Un progetto per la nuova Europa

Il discorso del presidente della Commissione sulla riforma delle istituzioni
Questo discorso è stato pronunciato il 22 maggio 2002 a Bruxelles in occasione della conferenza dei presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo da Romano Prodi ed esprime la posizione della Commissione sui temi della riforma delle istituzioni
 
 
Presidente Cox,
onorevoli parlamentari,

Con la Comunicazione sul "Progetto europeo" approvata quest'oggi intendiamo contribuire al dibattito generale. In una fase ulteriore, ci occuperemo nello specifico delle sfide istituzionali.
 
Mi fa piacere oggi iniziare un dibattito diretto e aperto sul primo di questi contributi: il "Progetto per l'Unione europea" della Commissione. Con questa prima Comunicazione la Commissione non pretende di esaurire il dibattito sul Progetto europeo né di rispondere a tutte le sfide che ci attendono. Il documento ha lo scopo di delineare la visione complessiva della Commissione sul futuro dell'Unione europea.
 
Voglio qui ribadire un mio convincimento: è giunto il momento di lanciare un grande progetto politico, in cui i cittadini possano identificarsi, con cui si possano confrontare e capace di offrire una soluzione politica forte e concreta alle incertezze, alla paure e ai timori che stanno percorrendo l'Europa. Tale progetto deve accogliere la grande sfida di porre le basi per una democrazia sovranazionale.
 
L'obiettivo principale della Convenzione è quindi quello di elaborare una proposta ambiziosa che tracci, a grandi linee e per la prima volta, un quadro costituzionale per un'Europa unita e democratica. Un'Europa che dia le risposte giuste alle nuove aspettative dei cittadini europei, che sappia gestire l'allargamento e che svolga il ruolo che le spetta nel mondo. Questa costituzione dovrà segnare la nascita dell'Europa come entità politica matura e compiuta.
 
L'Unione deve accettare questa grande sfida e muovere i primi passi verso lo sviluppo di un'identità politica nei campi della politica economica, della politica estera, della giustizia e della sicurezza. In tutte quelle aree, cioè, nelle quali i cittadini chiedono una maggiore presenza dell'Europa.
 
Si tratta di una richiesta decisa e inequivocabile che proviene da tutti gli Stati membri.
Occorre pertanto rafforzare con decisione la dimensione politica dell'Unione. Ciò significa consolidare la legittimità democratica e costruire un'Unione più coerente, più efficace e più imparziale.
 
Ritengo che al cuore del Progetto europeo si debba collocare il concetto di cittadinanza europea. Noi tutti siamo cittadini di un'Unione fondata sui principi di libertà, democrazia, diritti umani, libertà fondamentali e stato di diritto, principi questi che sono tutti compresi nella Carta dei diritti fondamentali. La cittadinanza europea non si sostituisce a quella nazionale, ma si aggiunge ad essa come una nuova dimensione e la rafforza. La cittadinanza europea ci rende più ricchi allargando le prospettive e gli orizzonti di tutti noi. L'Europa di domani continuerà a fondarsi su questi principi e grazie ad essi continuerà a prosperare. Noi dobbiamo conservare questo semplice principio come fondamento di tutte le nostre iniziative.
 
Costruire una società democratica europea non significa affatto costruire un super Stato europeo, significa costruire una società in cui si diventa europei attraverso l'esercizio dei diritti e dei doveri di cittadinanza europea. Una società in cui potremo adottare nuove soluzioni per risolvere problemi comuni e per rispondere alle comuni preoccupazioni dei nostri cittadini.
 
La storia dell'unificazione del continente finalmente compiuta ce lo impone. L'allargamento impone una definizione più chiara di ciò che vogliamo fare in un'Europa a venticinque o più Stati.
 
La globalizzazione ce lo impone.
 
Dobbiamo dimostrare con il nostro lavoro quotidiano che l'Europa è e deve essere sempre di più la risposta democratica a tali fenomeni e non può essere vista come complice o addirittura come causa di una globalizzazione spietata.
I nostri cittadini lo reclamano: le stesse manifestazioni di rifiuto dell'Europa sono in gran parte legate a problemi e situazioni in cui l'Europa non è ancora abbastanza presente. Sono la conseguenza, il prezzo, della "non Europa", o di un'Europa che deve ormai diventare matura.
 
Ecco il punto di partenza del progetto della Commissione europea: l'Unione europea deve assumersi nuove responsabilità. E queste nuove responsabilità impongono un approfondimento del processo di integrazione. Su questo sfondo, la nostra Comunicazione individua tre compiti per l'Unione del futuro.
 
L'Europa deve difendere un modello equilibrato di società capace di conciliare la prosperità economica e la solidarietà attraverso il dialogo;
l'Europa deve garantire la sicurezza di tutti senza compromettere i principi di libertà e di giustizia;
l'Europa deve diventare un attore globale sulla scena internazionale.
 
L'euro è ormai un bene pubblico europeo, un simbolo e una prova concreta dei benefici derivanti del processo di integrazione. Ora che l'euro è moneta corrente, è chiaro che l'Unione europea deve continuare a difendere un modello equilibrato di società e che deve essere in grado di conciliare la prosperità economica e la solidarietà. Dobbiamo restare fedeli al modello sociale europeo fondato sul dialogo e sulla giustizia sociale.
 
Ciò significa proseguire l'opera di costruzione del mercato interno e rafforzare il coordinamento economico. Ciò significa rilanciare alcune politiche di settore e favorire le politiche attive del mercato del lavoro per completare la strategia adottata dal Consiglio di Lisbona nel 2000 e riaffermata dal recente Consiglio di Barcellona. Ciò significa sviluppare lo stile di vita europeo evitando disparità eccessive che disgregano la nostra società.
 
Dobbiamo costruire metodi più attivi di coordinamento economico, fondati su decisioni di politica economica più coerenti. Il coordinamento della politica economica deve permetterci di valutare, in modo congiunto, a livello europeo, la situazione economica e deve permetterci di identificare le risposte politiche e le azioni conseguenti. Il coordinamento dovrà essere costante e non limitato a circostanze eccezionali e dovrà riguardare sia gli aspetti fiscali che quelli strutturali.
 
Tale sistema di coordinamento della politica economica esige la presenza di un mediatore che operi in modo coerente ed imparziale e che abbia a sua disposizione tutti gli strumenti per svolgere in modo efficiente il proprio ruolo di guida. La Commissione deve perciò con sempre maggiore coerenza agire come custode dell'interesse generale e come garante della coerenza delle politiche degli Stati membri. Occorre doverosamente coinvolgere in questo compito anche i Parlamenti nazionali ed il Parlamento europeo.
 
Il coordinamento della politica economica ha il compito di dare alla zona dell'euro la "voce politica" di cui ha tanto bisogno. Questa voce potrà garantire in futuro anche una rappresentanza unitaria dell'euro in seno alle istituzioni e alle organizzazioni internazionali di carattere economico e finanziario.
 
Il principio unificante dell'Europa è da sempre la libertà e lo sarà anche in futuro. Ma una vera libertà richiede anche una risposta decisa contro chi la vuole limitare, contro quei fenomeni che mettono in pericolo la coesione e la solidarietà delle nostre società. L'Europa deve garantire la sicurezza senza compromettere i principi di libertà e giustizia. Dobbiamo trovare delle soluzioni comuni ai problemi comuni: l'immigrazione incontrollata e illegale, la criminalità internazionale e il terrorismo.
 
Proponiamo perciò una politica comune di asilo e immigrazione, un'azione comune sui controlli dei confini ed una cooperazione più stretta fra le forze di polizia. Il nostro obiettivo di lungo termine deve essere l'istituzione di controlli di frontiera comuni e di una forza di polizia europea integrata per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata.
 
Dobbiamo dare una risposta chiara alle preoccupazioni e alle paure legate alla questione della sicurezza. Non possiamo far finta di non sentire o di non vedere. Non possiamo trascurare o minimizzare i segnali che abbiamo ricevuto anche di recente da una parte consistente dell'opinione pubblica europea.
 
L'Unione europea deve accettare la sua parte di responsabilità per mantenere la pace e promuovere uno sviluppo più equo nel mondo.
Abbiamo bisogno di più coerenza in tutti i campi: dalla sicurezza alla difesa, dallo sviluppo al commercio. Dobbiamo recuperare a livello europeo quella capacità d'azione che stiamo invano inseguendo agendo in ordine sparso o con deboli meccanismi di cooperazione. Per questo, dobbiamo rimediare all'attuale frammentazione e costruire un quadro istituzionale più coerente per elaborare ed eseguire una vera politica estera e di sicurezza comune.
Dobbiamo soprattutto sfruttare l'enorme potenziale della nostra azione esterna, dalla diplomazia al commercio e allo sviluppo, dall'economia a tutte le politiche comuni che hanno un'importante dimensione esterna, come ad esempio l'ambiente, l'energia, i trasporti o la cultura.
Pertanto, fra le nostre proposte c'è il progressivo inserimento nella Commissione, secondo criteri ben definiti, delle funzioni dell'Alto rappresentante e del commissario responsabile per le relazioni esterne. L'attuale bipolarizzazione dell'azione esterna dell'Unione, infatti, nonostante l'eccellente qualità dei suoi protagonisti, non è soddisfacente e indebolisce la nostra capacità di incidere ed influire sui processi internazionali.
Per l'Unione del futuro, dobbiamo elaborare nuove soluzioni, che tengano ben conto dell'esperienza maturata sino ad oggi.
Nella sfera commerciale, per esempio, l'Unione parla già con una voce sola e la Commissione rappresenta l'interesse generale dell'Unione europea nel rispetto dell'autorità del Consiglio. Questo è il solo settore di politica estera nel quale l'Unione europea gioca alla pari con gli Stati Uniti.
Credo che da questo fatto dobbiamo pur trarre qualche insegnamento! Se l'Europa vuol veder crescere la propria influenza sulla scena mondiale ed essere un partner credibile nei confronti degli Stati Uniti, deve poter parlare con una sola voce in tutti gli aspetti delle relazioni esterne.
La Comunicazione odierna riflette queste ambizioni delineando un piano coerente e progressivo per una politica estera comune più efficace. Tuttavia, i cambiamenti proposti richiedono un processo graduale con un calendario predefinito. Anche le conquiste dell'Unione monetaria e nel campo della giustizia e degli affari interni sono state graduali; ciò dimostra che non tutti i cambiamenti devono avvenire in una volta sola.
E possiamo cominciare già oggi a preparare tale transizione, elaborando nuovi meccanismi di cooperazione e favorendo nuove sinergie tra Commissione e Alto rappresentante.
Questi compiti sono il cuore del nuovo Progetto europeo e rappresentano un grande passo avanti verso l'integrazione europea. Tale nuovo progetto di società, tale democrazia sovranazionale deve però poggiare su una valida struttura istituzionale e poter disporre di strumenti d'azione efficaci. Occorre ridisegnare di conseguenza l'architettura istituzionale dell'Unione europea, così come occorre chiarire il modo in cui l'Unione europea assolve alle proprie funzioni.
Occorre rivedere il meccanismo decisionale dell'Unione. Abbiamo bisogno di procedure più semplici e più trasparenti per adottare le decisioni e per metterle in pratica. La Commissione ritiene che le istituzioni funzioneranno in modo più trasparente ed efficace fondendo gli attuali pilastri in un solo trattato consolidato e dando all'Unione europea una sola personalità giuridica.
Il piano proposto, su nostra richiesta, dall'istituto europeo di Firenze all'ultima Conferenza intergovernativa costituisce il riferimento obbligato per questo lavoro. Il piano prevede un Trattato articolato in due parti: una prima parte relativa ai principi costituzionali (soggetta a regole di voto più rigide) e una seconda parte dedicata ai meccanismi operativi (soggetta a regole più flessibili). Occorre inoltre includere la Carta dei diritti fondamentali nella prima parte del Trattato. Ed è necessario prendere decisioni sulle modalità da seguire per la revisione del Trattato stesso.
La Commissione affronta la discussione sulle competenze senza preclusioni. È un punto che io stesso ho sottolineato con forza nel discorso tenuto in occasione della sessione inaugurale della Convenzione. Sulla base del dibattito sin qui svoltosi in seno alla Convenzione, lo stesso presidente Giscard d'Estaing ha, peraltro, constatato un orientamento generale a non rimettere globalmente in discussione le attuali missioni dell'Unione. Semmai - ed è sempre il presidente Giscard d'Estaing ad averlo rilevato - ciò che è sin qui emerso dalle prese di posizione dei membri della Convenzione, è la necessità di rinforzare l'influenza e l'autorità dell'Europa nel mondo e l'azione comune nei campi della giustizia e della sicurezza.
Occorre un approccio dinamico, analogo a quello che voi stessi avete dimostrato approvando un rapporto ricco di proposte innovative come quello presentato da Alain Lamassoure. Gli obiettivi prefigurati nel Trattato vanno realizzati al livello e nel momento più appropriati per l'interesse comune degli Stati membri e dei cittadini dell'Unione europea. È nostro compito comune individuare i campi di attività primari dell'Unione europea. In altre parole, dobbiamo individuare i settori nei quali l'azione a livello dell'Unione europea genera un valore aggiunto insostituibile secondo i principi di sussidiarietà e di proporzionalità.
Proponiamo perciò un nuovo sistema di risorse proprie meno complesso dell'attuale. Bisogna garantire all'autorità di bilancio - il Parlamento ed il Consiglio - un potere conforme alla loro legittimità democratica nel decidere tanto delle entrate che delle spese. Questa è una prerogativa di tutti i parlamenti del mondo ad eccezione, purtroppo, di questo Parlamento.
Signore e signori,
La Commissione e il Parlamento hanno sostenuto la Convenzione sin dall'inizio. Essa è una grande novità proprio perché affronta con metodo democratico la preparazione della riforma dei Trattati.
Siamo tutti impegnati in un processo costituzionale di portata storica e non possiamo permetterci di sprecare questa occasione. La costituzione deve mirare a stabilire i principi e gli obiettivi di un'Europa democratica, libera e giusta; obiettivi che possono essere perseguiti anche grazie a Trattati più semplici e più chiari. La Convenzione deve segnare una nuova tappa nell'integrazione europea proponendo una costituzione capace di riscuotere il consenso di tutti i popoli d'Europa.
Ma la costituzione non è un fine in sé: è il suo contenuto che conta. Mi attendo perciò che la Commissione e il Parlamento possano collaborare sempre più strettamente per assicurare il successo della Convenzione e della nostra costituzione futura.
Lunedì, 17. Giugno 2002
 

SOCIAL

 

CONTATTI