di tempo possono essere letti come la reazione di una categoria esasperata, ma forse sono un segnale più generale: forse la corda è stata tirata troppo, e sta per rompersi.
Negli ultimi dieci anni non solo ci sono stati i sacrifici fiscali per risanare le finanze dissestate dai malgoverni passati e poter entrare nelleuro, ma anche un andamento delle retribuzioni che ha portato chi lavora a partecipare sempre meno alla ricchezza prodotta nel paese.
Ci sono state tre riforme delle pensioni, e si sta ancora parlando di tagli alle pensioni: che, però, come dimostrano i dati Inps, per la maggior parte dei casi sono davvero misere.
Ci sono state modifiche alle leggi sul lavoro, più flessibilità, lassurda battaglia scatenata da Confindustria e governo sullarticolo 18, il recente provvedimento governativo ancora sul lavoro. Insomma, alla fine persino Giobbe può perdere la pazienza.
Vedremo come si muoverà adesso il governo. La campagna elettorale per le europee è alle porte, ed è difficile che Berlusconi sottovaluti i rischi della prova. La prima cartina di tornasole sarà il decreto sulle pensioni. Il governo ha più volte sbandierato lintenzione di approvarlo comunque, con o senza un accordo con i sindacati, e ha anche fissato il termine del 31 gennaio. Se questo termine salterà, vorrà dire che la campagna elettorale è ufficialmente iniziata.