E cresciuto enormemente il volume degli investimenti nelledilizia residenziale (da 58 ad oltre 71 miliardi di euro nel periodo 1999-2005) e lo stock di seconde e terze case è arrivato a rappresentare 1/5 di tutte le abitazioni esistenti: quasi 6 milioni su di un totale di 28,7 milioni di abitazioni. Fenomeno incoraggiato dal favore col quale i Comuni hanno guardato a questa febbre edilizia. Favore causato dai pingui introiti che, almeno provvisoriamente (alla lunga si vedrà), le nuove costruzioni residenziali e non hanno loro consentito e che una sciagurata Finanziaria del 2001 (fissiamo bene questa data) ha loro permesso di impiegare come spesa corrente e non più soltanto come spesa per investimenti. Come prima era previsto, saggiamente dalla legge Bucalossi, e come si dovrebbe tornare a fare. Ma come per ora non si fa. Gioco pericolosissimo soprattutto in quelle regioni, come la Toscana, dove i Comuni sono stati sub-delegati alla tutela del paesaggio, loro che soprattutto col taglio di risorse prima aflluenti dal centro hanno tutto linteresse ad usare lacceleratore per le nuove costruzioni e a lasciare inutilizzato il freno della tutela del paesaggio. Un conflitto schiacciante di interessi nel quale finisce in mezzo, stritolato, il bene comune del paesaggio.
Perché si costruiscono le terze case e non le prime
Una legge del 2001 ha consentito ai Comuni di utilizzare gli introiti da concessioni edilizie come spesa corrente e da allora si compensano così i tagli ai trasferimenti dal centro, in spregio del paesaggio e in assenza di una politica sociale dell'alloggio. Torniamo alla legge Bucalossi
Tutto ciò avviene con una popolazione italiana che cresce pochissimo e che reclama, semmai (giovani coppie, immigrati, ecc.), alloggi economici. Ecco insorgere la nuova emergenza-casa. Gli 11 milioni di italiani che vivono in case daffitto e i molti altri che vorrebbero viverci - sono infatti vittime di una politica che ha praticamente abbandonato da anni a se stessi i ceti più deboli senza più investire nelledilizia sociale, economica o comunque convenzionata (soltanto ora il governo Prodi vara un piano-casa da 550 milioni di euro, ma per il solito acquisto affannoso di alloggi nuovi già costruiti e da destinare, in primo luogo, alle migliaia di famiglie sfrattate). Siamo lontani, ancora una volta, dallEuropa più civile e avanzata. Del resto è noto come lItalia sia ad uno degli ultimi posti per disponibilità di alloggi in locazione: terzultima col 19 per cento sul totale contro il 31 per cento del Regno Unito, il 38 della Francia, il 39 di Austria e Svezia, il 45 dellOlanda e addirittura il 55 per cento della Germania. Discorso del tutto simile per gli alloggi sociali che da noi rappresentano appena il 4 per cento dello stock di alloggi contro il 18 della Francia, il 21 di Svezia e Regno Unito e il 35 dellOlanda (tutti dati tratti dallindagine Cresme-Anci del 2005). E anche sul complesso delle locazioni, ovviamente, la nostra quota di alloggi sociali è fra le più modeste.
Domenica, 16. Dicembre 2007