Il ricordo di Bruno Trentin acuisce il rimpianto.
Per
Il primo riguarda limpegno e la tensione unitaria. Oggi la questione non sembra proprio stare in cima alla scala delle priorità sindacali. Eppure resta fondato lassunto che nella dialettica e nelle battaglie economiche-sociali non basta avere ragione. Ma occorre anche la forza per farla valere. E per i lavoratori questa forza dipende dal grado di unità che riescono a realizzare.
Un secondo aspetto, costantemente presente nellanalisi e nella valutazione di Trentin, è relativo al fatto che il sindacato, come tutte le istituzioni, è esposto al ricorrente pericolo di burocratizzarsi. Con il rischio che la democrazia interna scivoli progressivamente verso omaggi rituali a cui corrispondono rifiuti sostanziali. Il sindacato può scongiurare questo pericolo mortale solo se riesce a trovare la forza, il coraggio, la capacità per rimettere periodicamente in discussione sé stesso; i suoi assetti; la sua struttura, il suo modo di formare le decisioni. Trentin questo coraggio lo ha avuto ed ha saputo metterlo in campo.
Un terzo elemento riguarda la straordinaria capacità di apertura culturale di Trentin. Capacità che gli ha consentito di coinvolgere in maniera spregiudicata, valutando gli apporti anziché lappartenenza, numerosi uomini di cultura nellopera di dotare i lavoratori italiani di un sindacalismo che fosse allaltezza dei nuovi tempi e delle nuove sfide. Poiché si tratta di un problema che non si risolve mai una volta per tutte sarebbe auspicabile che un impegno in questa direzione riuscisse a farsi nuovamente strada.
La quarta dimensione riguarda lautonomia del sindacato. I più anziani (o i meno giovani) ricordano bene che nellItalia del dopoguerra, travolti da ventanni di cultura fascista, non era assolutamente facile affermare lautonomia del sindacato dallo Stato. Ancor meno quella dai partiti. Tanto più rispetto ad un partito come quello comunista, convinto assertore che il primato della politica coincidesse con il primato del partito. Affermare lautonomia del sindacato poteva quindi non essere agevole per un uomo come Trentin che partecipava anche alla vita di partito come parlamentare (anche se fu il primo ad accettare ed applicare la regola della incompatibilità) ed era nel contempo una presenza autorevole nel mondo comunista. Tuttavia egli aveva ben chiari i termini del rapporto tra autonomia ed unità. Nel senso che, anche se è difficile stabilire una relazione logica e cronologica, in qualche misura meccanica, è del tutto evidente che senza autonomia lunità risulta praticamente irrealizzabile e che senza unità lautonomia viene messa costantemente a rischio. Questi erano i termini del problema ed in un modo o nellaltro bisognerà tornare ad affrontarli. Anche perché, come avrebbe detto con il suo inconfondibile umorismo Bruno, nelle grandi organizzazioni collettive i problemi non si comportano come il vino, che invecchiando migliora.
Per ultimo, ma non da ultimo, in cima alle preoccupazioni di Trentin cè sempre stata la tenuta morale del sindacato. Che ovviamente vuol dire costante, rigorosa ed intransigente opposizione alluso privato delle responsabilità sindacali. Oltre tutto ben sapendo che gli innovatori, quando cercano strade nuove per la soluzione dei problemi del lavoro, devono essere più severi ed accurati di altri anche sul piano della moralità pubblica. Credo di non sbagliare nel ritenere che se il mondo sindacale italiano è risultato estraneo, salvo casi marginali, rispetto ai diffusi fenomeni di corruzione pubblica, molto si deve a questa consapevolezza. Consapevolezza che, negli anni dellimmediato dopoguerra, ha significato vegliare perché nella rinascita dellorganizzazione sindacale non trovassero spazio uomini davventura. Mentre nei decenni successivi, per limportanza crescente che veniva assumendo il sindacato, per il progressivo riconoscimento ottenuto, bisognava stare allerta per scongiurare gli accresciuti rischi di trasgressione. In questo contesto lunica garanzia non poteva che essere una costante attenzione al clima morale interno. In sostanza la convinzione che non cè bravura o competenza che possa sostituirsi alla motivazione etica. Lesigenza permane ed il futuro del sindacalismo confederale dipende dalla capacità di farvi fronte.
Cè infine una traccia nellintera vicenda di Bruno Trentin, (sindacalista, intellettuale, politico) che mantiene intatta la sua rilevanza. Pur respingendo mitologie ottocentesche e convinto della assoluta necessità di un processo di modernizzazione del paese, Trentin ha sempre guardato al futuro civile come ad un assetto in cui il mondo del lavoro fosse cardine, in cui i lavoratori attraverso la loro organizzazione potessero pesare in quanto soggetto politico autonomo. Nel suo progetto e nella sua azione cè sempre stata una sapiente equidistanza sia da concezioni radicali e velleitarie, sia dal piatto realismo di chi intende il sindacato come semplice strumento tecnico.
Quel progetto, pur con gli adattamenti necessari, resta in larga misura ancora da perseguire. Per portarlo avanti cè bisogno di un rinnovato impegno. Cè soprattutto bisogno, sulla base della testimonianza di vita di Bruno Trentin, che intuizione politico culturale e determinazione morale procedano sempre assieme.
Per queste ragioni vorrei accomiatarmi da lui dicendogli semplicemente. Ciao Bruno e grazie. Grazie anche da tutto il sindacato.