Un buon contratto per i metalmeccanici (tedeschi)

I contenuti dell'accordo IG Metall
Il 15 maggio la IG Metall, il sindacato dei metalmeccanici tedeschi (oltre 2.700.000 iscritti) ha raggiunto nella regione del Baden-Württemberg l’accordo per l’aumento annuale delle retribuzioni. L’accordo raggiunto in questa regione, secondo le procedure del sistema contrattuale tedesco (vedi allegato 1), è stato poi esteso tramite accordi regionali alle altre ed è stato approvato a larga maggioranza nei referendum tra gli iscritti.

Il risultato
Il contenuto dell’accordo si può così riassumere:
- un aumento salariale nell'arco di 22 mesi, suddiviso in due fasi: del 4% dal giugno 2002 al giugno 2003; del 3,1% dal giugno 2003 fino alla fine dell'anno. Non ci saranno aumenti nei mesi di marzo e aprile (il contratto precedente era scaduto il 28 febbraio) mentre per maggio verrà corrisposta una “una tantum” di 120 Euro;
- l’integrazione in questo risultato negoziale dell’accordo già raggiunto nella prima fase contrattuale sulla unificazione del sistema retributivo per impiegati e operai.
Come ha commentato il presidente della IG Metall Klaus Zwickel, “4% più 3,1%, più l’unificazione contrattuale dei trattamenti per operai e impiegati è un buon risultato. Esso porta a ciascun lavoratore più soldi nel portafoglio con un aumento di reddito anche in termini reali. Ma non solo: con questo aumento di reddito si contribuisce anche a porre le premesse per una crescita più consistente”.
Zwickel ha sottolineato l’importanza “storica” dell’unificazione del sistema retributivo per impiegati e operai, come una delle più importanti riforme degli ultimi decenni a livello contrattuale. “Finalmente si realizza il nostro obiettivo di corrispondere eguale retribuzione a eguale lavoro. Ciò porterà in particolare a una giusta valorizzazione del lavoro qualificato degli operai specializzati. Nei prossimi anni la loro classificazione professionale e la loro retribuzione verrà progressivamente elevata al livello contrattuale degli impiegati qualificati”.
Per comprendere la portata dell’accordo, si deve tenere presente che l’attuale sistema contrattuale tedesco non comprende la contrattazione di secondo livello, per cui la redistribuzione della produttività si carica sul contratto di categoria generale; in compenso l’aumento retributivo viene contrattato annualmente, anche se in questo caso l’accordo copre un arco di tempo maggiore (22 mesi). Quest’ultimo aspetto è stato valutato positivamente soprattutto dagli imprenditori.
 
La vertenza
La richiesta iniziale era di un aumento del 6,5%: una parte per il recupero dell’inflazione, una per la produttività, la terza per un aumento “secco” finalizzato a innalzare la capacità di spesa delle famiglie e, con ciò, rianimare un mercato interno stagnante, con beneficio per l’intera economia. Va ricordato che la IG Metall si è impegnata dall’autunno del 2000 in una campagna di massa sul problema della distribuzione del reddito, non solo per ovvie ragioni di giustizia ed equità, ma soprattutto perché un’equa distribuzione della ricchezza è condizione essenziale per una moderna politica riformatrice, per una cittadinanza piena, per rispondere alle esigenze della modernità, perché è presupposto strutturale di un’economia non frenata.
Alla richiesta sindacale gli imprenditori hanno opposto un’offerta del 2%, successivamente elevata al 3,3%. A questo punto (19 aprile) le trattative si sono interrotte e la IG Metall ha avviato le procedure di sciopero (vedi allegato 2), dichiarato dapprima nella regione sindacale del Baden-Württemberg, roccaforte dell’industria e del sindacato metalmeccanici, per questo tradizionalmente scelta come sede della trattiva e, in caso di rottura, dello sciopero; successivamente l’agitazione è stata estesa a Berlino-Brandenburgo. Il referendum tra gli iscritti sullo sciopero ha visto un’adesione quasi plebiscitaria: oltre il 90% nel Baden-Württemberg, 87% a Berlino-Brandenburgo.
La trattativa è ripresa il 15 maggio e lo stesso giorno è stato raggiunto l’accordo. Nel frattempo il sindacato aveva fatto sapere che c’è una soglia invalicabile (“margine di distribuzione”) scendendo sotto la quale, tenendo conto dell’inflazione e della produttività, si avrebbe una redistribuzione di reddito ulteriormente sbilanciata a favore del capitale. Questa soglia è stata stimata in un aumento del 4%, che comunque restava al di sopra dell’ultima offerta degli imprenditori. E questo è stato il risultato finale.
 
Lo sciopero flessibile
Nella vertenza la IG Metall ha adottato un metodo nuovo di sciopero che ha chiamato “Flexistreik”, “sciopero flessibile”. Cosa significa? Zwickel lo spiega così: “Con questo nuovo tipo di sciopero, noi vogliamo coinvolgere nella lotta il maggior numero possibile di aziende e di lavoratori. Le singole azioni di sciopero sono limitate a un giorno. Il giorno successivo vengono chiamati a scioperare i lavoratori di altre aziende. Ciò significa che in talune aziende si sciopererà più d’una volta. Faremo sciopero soprattutto là dove più rapida e intensa sarà la pressione economica sui datori di lavoro”.
Tuttavia il ricorso al “Flexistreik”, oltre che una scelta, è stato anche dettato da una ragione di necessità, derivante da un restringimento del diritto di sciopero (vedi allegato 3) introdotto a metà degli anni Ottanta in una legislazione già fortemente condizionante, che tra l’altro facilita agli imprenditori dei territori non direttamente interessati dallo sciopero contrattuale il ricorso alla serrata, lasciando a casa i loro lavoratori senza alcuna integrazione retributiva. Per il sindacato è una pesante limitazione alla sua capacità di mobilitazione: il danno economico arrecato a una vasta platea di lavoratori, che non possono usufruire delle integrazioni provenienti dalle “casse di resistenza” del sindacato riservate ai territori nei quali è stato dichiarato ufficialmente lo sciopero, crea gravi problemi di consenso e di tenuta della mobilitazione.
Per questo la IG Metall ha dichiarato esplicitamente di non avere altra alternativa da quella di attuare scioperi flessibili e mirati. “Con lo sciopero flessibile limitato a un giorno – ha detto Zwickel – impediamo che si giunga a cessazioni di attività in altri distretti”. Così gli imprenditori “non avranno più pretesti per serrate. Se dovessero comunque deciderle, lo farebbero per ragioni esclusivamente politiche”.
Venerdì, 21. Giugno 2002
 

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