Previdenza, i costi nascosti delle polizze

Intervista al presidente della Covip Luigi Scimia: "Imporrò maggiore chiarezza. Il Tfr nei Fondi, comunque, avrà una fiscalità favorevole". Il devreto governativo in Parlamento senza una discussione con le parti sociali
Luigi Scimìa è il presidente della Covip, la commissione di vigilanza sui Fondi pensione. Lo intervistiamo per conto di "Eguaglianza e Libertà". E' reduce dalla presentazione della relazione annuale 2004 sulla previdenza complementare in Italia e alla vigilia di nuovi incontri tra il governo e le parti sociali. E' un'ennesima tappa dell'infinita telenovela sul futuro dei Fondi.
 
Andrà in porto, alla fine, questa annosa disputa su cosa fare del Tfr?
Io so che nel frattempo il ministro dei Rapporti col Parlamento ha trasmesso alle Camere il decreto governativo, onde ottenere il parere da parte dellei commissioni competent. Questo significa che lo schema di decreto deliberato dal Consiglio dei ministri nella seduta del primo luglio oramai è un dato di fatto sul quale da parte del governo non si discute più.
 
E i previsti negoziati con le parti sociali?
 
Il ministro Maroni sembra intenzionato a costituire un gruppo di lavoro per rivedere alcune forme, alcuni articoli di questo decreto. Non so fin dove ci si spingerà. Certo se hanno mandato il decreto al Parlamento per avere il parere, significa che dovrebbe essere una cosa quasi definitiva. E' possibile che sia modificato tra le parti sociali e poi rinviato un'altra volta al Parlamento?
 
E però molti hanno osservato che senza l'accordo con le parti sociali l'operazione Fondi non va in porto. Che cosa ne pensa?
 
Il problema è che la Confindustria tira da una parte e i sindacati da un'altra. Gli imprenditori cominciano a prospettare i problemi delle imprese, i sindacati sono schierati rigidamente contro l'omogeneizzazione tra le forme collettive e quelle individuali. Sono contro le compagnie d'assicurazione, insomma. Sostengono il principio che essendo in gioco una parte del salario dovrebbero essere privilegiate tutte le forme di gestione a carattere collettivo. In modo di avere anche una presenza dei rappresentanti dei lavoratori, per poter controllare modi e criteri della gestione. 
 
C'è stata anche una lunga discussione sui poteri della Covip. E' conclusa? Non ci sono più dubbi?
 
Il fatto positivo è che le commissioni riunite Industria e Finanze al Senato, per la legge sul risparmio, hanno ripristinato all'unanimità tutti i poteri della Covip.  Anche se la legge poi deve andare in aula, in Parlamento, e lì tutto può succedere.
 
Nella relazione sul 2004 Lei ha parlato di Fondi che stentano a decollare. Sono sempre il 12 per cento degli occupati ad usufruire di queste forme integrative?
 
Quel dodici per cento è riferito ai dodici-tredici milioni di lavoratori dipendenti. Il tasso d'incremento delle adesioni ai Fondi negoziali, ai Fondi chiusi e ai Fondi aperti, è del 2-3 per cento annuo. Invece il tasso d'aumento delle adesioni alle polizze assicurative è sempre su livelli a due cifre.
 
Perchè un tale distacco?
 
C'è l'azione dei promotori finanziari che certamente produce risultati, dato che quella forma di previdenza complementare è la più costosa. Le preoccupazioni provengono da tutte le parti su questo punto. Io ho ripetuto che non abbiamo ancora i poteri per evidenziare meglio, per le polizze individuali, tutti i costi, che sono vari. Sto aspettando che sia emanato il decreto delegato, per intervenire e riuscire quanto meno ad evidenziare tali aspetti. Abbiamo un regime di mercato e non posso fare una battaglia contro le compagnie d'assicurazione. Posso però imporre che siano indicate tutte le condizioni. Questa è la cosa principale. Certo la preoccupazione dei sindacati è giustificabile di fronte a quel due per cento dell'incremento dei Fondi negoziali e del 15-20 per cento delle polizze assicurative…
 
La partita complessiva riguarda, come si scrive, 14 miliardi di euro?
 
Ho qualche dubbio che siano trasferiti 14 miliardi o 10 come dice il ministro Maroni. Io sarei contento se in due o tre anni arrivassimo a cinque miliardi. Un problema grosso è dato dalle piccole imprese perché per loro il Tfr è una forma d'autofinanziamento ad un costo molto basso e che perdono. Queste piccole imprese sono in grado di dire al lavoratore: "Che fai, mi porti via il Tfr? E io ti licenzio…". Abbiamo poi alcune forze sociali che sono proprio contrarie.

C'è persino un sito Internet "contro lo scippo del Tfr"organizzato dai Cobas. Lo ha visto?
 
Lo conosco. Ho anche letto un'indagine che parla del 45 per cento d'indecisi sulla scelta concernente il Tfr. Solo un 15 per cento sono nettamente a favore del versamento nei Fondi èpensione. Tutto questo dipende dalla capacità d'informazione. Sarà un compito nostro al quale ci dovremo applicare. I vantaggi per i lavoratori, come quelli di carattere fiscale, ci sono e sono grossi. Al momento della liquidazione il tasso di fiscalità può scendere fino al nove per cento. Non c'è nulla in Italia che è tassato al nove per cento. Il tasso di fiscalità normalmente sulla previdenza va dal 23 per cento in su. Con questa previdenza complementare, se si osservano le norme di costituzione, il tasso dal 15 per cento può scendere fino al nove.
 
Il rendimento dei Fondi come procede?
 
Il fatto positivo è che siamo di fronte a rendimenti elevati. Questo perchè c'è un andamento buono della Borsa. Siamo, nel 2004, al 5,3- 5,2 per cento. E' più del doppio rispetto all'incremento del Tfr.  E in questi primi mesi dell'anno si rafforza questo elemento. Anche la fiscalità sui rendimenti annui adesso è all'11 per cento ma sembra certo che il nuovo governo aumenterà tale fiscalità almeno al 18 per cento. Sono sicuro, però, che non toccheranno i rendimenti degli investimenti dei Fondi pensione.
 
Tra le ostilità ai Fondi pesano molto casi clamorosi come Cirio, Parmalat, Enron, United Airways…
 
Non si trattava di Fondi controllati. Noi le convenzioni di gestione le controlliamo bene ed escludiamo la possibilità di fare investimenti se non coperti da clausole di garanzia, in valute diverse dall'euro. Siamo piuttosto rigorosi.
 
Un aspetto di grande preoccupazione, da parte dei sindacati, riguarda anche il cosiddetto silenzio-assenso…
 
Coinvolge il lavoratore che non ha fatto nessuna scelta. Il Tfr, però, deve uscire dall'azienda. Dove va bisogna definirlo. Il decreto delegato afferma che deve andare ai Fondi di categoria, là dove ci sono. In caso contrario dovrebbe andare al Fondo residuale dell'Inps dove c'è una gestione garantista. Il lavoratore, ad ogni modo, fa sempre in tempo a farlo uscire e a trovare un'altra forma d'investimento.
Martedì, 12. Luglio 2005
 

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