Spagna, meno precari nel settore pubblico

Il lavoro interinale e temporaneo era cresciuto a dismisura con i tagli di spesa seguiti alla crisi del 2008, insieme al blocco del turn over e alla esternalizzazione dei servizi pubblici. Ora un accordo governo-sindacati punta a una graduale stabilizzazione, sia nella pubblica amministrazione che nel settore pubblico allargato. Un passo importante nel processo di riforma del lavoro in corso

Il 28 dicembre, è stata pubblicata in Spagna la legge  che stabilisce misure urgenti per ridurre il lavoro interinale nel pubblico impiego.

L'aumento del tasso di lavoro interinale nel pubblico impiego, che supera addirittura quello del lavoro privato, ha la sua diretta origine nelle politiche di riduzione della spesa pubblica e di stabilità del personale nell'Amministrazione durante la crisi del 2010-2013, con l'eliminazione dei posti di servizio attraverso il tasso di sostituzione dei pensionati pari a zero che si è imposto all'inizio della crisi. In seguito si è proceduto, ma sempre al di sotto del 100 per cento, con l'esternalizzazione di buona parte dei servizi pubblici e l'abuso di situazioni precarie di lunga durata.

Nel giugno 2020, l'allora ministro delle Pubbliche Amministrazioni, Carolina Daria, aveva indicato su un totale di quasi 2,6 milioni di dipendenti pubblici la presenza di lavoro temporaneo per un ammontante di circa il 7 per cento nell’amministrazione centrale dello Stato su un totale di  512.764 dipendenti; circa il 36 per cento, pari a oltre 400 mila, nelle Comunità autonome; circa il 22 per cento nelle amministrazioni comunali.

Erano dati molto significativi, non solo perché mostravano l'importanza delle amministrazioni regionali: mostravano che il nodo della precarietà si collocava proprio a questo livello, dove si era prodotto in larga misura il meccanismo di esternalizzazione dei servizi attraverso la concessione e l'affidamento amministrativo ad altre società. Il ricorso alla cosiddetta privatizzazione dei servizi aveva funzionato come misura alternativa al taglio della spesa pubblica.
La precarietà si è era estesa alle Università con  un tasso di occupazione interinale del 44% per cento. E in generale, ai settori dove la temporalità ha agito di più, dalla sanità, all’istruzione e alla giustizia, come nei primi due ha rivelato drammaticamente la crisi conseguente alla pandemia.

Tuttavia, la soluzione non poteva essere la trasformazione automatica di un rapporto di lavoro temporaneo in un rapporto di lavoro permanente. Si sono cercate vie intermedie attraverso un accordo tra il governo e le rappresentanze sindacali nel pubblico impiego, CCOO, UGT e CSIF,  mirante a “rafforzare la temporaneità della figura del personale interinale; chiarire le modalità di accesso allo status di interinale; oggettivare le cause del licenziamento di tale personale e attuare un regime di responsabilità che costituisca meccanismo proporzionato, efficace e dissuasivo per future inadempienze”.

L’obiettivo era il rafforzamento della natura strettamente temporanea - con un limite massimo di tre anni - evitando il perpetuarsi della copertura dei posti di lavoro da parte del personale interinale.  Le decisioni che non si attengono a tale disciplina saranno nulle unitamente all'indennità di 20 giorni annui di servizio per il personale interinale che abbia superato il termine stabilito dalla legge.

La legge 20/2021 prevede anche specifiche misure di stabilizzazione a livello locale e nell'ambito del personale di ricerca. Per chiudere il ciclo di questi processi, si è stabilita una misura eccezionale per coprire le posizioni che sono state ininterrottamente occupate dal 2016, cioè da cinque anni.

Si tratta di un processo che si estende oltre il pubblico impiego al settore pubblico, alle imprese pubbliche commerciali, agli enti pubblici di impresa, alle fondazioni pubbliche e ai consorzi pubblici, fermo restando l'adeguamento, ove opportuno, alla normativa specifica di detti enti. Con ciò, la Legge 20/2021 si iscrive dunque nella linea della ricerca della stabilità nel pubblico impiego e della riduzione della temporalità in esso, che va letta in convergenza con l'impulso riformista presente nella riforma del lavoro.

L'Accordo di Riforma del Lavoro procede altresì all'abrogazione della Disposizione Aggiuntiva 16 dello Statuto dei Lavoratori, con l'eliminazione della possibilità che le Pubbliche Amministrazioni licenzino i propri dipendenti per circostanze di bilancio. Un elemento in più, quindi, da valorizzare positivamente nel processo di ricostruzione dei diritti che la riforma sta avviando.

Mercoledì, 19. Gennaio 2022
 

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