Perché il cibo nel mondo è troppo scarso

Nel secolo scorso la produzione di derrate alimentari è aumentata del 600%, eppure oggi siamo alle prese con intere popolazioni affamate. Le cause sono molteplici: siccità, diete con più proteine che per essere prodotte richiedono grandi quantità di derrate, deficit di fertilizzanti; ma le più importanti sono politiche e riguardano in modi diversi sia i paesi ricchi che il Terzo mondo

In un periodo di prezzi alti e di boom della domanda, avviene spesso che l’offerta non riesca a tenere il passo con la domanda. Nel caso delle derrate alimentari, questa situazione sta generando nei paesi più poveri una vera e propria insufficienza dell’offerta, e quindi carestia; e negli altri la paura che la carestia si estenda anche a loro.

 

Nell’ultimo secolo la produzione di derrate alimentari è aumentata secondo alcuni esperti del 600 per cento, e paesi la cui popolazione era stabilmente malnutrita hanno potuto quasi cancellare il ricordo della fame. Siamo però oggi in una fase di forte aumento della domanda di derrate alimentari, spinto non soltanto dalla maggior quantità di cibo domandato, ma anche e soprattutto dalla sua più alta qualità. La produzione di proteine animali per l’uomo richiede grandi quantità di derrate, ad esempio di grano o di mais, il che esercita una forte pressione sull’offerta di quei beni. Di recente, la situazione dell’offerta sta diventando deficitaria, con risultati estremamente seri: scarsità di riso e di grano, che nei paesi più poveri si traducono in fame, e in rivolte degli affamati.

 

Il fenomeno è dovuto a tante cause diverse, alcune naturali, come la pluriennale siccità in Australia, che ha ridotto di molto la produzione di quel continente, e dell’Africa sub sahariana. Vi sono invece ragioni di diversa natura. Il prezzo del petrolio ha fatto salire quello del gas, il che ha aumentato il prezzo dei fertilizzanti, alcuni dei quali sono addirittura triplicati l’anno scorso, producendo un aumento del prezzo delle derrate che secondo il World Food Program delle Nazioni Unite minaccia di spingere milioni di persone al di sotto della linea della fame. Oltre all’aumento del prezzo, i fertilizzanti segnano anche un’insufficienza dell’offerta, che riguarda persino i coltivatori americani, quelli solitamente meglio forniti. Il consumo di fertilizzanti, che si stima sia aumentato a livello mondiale del 31% negli ultimi dodici anni, e ad ritmo ben più alto, del 56%, nei paesi più poveri, è stata la ragione principale del grande sviluppo della produzione di derrate alimentari che dal 1900 al 2000 hasegnato un aumento del 600 per cento. Se tale  ritmo di  aumento del consumo non potrà più mantenersi in futuro, c’è il pericolo che i miglioramenti dell’alimentazione dei paesi più poveri vengano riassorbiti, e si torni indietro di almeno un secolo.

 

Un secondo fattore, certo non trascurabile, ma apparentemente meno importante di quelli citati, è la produzione di mais per ottenere carburanti da addizionare alla benzina, e di altre piante per additivi adatti ai motori diesel, che provocarono qualche tempo fa un’invettiva quasi biblica, e tutt’altro che infondata, da parte di Fidel Castro. E vi sono fenomeni squisitamente politici, come quello della Birmania, ora chiamata Myanmar, che era uno dei principali esportatori di riso, ed è oggi un paese impoverito, che non riesce neanche a nutrire la sua popolazione. Il punto più caldo non è infatti il grano, ma il riso, che non è usato per nutrire animali , per fare carburanti.

 

L’anno scorso, la produzione di riso è aumentata dell’uno per cento, e si prevede quest’anno che aumenterà dell’ 1,8%, un tasso non molto alto, ma che non sembra tale da procurare una carestia. Eppure il riso è la derrata che manca nel modo più visibile, e più tragico. Secondo stime americane, il commercio del riso si ridurrà l’anno che viene del 3%, proprio nel momento in cui esso dovrebbe aumentare. Per quanto il riso sia il cibo principale,o addirittura l’unico, per circa la metà del mondo, soltanto il 5-7% della produzione di riso viene immessa sul mercato internazionale. L’agricoltura è il settore produttivo nel quale l’intervento pubblico è più forte e più esteso. I paesi ricchi, Stati Uniti ed Europa, sovvenzionano la loro produzione agricola, e ne impediscono lo sviluppo nei paesi più poveri, che non possono competere con i prezzi delle derrate sussidiate.

 

Il mercato viene poi  stravolto anche dalle misure prese da quasi tutti i paesi produttori più poveri, che hanno strutture di controllo e di gestione della loro produzione e del loro mercato spesso inefficienti e corrotte, e ricorrono a strategie punitive contro i commercianti di derrate che ricordano fenomeni comuni prima della rivoluzione industriale. Esperti americani, sostenitori del libero mercato, sostengono che la produzione di cibo, la più importante delle attività umane, non ha ancora  superato la fase mercantilista, e risente gravemente di un mercato che non è libero di svilupparsi come dovrebbe. Altri indicano nella scarsità di cibo un vero e proprio fallimento del mercato. Sembra comunque chiaro che la situazione di grave tensione che si sta diffondendo nel mondo pone il problema dell’organizzazione a livello mondiale dell’agricoltura, ed in particolar modo, del ruolo che vi svolgono i paesi ricchi, una  causa non fra le ultime delle attuali difficoltà.  

Mercoledì, 14. Maggio 2008
 

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