Tfr, due anni per ripensarci

L'ulteriore rinvio per l'entrata in vigore della riforma offre l'opportunità al centro sinistra e al sindacato di ripensare a tutta la vicenda. Per E&L alcune novità
Tanto tuonò che non piovve: per il Tfr un altro rinvio di due anni. Chi segue il dibattito su E&L sa che la cosa non ci dispiace affatto: c'è tempo per rimediare agli errori del passato.

Il fatto è che bisognerebbe prima riconoscerli, questi errori, e non sembra che una tale coscienza sia diffusa, né nello schieramento di centro sinistra, né tra i sindacati. Forse perché non si ha voglia di cambiare una posizione a lungo sostenuta. Eppure, basta ragionarci un po' per arrivare alla conclusione che tutta la partita Fondi pensione-Tfr non sta andando nel modo migliore per i lavoratori, e in fondo neanche per il sistema delle imprese.
 
Il marchingegno dell'indennizzo per la fuoruscita dei fondi del Tfr dalle aziende, tra l'altro - che è stato il punto cruciale per ottenere l'assenso di Confindustria - sarà quasi certamente cassato dalla Commissione europea come indebito aiuto di Stato. C'è stato anche chi in Consiglio dei ministri ha sollevato il problema, quindi la cosa si sa: ma si finge di non saperla, perché sarebbe politicamente impossibile depennare quel punto. Quando arriverà la procedura di infrazione, il ministro in quel momento in carica allargherà le braccia e dirà: mica è colpa mia, è l'Europa che ci fa togliere questa norma. Forse anche per questo si è scelto questo lungo rinvio.

Antonio Lettieri continua la riflessione su questo tema, ricordando come sono andate le cose in America, dove i Fondi pensione esistono praticamente da sempre: a un certo punto hanno cominciato a considerarli troppo rischiosi. A meno, certo, che questo rischio non ricadesse tutto sui lavoratori.

Fabio Pammolli e Nicola Salerno sono due economisti che si occupano di questo problema. La loro posizione è sostanzialmente favorevole alla destinazione del Tfr ai Fondi, ma osservano che si sono dibattuti falsi problemi mentre se ne sono tralasciati del tutto alcuni reali. La loro è una proposta per razionalizzare il provvedimento, prima che entri in vigore.

Torniamo poi sull'alta velocità in Val di Susa con un intervento di Bruno Manghi. Anche in questa vicenda c'è un quasi-unanimismo, trasversale agli schieramenti politici, mentre invece le cose appaiono assai più problematiche di quanto non si dica.
Infine, dopo "la casa per tutti" promessa da Berlusconi, Diego Cuzzi analizza la situazione dell'edilizia pubblica in Italia, che, da un paragone con la Francia, appare peggio che disastrosa. E ricorda come, quando in passato la sinistra è stata al governo, non solo non ha concluso nulla, ma ha fatto molto peggio della destra francese.

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Martedì, 29. Novembre 2005
 

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