Proposte minime per migliorare i contratti

Le proposte su nuove regole per mitigare l’ormai quasi completo arbitrio dei datori di lavoro nella scelta della forma del rapporto e della retribuzione sono per lo più complessive, quindi difficili da ottenere. Potrebbe servire, intanto, concentrarsi su due obiettivi, limitati ma efficaci

Le proposte su nuove regole per mitigare l’ormai quasi completo arbitrio dei datori di lavoro nella scelta della forma del rapporto e della retribuzione sono per lo più complessive, quindi difficili da ottenere. Potrebbe servire, intanto, concentrarsi su due obiettivi, limitati ma efficaci

 

La crisi finanziaria, con le sue conseguenze, ha squassato i settori produttivi e, nonostante qualche segnale positivo, le previsioni indicano in 5-10 anni il tempo necessario per tornare ai livelli di produzione del 2007. E’ utile mantenere un certo scetticismo rispetto a questi vaticini ma è bene interrogarsi fin da ora sul carattere che avrà la risalita e  quali settori e aree del mondo coinvolgerà e che effetti sociali e occupazionali produrrà per tutti. Intanto stiamo a contare il crescere della disoccupazione negli Stati Uniti ed in Europa. Ma anche in Asia il contraccolpo stato forte. Non sappiamo, e quindi non possiamo dire, dell’Africa. E’ un continente alla deriva e nessuno si occupa seriamente di questo gigante salvo per contrastare le spinte migratorie degli indomiti abitanti.

 

Ciò che a livello globale sta accadendo è una crescita del lavoro “informale” ed una ulteriore riduzione dei diritti e del potere contrattuale dei lavoratori come ci testimoniano i dati della Organizzazione Internazionale del Lavoro. La International Trade Union Confederation ha lanciato un programma per il rafforzamento dei sindacati nei paesi di nuova industrializzazione e in ritardo di sviluppo e per questo cerca consensi e donatori sia tra i sindacati affiliati ricchi che tra le istituzioni pubbliche internazionali. La tutela del lavoro è una componente essenziale della lotta alla povertà e il rafforzamento di sindacati forti e rappresentativi una componente fondamentale di democrazie funzionanti. Lotta alla povertà e democrazia sono anch’esse in gioco in molti paesi proprio come conseguenza della crisi.

 

Quali effetti sul mercato del lavoro in Italia produrrà il riaggiustamento? Abbiamo già dei dati empirici e delle evidenze statistiche. I dati dicono che nelle nuove assunzioni tre su quattro avvengono con contratti di varia natura ma ai quali comunque è apposto un termine. La conseguenza, oltre a quelle evidenti, è anche un impoverimento professionale, dato che i lavoratori assunti con contatti cosiddetti atipici sono normalmente esclusi dai programmi formativi aziendali finanziati dai fondi interprofessionali. Non solo quindi i diritti contrattuali e di legge vengono spesso negati, ma anche l’accesso a nuovi saperi e alla formazione continua, che pure i lavoratori con contratti atipici contribuiscono a finanziare e che riceve inoltre un finanziamento pubblico. La forte pressione competitiva non farà che accentuare la corsa alla riduzione dei costi e i primi ad essere compressi saranno quelli del lavoro perché è più facile e, a differenza che gli investimenti sulle tecnologie e sui prodotti, di effetto immediato. L’ abnorme numero delle tipologie contrattuali praticamente “a la carte” per i datori di lavoro e l’assenza di controlli efficaci faciliteranno questa scelta.

 

E’ possibile intervenire per dare un diverso sbocco a questo scenario? La estrema e larga flessibilità che il legislatore ha previsto, con una sorta di “moratoria sui costi dei diritti”, è talmente ampia che la via contrattuale sembra preclusa dalla impossibilità di scambi ulteriori.

 

Sono state lanciate proposte legislative interessanti volte alla riorganizzazione delle regole contrattuali e del mercato del lavoro. Pietro Ichino ha formulato una proposta di legge complessiva e i professori Tito Boeri e Pietro Garibaldi una sullo stesso tema . Anche il Partito Democratico ha una propria proposta. Significativo è che nessuna iniziativa in tal senso venga avanzata dal centro destra, né da singoli esponenti né tanto meno dalle forze politiche che lo compongono. Anzi le iniziative del governo vanno in direzione opposta.  Tale è, infatti, il contenuto  della legge del governo che contiene alcune norme relative al mercato del lavoro recentemente approvata al Senato e che tornerà alla Camera per la definitiva approvazione.

 

Senso tattico vorrebbe che i riformatori anziché cimentarsi con progetti generali di  riforma, auspicabili ma di difficile acquisizione,  procedessero con proposte di aggiustamenti parziali ma in grado di produrre qualche beneficio per i lavoratori. Il buon senso e una giustizia perequativa vorrebbe che una prestazione di lavoro più gravosa fosse pagata meglio, a parità di capacità professionali richieste, di una meno impegnativa. Come è noto spesso ciò non avviene con gravi distorsioni sullo stesso mercato del lavoro. A maggior ragione un contratto di lavoro al quale si appone un termine, cosa che mette il lavoratore in una situazione di debolezza verso il datore di lavoro, andrebbe retribuito con una maggiorazione rispetto a coloro che godono, formalmente, di un contratto a tempo indeterminato. All’opposto, stante la debolezza del lavoratore sopra richiamata, anche le condizioni retributive sono generalmente penalizzanti a parità di prestazione.

 

Una innovazione migliorativa potrebbe essere prodotta definendo forme di trattamento di fine rapporto inversamente proporzionali alla durata del contratto, con beneficio per i lavoratori e incentivando anche la adozione di tempi più lunghi dei contratti. L’intera materia necessita di un impegno contrattuale dei sindacati nei luoghi di lavoro più incisiva. Perché è ovvio che la disattenzione o l’assenza del sindacato produce una solitudine del lavoratore che facilita l’arbitrio del datore di lavoro che decide non solo una delle 43 forme che il prolifero legislatore ha escogitato per rendere “flessile” il contratto , ovviamente la migliore che gli serve, ma anche il livello retributivo che intende erogare al di là della prestazione professionale richiesta. 

 

Proprio per limitare gli arbitri e incentivare il rispetto di contratti e della legge e di fronte al fallimento dei controlli pubblici si potrebbe affidare alle società che gestiscono il lavoro interinale tutta la materia che riguarda le assunzioni comunque a termine comprese quelle ex co. co.  escludendo, per tutte queste,  l’assunzione diretta da parte dei datori di lavoro. In questo modo si potrebbe affidare ad esse l’obbligo di controllare il rispetto delle normative contrattuali e legislative con eventuali sanzioni i caso di omesso controllo.

 

Un controllo più efficace e una azione contrattuale in grado di introdurre una buonuscita inversamente proporzionale alla durata dei contratti a termine sono due piccole cose che possono contrastare l’effetto deleterio sui diritti e sulle condizioni dei lavoratori prodotte dall’ormai selvaggia giungla del mercato del lavoro italiano e che la evoluzione della nuova fase potrebbe accentuare.

Martedì, 5. Gennaio 2010
 

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