Più tasse per preservare la casta

Monti sarà pure il più fedele esecutore di una politica europea sbagliata, scrive Claudio Salone, ma anche Cgil e Pd non afrontano i problemi veri, la troppa spesa pubblica e gli abnormi costi della politica

Sul fatto che Mario Monti sia oggi l’Esecutore più fedele e attento della politica delle élites tecnocratiche dell’Europa Unita, non credo si possano nutrire dubbi. Come pure che l’Italia non abbia mai smesso di creare forme e modelli politici “innovativi”, dal fascismo, al “compromesso storico” allo stesso berlusconismo e infine al primo vero governo europeo in un unico paese, per di più con un programma "epistolare", quale è in fondo quello nostro attuale.

 
Non vedo tuttavia alcun elemento di resipiscenza o di discontinuità nella presa di posizione della Cgil e del segretario del Pd. La ragione sta nella insanata debolezza del quadro politico generale, cui hanno contribuito tutti i principali attori oggi sulla scena, dai sindacati, da tempo incapaci di proposte di ampio respiro, spesso avviticchiati attorno alla conservazione dello status quo, ai partiti, diventati, tutti, mere macchine per il consenso elettorale, governati da un nugolo di cacicchi, titolari della più grande industria italiana, che impiega, nei diversi “reparti di produzione” quasi 150.000 addetti.
 
Monti può essere più realista del re nell’applicare le direttive dell’attuale governo europeo, perché può contare su un Parlamento preoccupato solo che non si tocchi la spesa pubblica e il sistema di potere oggi in essere, in tutte le sue pletoriche ramificazioni, costi quel che costi: allungamento paradossale dell’età pensionabile, depotenziamento dell’art. 18, diminuzione reale del potere di acquisto di salari e stipendi, tassazione esasperata e ormai al limite della sostenibilità e altro ancora che si sta preparando.

 

In un paese senza vision come il nostro, in cui tutti i principali quotidiani “di opinione” si sono trasformati in pochi giorni in gazzette che cantano ad ogni pié sospinto le lodi del governo Monti, in un paese in cui il distacco tra chi governa, in qualsiasi forma, ben arroccato nella sua cittadella dalle mura assolutamente intatte e il ponte levatoio alzato e chi è fuori e subisce il governo di chi non ha eletto (Monti, ma non solo lui), sta raggiungendo un’ampiezza mai prima sperimentata, credo che siamo solo agli inizi di un ineluttabile declino; credo che ci aspettino diversi anni di depressione, economica, culturale e psicologica di massa, simili a quelli che hanno devitalizzato la società inglese durante il governo Thatcher (vedi il WSJ, che assevera entusiasticamente il paragone) e al termine dei quali non saprei proprio dire quale sarà la nostra fisionomia.
 
Claudio Salone
Mercoledì, 4. Aprile 2012
 

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