La Storia e la Società dovrebbero essere due modi di vedere (governare) il sistema economico. L’Europa avrebbe ancora l’occasione per diventare adulta, ma come un bambino capriccioso fa sempre di testa sua e non impara mai dai propri errori, mentre il PNRR nazionale è mancato clamorosamente proprio sul terreno della più importante e necessaria riforma di struttura del Paese: cambiare il motore della macchina senza fermarla. Come se non bastasse, il PNRR italiano è ormai incardinato su un binario noto, guidato da un pilota automatico (chi si ricorda di Mario Monti?). Possiamo fare tutte le riflessioni possibili sul PNRR, ma il pilota automatico concederà poco o nulla.
Le organizzazioni sociali si impegneranno, ovviamente, a discutere dei singoli progetti, ma hanno mancato l’appuntamento con la ricchezza delle idee. Dovevamo insistere sul metodo e l’approccio per far fruttare nel migliore dei modi le risorse finanziarie del PNRR, ma ci siamo accontentati di giocare a margine dei progetti legati al PNRR.
Queste sono le due principali annotazioni che dovrebbero, purtroppo, dischiudere una riflessione potente. Invece il dibattito attuale sembra quello ricordato da Federico Caffè in Il vestito di Arlecchino (Lettera di Sinistra, 1985). Il Green Pass è diventato l’ideale strumento politico per nascondere quanto il PNRR e le così dette riforme evitino di intervenire dove i problemi del paese sono più profondi. In qualche modo il governo chiede alla società civile e associata di discutere dei singoli progetti, così si evita accuratamente di riflettere sul motore malato del sistema economico.
L’Europa, invece, rimane sempre un bambino faticoso. Abbiamo passato (male) la crisi dei subprime e dei debiti sovrani, siamo un attimo migliorati con la crisi Covid 19, ma la riscrittura del patto di stabilità e crescita e del fiscal compact, cioè il pareggio di bilancio degli Stati, non si misurano con la Storia. Da quello che possiamo sapere, la mediazione europea sarebbe, in pillole, più gradualità nella riduzione del debito e una golden rule rivisitata, che nel calcolo del deficit tenga conto degli investimenti pubblici in grado di generare crescita duratura e di qualità, senza tuttavia scorporarli da disavanzo”. Ho impiegato un poco a capire le tante ed enormi contraddizioni, ma l’esito finale non è poi tanto diverso dalla storia recente europea. Scompare la riduzione di un ventesimo del debito cada anno e si adottano le linee guida di NGEU, ma associare queste ipotesi alla politica economica europea è veramente troppo. Come al solito l’Europa rinuncia ad avere una seria politica economica autonoma.
Intendiamoci, il PNRR e le nuove regole sono una “virgola” migliori del passato. I 200 mld del PNRR qualcosa produrranno, anche per altri paesi. Il paese è così impoverito che basta gettare denaro e qualcosa accadrà. Rimangono tutti i problemi di struttura che accompagnano l’Europa e il paese. Sappiamo che all’Europa servirebbe un bilancio pubblico adeguato e finanziato da entrate proprie se non vuole far implodere lo stesso progetto europeo; sappiamo che il paese dovrebbe ricostruire una e più catene del valore coerenti rispetto al consesso europeo (vedi Variato, Maranzano, Romano, Moneta & Credito, 2020).
Tanto prima riusciamo a far emergere le contraddizioni principali, tanto prima le ricchezze delle idee diventeranno il terreno privilegiato della discussione politica.