Sindacati divisi, perdono i lavoratori

"Quel che lascia più perplessi è l’incapacità dei dirigenti sindacali nazionali di valutare le conseguenze delle loro scelte", scrive Maurilio Menegaldo commentando l'intervento di Carniti, Caviglioli, Colombo e Merli Brandini

Cari amici di “Eguaglianza e libertà”,

vi scrivo dopo le ultime vicende di fine aprile (polemica sul 1° maggio, sentenze dei tribunali sul contratto dei metalmeccanici e conseguenti minacce di ritorsione di Federmeccanica nei confronti degli iscritti FIOM, vertenza Bertone... e penso che basti).

 

Alla luce di questi ultimi fatti, acquistano ancora più valore le parole pacate e serie degli estensori dell’articolo “Divisi si perde”. In realtà, quel “si perde” penso proprio che non si riferisca al sindacato nazionale, ma all’insieme dei lavoratori ormai stretti tra l’incapacità sindacale di rappresentarli e la tracotanza del padronato, che si rende conto di avere ormai un gran vantaggio nei confronti di controparti che, come i manzoniani capponi di Renzo, continuano a beccarsi tra loro senza rendersi conto di star finendo in pentola.

 

Quel che lascia più perplessi è l’incapacità dei dirigenti sindacali nazionali di valutare le conseguenze delle loro scelte: che si deve altro pensare vedendo CISL e UIL che si legano mani e piedi alla FIAT, accettando tra l’altro di pesare nelle RSA di Pomigliano e Mirafiori quanto la FISMIC o l’associazione dei quadri? Come dare un diverso giudizio quando si vede la FIOM scatenare una campagna giudiziaria per affermare la legittimità del CCNL del 2008, senza darsi troppo pensiero del fatto che vincendo le sentenze si afferma il principio della pluralità dei contratti di categoria e quindi la possibilità per le aziende, alla fin fine, di pagare diversamente i lavoratori a seconda del contratto a cui essi dichiarano di aderire? Col bel risultato che, a questo punto, i lavoratori (soprattutto quelli non iscritti) sottoscriveranno il contratto più conveniente dal punto di vista economico, sorvolando magari su qualche deroga o qualche arretramento normativo: alla faccia delle battaglie di principio. D’altronde, con questi chiari di luna, come dar loro torto?

 

In definitiva,  proprio in un momento buio di crisi come questo, quando al cittadino lavoratore servirebbe avere un sostegno forte di tipo collettivo, egli si ritrova di fatto solo, confuso e smarrito, guardando  alle opposte idee di chi dovrebbe difendere i suoi interessi e invece sembra soprattutto difendere le proprie posizioni, ideali e materiali. La cosa è tanto più grave in quanto in questo momento servirebbero organizzazioni e movimenti sociali forti, per compensare il disastro della politica nazionale e l’incapacità sempre più evidente della nostra classe dirigente, sia politica sia economica, non dico di governare ma almeno di fronteggiare l’evoluzione degli scenari nazionali e internazionali.

 

Cordiali saluti

Maurilio Menegaldo

Sabato, 30. Aprile 2011
 

SOCIAL

 

CONTATTI