Appello ai presidenti delle Camere e al presidente della Repubblica
il trasferimento della tutela dallo Stato ad altri Enti: assieme ai tagli pesantissimi al bilancio esso sarebbe la mazzata definitiva. Ma bisogna anche battersi contro la trasformazione del Ministero in una sorta di agenzia per il prestito a pagamento dellarte italiana allestero.
Il vasto e strategico campo dei Beni culturali e paesaggistici è nella più totale confusione e frustrazione. Confusione istituzionale anzitutto. La sera del 3 ottobre due ministri della Repubblica, Calderoli e Matteoli, hanno infatti annunciato che con un semplice emendamento al disegno di legge sul federalismo fiscale il Consiglio dei ministri aveva approvato un articolo aggiuntivo in base al quale si assegnava allEnte Roma Capitale (il prossimo assetto del Comune di Roma disegnato dal DDL medesimo) anche la tutela e la valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali. In conseguenza di ciò, il sindaco di Roma Alemanno ha esultato affermando che tutte le funzioni venivano concentrate nellassemblea capitolina eliminando passaggi e controlli. Un vero e proprio stravolgimento storico della Costituzione che, allarticolo 9, attribuisce la tutela alla Repubblica e quindi, in primo ordine, allo Stato e al Ministero per i Beni culturali e ai suoi organismi tecnico-scientifici. Come hanno confermato, più volte, le sentenze della Corte Costituzionale in materia.
Soltanto undici giorni più tardi, il 14 ottobre, il ministro per i Beni Culturali, Sandro Bondi, in seguito ad una polemica giornalistica, ha smentito: quellarticolo aggiuntivo non è mai stato approvato né quindi allegato (ed è vero) al testo del disegno di legge inviato al Quirinale per il parere che ne avvia liter parlamentare. In tanta confusione istituzionale facciamo appello ai presidenti delle Camere e al presidente della Repubblica affinché vigilino sulla probabile ripresentazione dellemendamento sul trasferimento della tutela in sede di dibattito parlamentare senza alcuna preventiva discussione nelle sedi competenti. Noi chiediamo con forza che quel trasferimento della tutela dalla Repubblica, cioè in primo luogo dallo Stato, al Comune di Roma e domani alle Regioni e/o ad altri Comuni venga scongiurato. Sarebbe la demolizione definitiva, per legge ordinaria, dellart. 9 della Costituzione, di uno dei punti fondamentali della nostra civile idea di cultura e di tutela, della stessa unità del Paese.
Assieme alla confusione istituzionale un altro male colpisce i Beni culturali e la cultura: sono i tagli pesantissimi che vengono inferti al bilancio, già inadeguato, del Ministero (paralleli a quelli non meno gravi inflitti allAmbiente), riducendone le risorse dai 625 milioni di questanno alla miseria di 73 milioni del 2011. E la mazzata definitiva alla tutela attiva del patrimonio storico-artistico e paesaggistico dellItalia già compromesso dalla cronica pochezza di mezzi e di personale tecnico ed è la premessa pratica alla devoluzione della tutela a soggetti regionali e comunali. La reazione a questi tagli, subiti quasi senza proteste, è, da parte dei vertici del Ministero, lannuncio di una serie di accordi in corso con musei stranieri per il prestito a pagamento di opere darte italiane, la trasformazione, insomma. del nostro Paese in una sorta di ipermercato dellarte e degli organismi pubblici in altrettante agenzie per il prestito, il più possibile lucroso, dei propri delicati e antichi gioielli, esponendoli a non pochi rischi e sottraendoli alla fruizione di visitatori e turisti ancora numerosi nei nostri non polverosi ma attrezzati musei. Anche contro questa degenerazione dellidea di cultura - da valore fondamentale in sé e per sé per il Paese intero a sfruttamento commerciale dei beni artistici - è diretta la nostra più energica e appassionata protesta.
Vittorio Emiliani, Luigi Manconi, Vezio De Lucia, Irene Berlingò, Paolo Berdini, Desideria Pasolini dallOnda, Gaia Pallottino, Arturo Osio, Violante Pallavicino, Annarita Bartolomei, Bernardo Rossi Doria, Nino Criscenti (tutti del Comitato per