Un'unione fra Stati economicamente diversi è destinata a fallire senza massicci trasferimenti di bilancio, che i membri più forti non vogliono: lunica possibile è quello con uno Stato minimo che detti le sole regole di mercato, che è l'Europa che già abbiamo. Bisogna puntare al ripristino dell'autonomia nazionale, il solo ambito in cui si può esercitare la democrazia, e prepararsi al crollo dell'euro
La maggioranza della sinistra si crogiola nellillusione che lEuropa possa mutare pelle sotto la spinta della solidarietà fra i popoli europei. Da dove scaturisca tale speranza non è dato capire. Il problema europeo è legato alla crisi della democrazia, allanti-politica, alla diffusa disaffezione, se non aperta ostilità di gran parte della popolazione ai meccanismi della rappresentanza e della mediazione politica. In termini più accademici questa è definita la crisi della democrazia.
Alla base di questa disaffezione, e in fondo anche alla base della pochezza progettuale ed etica dei politici, vè la sostanziale impotenza della politica nazionale ad affrontare piccoli e grandi problemi, una volta privata delle leve della politica economica, e in particolare della sovranità monetaria, improvvidamente cedute a istanze sovranazionali dominate dalle potenze europee più forti. Questo spiega dunque molte cose.
Spiega la disaffezione quale dovuta allincapacità dei politici di risolvere i problemi, la disoccupazione in primis, mentre tutti si riempiono la bocca del medesimo mantra delle riforme (operando delle feroci contro-riforme). Spiega la sostanziale somiglianza fra destra e sinistra la differenza tra le quali agli occhi del comune cittadino è giustamente scomparsa. La politica è (nei tratti di fondo) la medesima ed è quella dettata da Bruxelles, Francoforte o Berlino.
Detto in termini un poco più nobili, una volta esautorato e reso impotente lo Stato nazionale, che è il terreno primario in cui si svolge il conflitto sulla distribuzione del reddito, viene a mancare il sale della democrazia. Ma in verità il sogno europeo, è precisamente questo: un disegno liberista volto a esautorare i popoli nazionali dal potere di incidere sulle scelte dei propri governi nazionali, resi impotenti se non come strumenti dordine (vedi le riforme costituzionali in questa direzione). Stati nazionali filiali regionali dellordine ordo-liberista che trasforma le leggi del mercato in leggi dello Stato (Alessandro Somma), e ben individuato dai tedeschi nel ministro unico delleconomia.
Questa espropriazione dello Stato nazionale perfeziona lo svuotamento del terreno del conflitto sociale, dunque della democrazia, già mortificato dalla globalizzazione del capitale, lasciato libero di collocarsi dove più gli aggrada. E non ci si dica che piccoli Stati sovrani avrebbero vita dura nelleconomia globalizzata, come si sente spesso. Polonia e Corea del Sud se la passano meglio dellItalia, per fare qualche esempio.
Ma perché, si obietta, non lottare per unEuropa diversa? Lanalisi economica - a cui invito a prestar fede non in nome della fiducia in una scienza discutibile, ma in nome del realismo politico a cui ci invitava un grande intellettuale, Danilo Zolo - ha da tempo indicato che ununione monetaria fra Paesi a diverso grado di sviluppo può solo tenere con un cospicuo bilancio federale a scopo perequativo, precisamente la tax-transfer union tanto temuta dai tedeschi. Di che parliamo allora? Di utopie da cui Danilo Zolo ci suggeriva di sfuggire come la peste?
Hayek lo disse chiaramente in un saggio del 1939: uno Stato federale fra paesi culturalmente ed economicamente diversi e dotato di un cospicuo bilancio perequativo non sarebbe destinato a durare, e si lacererebbe presto sulla destinazione delle risorse (Jugoslavia docet). Lunico Stato federale possibile è quello con uno Stato minimo, uno Stato ordo-liberista che detti le sole regole di mercato. Ma questo è lo Stato europeo che già abbiamo, e che la potenza dominante di cui parliamo oggi intende rafforzare. Quella che abbiamo è la sola Europa possibile, anzi potrebbe andar peggio.
La sinistra è responsabile di cotanto disastro continentale. In Inghilterra e negli Stati Uniti, la Thatcher e Reagan si sono resi responsabili di sconfiggere Keynesismo e Stato Sociale. In Europa lha in gran parte fatto la sinistra, in nome dellEuropa. Le responsabilità dellUlivo devono essere ancora conteggiate - ma cè chi ha cominciato a farlo, come Giulio Sapelli.
Abbiamo invece bisogno di una sinistra italiana che della battaglia per il ripristino dellautonomia della politica economica nazionale faccia il proprio vessillo. Siccome la sinistra è più sensibile allorecchio della difesa della Costituzione, bene faremmo ad affiancare questa battaglia a quella della difesa dei valori costituzionali.
Ma attenzione, se la sinistra ufficiale e intellettuale è sensibile ai valori costituzionali, la gente normale vede questi temi come estranei, lontani. Guarda con favore, per esempio, alla semplificazione dei processi politici. Quindi anche la battaglia per la difesa della Costituzione se ne gioverebbe, se da astratta difesa di principi si mostrasse come strumento di avanzamento sociale su temi concreti come piena occupazione, difesa di salari e Stato sociale.
Unultima precisazione. Personalmente non credo che lo slogan fuori dalleuro sia oggi popolare. Tuttavia un sentimento anti-europeo sta montando. Leuro crollerà se e quando diventerà politicamente insostenibile, e questesito va perseguito e preparato, progettando il dopo, una nuova Europa di Stati indipendenti e cooperativi. Purtroppo la sinistra italiana, nella sua maggioranza, va nella direzione opposta di coltivare il sogno europeo, predisponendosi alloblio della storia.
* L'articolo riassume un intervento al convegno La questione tedesca e la crisi della democrazia europea, organizzato da Leonardo Paggi a Roma il 26 febbraio 2016.
Alla base di questa disaffezione, e in fondo anche alla base della pochezza progettuale ed etica dei politici, vè la sostanziale impotenza della politica nazionale ad affrontare piccoli e grandi problemi, una volta privata delle leve della politica economica, e in particolare della sovranità monetaria, improvvidamente cedute a istanze sovranazionali dominate dalle potenze europee più forti. Questo spiega dunque molte cose.
Spiega la disaffezione quale dovuta allincapacità dei politici di risolvere i problemi, la disoccupazione in primis, mentre tutti si riempiono la bocca del medesimo mantra delle riforme (operando delle feroci contro-riforme). Spiega la sostanziale somiglianza fra destra e sinistra la differenza tra le quali agli occhi del comune cittadino è giustamente scomparsa. La politica è (nei tratti di fondo) la medesima ed è quella dettata da Bruxelles, Francoforte o Berlino.
Detto in termini un poco più nobili, una volta esautorato e reso impotente lo Stato nazionale, che è il terreno primario in cui si svolge il conflitto sulla distribuzione del reddito, viene a mancare il sale della democrazia. Ma in verità il sogno europeo, è precisamente questo: un disegno liberista volto a esautorare i popoli nazionali dal potere di incidere sulle scelte dei propri governi nazionali, resi impotenti se non come strumenti dordine (vedi le riforme costituzionali in questa direzione). Stati nazionali filiali regionali dellordine ordo-liberista che trasforma le leggi del mercato in leggi dello Stato (Alessandro Somma), e ben individuato dai tedeschi nel ministro unico delleconomia.
Questa espropriazione dello Stato nazionale perfeziona lo svuotamento del terreno del conflitto sociale, dunque della democrazia, già mortificato dalla globalizzazione del capitale, lasciato libero di collocarsi dove più gli aggrada. E non ci si dica che piccoli Stati sovrani avrebbero vita dura nelleconomia globalizzata, come si sente spesso. Polonia e Corea del Sud se la passano meglio dellItalia, per fare qualche esempio.
Ma perché, si obietta, non lottare per unEuropa diversa? Lanalisi economica - a cui invito a prestar fede non in nome della fiducia in una scienza discutibile, ma in nome del realismo politico a cui ci invitava un grande intellettuale, Danilo Zolo - ha da tempo indicato che ununione monetaria fra Paesi a diverso grado di sviluppo può solo tenere con un cospicuo bilancio federale a scopo perequativo, precisamente la tax-transfer union tanto temuta dai tedeschi. Di che parliamo allora? Di utopie da cui Danilo Zolo ci suggeriva di sfuggire come la peste?
Hayek lo disse chiaramente in un saggio del 1939: uno Stato federale fra paesi culturalmente ed economicamente diversi e dotato di un cospicuo bilancio perequativo non sarebbe destinato a durare, e si lacererebbe presto sulla destinazione delle risorse (Jugoslavia docet). Lunico Stato federale possibile è quello con uno Stato minimo, uno Stato ordo-liberista che detti le sole regole di mercato. Ma questo è lo Stato europeo che già abbiamo, e che la potenza dominante di cui parliamo oggi intende rafforzare. Quella che abbiamo è la sola Europa possibile, anzi potrebbe andar peggio.
La sinistra è responsabile di cotanto disastro continentale. In Inghilterra e negli Stati Uniti, la Thatcher e Reagan si sono resi responsabili di sconfiggere Keynesismo e Stato Sociale. In Europa lha in gran parte fatto la sinistra, in nome dellEuropa. Le responsabilità dellUlivo devono essere ancora conteggiate - ma cè chi ha cominciato a farlo, come Giulio Sapelli.
Abbiamo invece bisogno di una sinistra italiana che della battaglia per il ripristino dellautonomia della politica economica nazionale faccia il proprio vessillo. Siccome la sinistra è più sensibile allorecchio della difesa della Costituzione, bene faremmo ad affiancare questa battaglia a quella della difesa dei valori costituzionali.
Ma attenzione, se la sinistra ufficiale e intellettuale è sensibile ai valori costituzionali, la gente normale vede questi temi come estranei, lontani. Guarda con favore, per esempio, alla semplificazione dei processi politici. Quindi anche la battaglia per la difesa della Costituzione se ne gioverebbe, se da astratta difesa di principi si mostrasse come strumento di avanzamento sociale su temi concreti come piena occupazione, difesa di salari e Stato sociale.
Unultima precisazione. Personalmente non credo che lo slogan fuori dalleuro sia oggi popolare. Tuttavia un sentimento anti-europeo sta montando. Leuro crollerà se e quando diventerà politicamente insostenibile, e questesito va perseguito e preparato, progettando il dopo, una nuova Europa di Stati indipendenti e cooperativi. Purtroppo la sinistra italiana, nella sua maggioranza, va nella direzione opposta di coltivare il sogno europeo, predisponendosi alloblio della storia.
* L'articolo riassume un intervento al convegno La questione tedesca e la crisi della democrazia europea, organizzato da Leonardo Paggi a Roma il 26 febbraio 2016.
Mercoledì, 2. Marzo 2016