Quattro punti per lo 'sviluppo sostenibile'

Che cosa prevede il Piano d’Azione del Summit di Johannesburg

La Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (UNCED) tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 stabiliva i principi fondamentali ed un primo programma d’azione per lo sviluppo sostenibile ("Agenda 21"). Il Summit di Johannesburg, riaffermando quegli stessi principi rinnova l’impegno per la piena attuazione degli obiettivi fissati dall’Agenda 21.


L’attuazione degli obiettivi dell’Agenda 21, inclusi quelli contenuti nella successiva Dichiarazione del Millennio e nel Piano d’azione approvato a Johannesburg, richiede significativi aumenti di risorse finanziarie, così come previsto dal recente Consesso di Monterrey sul finanziamento dello sviluppo.

A conclusione dei lavori del Summit di Johannesburg, 191 Paesi hanno approvato, come documento finale, il Piano d’azione di cui, qui di seguito, sintetizziamo le principali linee di intervento, distinti secondo i seguenti capitoli.

a)lo sradicamento della povertà;
b)il cambiamento dei modelli di produzione e consumo "non sostenibili";
c)la protezione e gestione delle risorse naturali alla base dello sviluppo sociale ed economico;
d)la relazione tra salute e sviluppo sostenibile.

Lo sradicamento della povertà
E' considerato il principale obiettivo in quanto ritenuto condizione indispensabile allo sviluppo sostenibile. Il documento prevede per questo di:
- dimezzare entro il 2015 la parte della popolazione mondiale che vive con meno di 1 dollaro al giorno;
- dimezzare entro lo stesso termine il numero delle persone che non hanno accesso all’acqua potabile;
- istituire un fondo mondiale di solidarietà per lo sradicamento della povertà e la promozione dello sviluppo umano in tutti i paesi meno sviluppati gestito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite;
- promuovere l’eguale accesso delle donne e la loro piena partecipazione nei centri decisionali ad ogni livello;
- assicurare servizi sanitari di base per tutti ed un’educazione primaria completa per bambine e bambini.

Il cambiamento dei modelli di produzione e consumo "non sostenibili"
- Richiede la promozione di programmi decennali a supporto di iniziative regionali e nazionali finalizzate a una crescita economica che non provochi degrado ambientale. A questo fine si considera necessario il miglioramento di efficienza e sostenibilità ambientale nell’uso di risorse nei processi di produzione come anche attraverso la riduzione delle emissioni inquinanti;
- il monitoraggio tramite opportuni indicatori nazionali degli standard produttivi applicati dai diversi paesi, evitando che alcuni di essi possano risultare inappropriati ed economicamente lesivi per altri paesi, soprattutto per quelli in via di sviluppo;
- lo sviluppo di politiche di produzione e consumo che da un lato accrescano il prodotto e dall’altro riducano l’impatto per la salute e per l’ambiente applicando, dove necessario, approcci con base scientifica come ad esempio l’analisi del ciclo di vita;
- l’accrescimento degli investimenti in produzioni più pulite ed eco-efficienti in tutti i paesi;
- lo sviluppo e la diffusione di tecnologie ad energia alternativa e/o rinnovabile;
- la promozione dell’uso di materiali ecologici e/o riciclabili;
- un uso più efficiente delle risorse ambientali ed energetiche, incluse fonti di energia fossile;
- la promozione e l’attuazione a tutti i livelli di politiche dei trasporti sostenibili favorendo lo sviluppo dei servizi di trasporto pubblico e la realizzazione di adeguate infrastrutture di ridotto impatto ambientale dove necessario.

La protezione e gestione delle risorse naturali alla base dello sviluppo sociale ed economico
Proteggere e gestire le risorse naturali alla base dello sviluppo economico e sociale significa per il piano:
- lanciare un piano d’azione per dimezzare entro il 2015 il numero delle persone che non dispongono di acqua potabile e che non hanno accesso ai servizi sanitari di base, come già previsto dalla Dichiarazione del Millennio. A tal fine occorre adottare misure volte ad intensificare la prevenzione dell’inquinamento delle acque proteggendo l’ecosistema con appropriate tecnologie;
- sviluppo e gestione integrata delle risorse idriche ed approvazione di uno specifico piano di efficienza delle acque entro il 2005 con il supporto dei paesi meno sviluppati;
- assicurare lo sviluppo sostenibile mediante la salvaguardia di oceani, mari, isole ed aree costiere attraverso l’invito agli Stati a ratificare ed attuare la Convenzione delle Nazioni Unite sulle Leggi del Mare (Law of Sea): queste prevedono un quadro normativo per le attività marine, compresa un regolamentazione delle attività di pesca.
- sforzi ulteriori da parte di capi di Stato e di governo affinché, come già previsto dalla Dichiarazione del Millennio, entri in vigore entro il 2012 il Protocollo di Kyoto in tema di emissioni nocive ed inquinamento atmosferico;
- sostegno all’agricoltura come principale strumento di sradicamento della povertà e di lotta alla fame attraverso: 1) lo sviluppo e l’attuazione di piani di gestione integrata della terra e dell’uso delle risorse idriche; 2) programmi volti ad accrescere la produttività della terra attraverso la diffusione di più efficienti tecniche di coltivazione, l’offerta di servizi di supporto all’agricoltura ed il sostegno anche finanziario a centri di ricerca nazionali; 3) il sostegno alla nascita di nuovi mercati o la facilitazione nell’accesso a mercati agricoli esistenti (come quelli americani ed europei) da parte dei paesi meno sviluppati attraverso l’abolizione dei sussidi all’agricoltura; 4) la biodiversità inoltre gioca un ruolo critico per lo sviluppo sostenibile. L’orientamento, nonostante se ne riconosca l’importanza per l’umanità, è quello di accettare la diversità biologica e le attività che la riguardano soltanto se avvantaggia i paesi che la impiegano.

La relazione tra salute e sviluppo sostenibile
Già la Dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo stabiliva che l’uomo è al centro di ciò che riguarda lo sviluppo sostenibile implicando questo una vita sana e produttiva in armonia con la natura. Il piano d’azione prevede perciò di:
- assicurare servizi sanitari di base a tutti in maniera efficiente ed accessibile;
- promuovere iniziative di educazione alla salute e prevenzione delle malattie;
- attuare strategie nazionali di prevenzione e cura contro l’AIDS, tubercolosi e malaria;
- compiere sforzi per il finanziamento della ricerca pubblica in campo medico e per assicurare eguale accesso tra i sessi ai servizi sanitari;
- proteggere la salute dei lavoratori e diffondere misure di sicurezza sul lavoro;
- sviluppare programmi ed iniziative volti a ridurre entro il 2015 i tassi di mortalità alla nascita, i tassi di mortalità infantile per i bambini sotto i 5 anni ed i tassi di mortalità materna di ¾ rispetto ai livelli del 2000.

Martedì, 17. Settembre 2002
 

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