Rinnovabili, come si dosano gli incentivi

E’ previsto che il loro sviluppo acceleri, dato che dovranno sostituire la quota di energia da nucleare (20%) dopo la bocciatura via referendum. Per ogni diversa fonte un monitoraggio in base a cinque parametri può far individuare la misura corretta degli aiuti

La politica nei confronti delle energie rinnovabili del passato governo è stata caotica, con episodiche genuflessioni a gruppi di potere, carenza di cognizioni tecniche, sorpresa rispetto a non voluti esiti referendari. Provvedimenti improvvisati hanno visto la luce in articulo mortis.

    

D'altra parte le problematiche stanno divenendo sempre più complesse. I balzi attuali o prevedibili a breve delle tecnologie squarciano scenari acquisiti, mentre le mutevoli tendenze dell'opinione pubblica (non solo italiana: vedi dichiarazioni recenti di Filippo di Edimburgo) mettono in discussione conquiste ambientali ritenute definitive, come quella delle centrali eoliche.

 

Il nuovo governo è fortemente assorbito dalla sua missione primaria di tirar fuori il Paese dalle secche della crisi mondiale. Tuttavia il ministro competente ha dichiarato che è sua intenzione predisporre un nuovo Piano energetico nazionale, che colmi il "buco" del nucleare (pari al 25% della produzione totale prevista) dovuto all'esito referendario superando, se necessario, il famoso 20/20 degli impegni comunitari e di Kyoto (cioè il 20% di rinnovabili entro il 2020). Questo "buco" è per la verità solo ipotetico, perché dopo alcuni anni dal referendum il nucleare può essere rivisitato alla luce di per ora non prevedibili innovazioni radicali e perché, comunque, le centrali nucleari non sarebbero entrate in funzione se non dopo il 2020. Un segnale positivo è stato dato comunque con il previsto rinnovo degli incentivi per le ristrutturazioni edilizie, anche se, probabilmente, dovranno ridursi per non gravare troppo sulle bollette. Alcuni studiosi, con fantasia galoppante, hanno ipotizzato di coprire con pannelli tutto il patrimonio edilizio esistente, con risultati fantomatici in termini di produzione ma con costi decisamente fuori mercato per una serie di considerazioni già svolte in altri miei scritti.

 

Per una corretta impostazione di una politica degli incentivi in un quadro di limitata disponibilità di risorse, sarebbe opportuno filtrarli attraverso una griglia di parametri valutativi che consenta di "pesare" economicamente e prospetticamente le forme note o prevedibili di rinnovabili in un arco temporale di medio periodo. Il "fine tuning" (che protremmo tradurre con "armonica rimodulazione") del meccanismo degli incentivi è molto importante. Un eccesso di incentivazione verso determinate forme di energia potrebbe, infatti, produrre uno sviluppo squilibrato delle stesse a scapito di altre magari più promettenti.

    

Ricordando quanto detto in precedenti articoli, per ciascuna forma di energia rinnovabile possiamo costruire i seguenti parametri: a) il coefficiente occupazionale, riferito all'intera filiera, dalla produzione dei materiali all'indotto; b) le ragionevoli previsioni di sviluppo tecnologico, ricordando che le invenzioni applicative di domani sono già presenti nei laboratori di oggi o forse di ieri; c) la vicinanza attuale o prevedibile ai costi di mercato di energie alternative già disponibili; d) le economie o diseconomie esterne, compresi gli effetti sulla salute umana, calcolabili con i costi standard della Sanità; e) l'impatto sulle reti di trasmissione dell'energia in rapporto al grado di concentrazione ed alla regolarità del flusso dell'energia prodotta. Alla luce di queste considerazioni è possibile valutare lo spettro di rinnovabili note o prevedibili. Il peso relativo da attribuire ai singoli parametri spetta alla politica, perché si inquadra nella scala di priorità propria della politica economica generale adottata dai singoli governi.

 

Il nucleare autofertlizzante con produzione limitatissima di scorie e totale autrocontrollo non è alle viste. Esiste però il problema prioritario dell'eliminazione delle scorie radioattive presenti sul suolo italiano. Ammontano a 80.000 metri cubi, derivanti dalle vecchie centrali e da rifiuti industriali o ospedalieri. Sono concentrate in Piemonte. Occorrerà trovare un tipo di stoccaggio definitivo e procedere al "decommissioning" delle centrali dismesse con costi stratosferici (quasi 3 volte il costo di costruzione!). Ho l'impressione che non se ne parlerà per un bel pezzo.

    

L’eolico.

     A) Il coefficiente di occupazione è sostanzialmente simile a quello dell'industria metalmeccanica per la fase produttiva. La manutenzione è relativamente semplice per gli impianti a terra; più complessa per quelli off-shore. In sintesi un coefficiente medio-basso.

     B) non vi sono particolari previsioni di sviluppo qualitativo; esso è prevalentemente quantitativo. Anni or sono furono fatti esperimenti di eolico senza pale (torri emicIindriche) con risultati non soddisfacenti, forse per i materiali impiegati.

     C) I costi sono ormai inferiori del 5/10% a quelli di mercato di alcuni combustibili. I grandi parchi eolici off-shore in Gran Bretagna in zone di venti forti e costanti sono perfettamente redditizi. In altre aree, se i venti sono troppo deboli è necessario un motorino d'avviamento, come nelle auto di parecchi decenni fa; con venti troppo forti può essere insostenibile il rumore.

     D) Le diseconomie esterne sono di tipo paesaggistico, di rumorosità, di ostacolo alle rotte di uccelli migratori. Per quanto concerne gli aspetti estetici, oltre ai parchi marini sono stati officiati per prototipi archistar come Renzo Piano. Risultati gradevoli, ma costi accresciuti.

     E) Gli allacci di rete sono indispensabili quando il regime dei venti è incostante.

     In conclusione, l'incentivazione può essere considerevolmente attenuata. D'altra parte non risulta che in Fiandra né nel Medioevo né in tempi più recenti i mulini a vento abbiano goduto di particolari incentivi, anche se l'utilizzo di energia era più diretto.

    

Il fotovoltaico.

      A) Il coefficiente di occupazione nelle fasi di produzione, installazione, manutenzione è piuttosto alto. In Cina, Germania, Stati Uniti e altri Paesi è calcolato in centinaia di migliaia di unità.

     B) Le previsioni di sviluppo sono straordinarie in tempi relativamente brevi, grazie ai nuovo materiali frutto delle nanotecnologie: films sottilissimi, vernici spray, pannelli che assorbono anche i raggi obliqui e gli infrarossi (consentendo al sistema di funzionare di notte).

     C) I costi sono ancora lontani da quelli di mercato e solo nel Sahara si avvicinano ad essi. Un campo specchi o un solare a concentrazione costano ancora più del doppio di una centrale a turbogas. Tali costi però si stanno riducendo a ritmi impressionanti: tra il 2008 e il 2011 quelli dei pannelli sono scesi da 3,30 ad 1 $ per Watt di potenza installata e da 5 euro a 20 centesimi per kWh.

     D) Al pari dell'eolico  vi sono economie esterne per la riduzione della morbilità o mortalità da inquinamento; ma anche diseconomie, perché i materiali di rottamazione dei pannelli sono tossici. L'impiego di materie plastiche annulla la tossicità ma riduce l'efficienza.

     E) La non costanza del ritmo produttivo giornaliero e annuale implica forti collegamenti in rete e sistemi sussidiari di energia.

     Se si vuole sfondare con tecnologie fortemente innovative, in parte già in formula o in laboratorio, occorrono incentivi di alta intensità per un periodo non molto lungo (da 5 a 10 anni) con prospettive molto lusinghiere. Nel caso italiano si tratta di battere con innovazioni radicali la concorrenza cinese, drogata dal cambio artificiale e da un eccesso di incentivi statali.

    

Geotermico. Ne abbiamo parlato in altro articolo.

     A) Il coefficiente occupazionale è medio-alto, sia per il calore vulcanico che per le pompe di calore.

     B) Previsioni di sviluppo buone ma non eccezionali.

     C) Costi vicini a quelli di mercato e in molti casi inferiori. Il vero problema è quello dei forti investimenti iniziali, per l'individuazione dei campi termici.

     D) Sono note le diseconomie esterne (subsidenza e rischi propri delle zone vulcaniche).

     E) Nessun particolare impatto sulla rete. Incentivi limitati in quantità e tempo.

    

Ciclo dei rifiuti. Assume forme diverse, dalla combustione alla fermentazione: si stanno sperimentando colture di microalghe, con resa del 30% in combustibile e buona percentuale di fertilizzanti.

     A) Coefficiente occupazionale alto.

     B) Previsioni di sviluppo limitate per la combustione, ma forse eccezionali nel campo della fermentazione.

     C) Se correttamente organizzato il ciclo dei rifiuti ha rendimenti soddisfacenti, come dimostrano le centrali funzionanti da molti anni nell'Italia del Nord. Il costo "nimby" (“non nel mio cortile”) si supera più con la persuasione che con gli incentivi.

     D) Sensibili economie esterne e scarse diseconomie, anche nel ciclo della combustione perché i filtri di abbattimento fumi sono quasi perfetti.

     E) Nessun particolare problema di rete. Qualche incentivo iniziale può servire da volano.

 

Vi sono altri campi di ricerca avanzata, che rientrano per ora nel finanziamento di progetti finalizzati Cnr, Enea o anche di industrie private. Citiamo alcuni indirizzi di ricerca: celle a combustibile, diodi, applicazioni di nanotecnologie, ciclo dell'idrogeno (che, contrariamente a quanto prevedeva Jeremy Rifkin, è fermo sulla soglia dei costi).

    

Ad un giudizio complessivo, che trova conferma in recenti dichiarazioni del neo-ministro Corrado Clini, le rinnovabili in Italia potrebbero coprire nel 2020 una percentuale più alta del 20% (la Germania prevede l'80% nel 2050). Una rimodulazione mirata può ridurne il peso globale, attenuare distonie e accrescere l'efficacia. Il monitoraggio dei parametri valutativi dovrà essere costante, per tenere conto delle differenti velocità di sviluppo. Occorrerà diffondere le cosiddette "smart grids" e cioè le reti intelligenti che armonizzino le discontinuità produttive rispetto alle dinamiche della domanda. Gli operatori  del settore attendono con ansia il passaggio dagli annunci senza interventi agli interventi, magari anche senza annunci.

Domenica, 18. Dicembre 2011
 

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