Pensioni, un milione di volte NO

Nel dibattito organizzato da EL Epifani, Pezzotta e Angeletti si sono mostrati decisi a respingere il progetto del governo e abbastanza concordi sugli obiettivi, anche se sono emerse differenze sul piano tattico

Alla vigilia della grande manifestazione di Cgil, Cisl e Uil di sabato 6 a Roma, i tre segretari generali, Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, hanno partecipato, insieme con Pierluigi Bersani (Ds) e Enrico Letta (Margherita) a un convegno organizzato da E&L presso il Cnel.
I tre segretari generali hanno pesantemente criticato il progetto del governo sulle pensioni definendolo concordemente non solo iniquo e inutile, ma anche dannoso perché snatura la riforma Dini, quella sì, hanno detto, una riforma vera.

Anche sul “cosa si dovrebbe fare”, sulla strategia, Epifani, Pezzotta e Angeletti sono apparsi sostanzialmente d’accordo: separare contabilmente la previdenza dall’assistenza, armonizzare gradualmente i contributi (oggi i lavoratori autonomi pagano molto meno dei dipendenti), affrontare il problema dei “nuovi lavoratori”, quelli con occupazione a termine (e quindi discontinua) o con contratti di collaborazione o part time che non matureranno pensioni sufficienti alla sussistenza.

E’ sulla tattica da seguire che si è invece riprodotta una diversità di accenti. “Preferisco una modesta vittoria, persino una piccolissima vittoria, a una gloriosa sconfitta”, ha affermato Pezzotta. “Il problema vero è che c’è una delega che il governo è in grado di far approvare e che stravolgerebbe l’attuale sistema. Allora: vogliamo combattere per far cambiare questa cosa o presentare una bellissima proposta complessiva e alternativa, mentre intanto le modifiche vengono approvate così come sono? Attenzione, poi ci tocca tenercele”.

“Delle pensioni si sta discutendo con un dibattito ‘taroccato’”, ha replicato Epifani, riprendendo una definizione data da Pierre Carniti nella sua introduzione. “Il governo non dice le cose come stanno e per giunta è inattendibile, fa il gioco delle tre carte, finge di voler dialogare ma poi fa quello che vuole. Se davvero volesse riaprire il confronto noi saremmo disponibili, ma non si può parlare solo di previdenza, bisogna affrontare i problemi a tutto campo: dal fisco, agli ammortizzatori sociali, alla questione, diventata urgentissima, dell’assistenza agli anziani non autosufficienti”.

“Se ci limitassimo a dire “no”- ha sostenuto Angeletti – finiremmo per apparire una forza conservatrice. Meglio presentare una nostra contro-proposta. Tanto, da quel che vedo, questo governo non mi sembra più in grado di portare a termine nulla”. Un’osservazione, quest’ultima, fatta anche da Enrico Letta, che partecipava al dibattito per la Margherita. “Volevano assolutamente approvare il provvedimento entro l’anno, questo slittamento è già una prima vittoria. All’inizio del 2004 comincia la campagna elettorale, dovranno votare 36 milioni di cittadini per le amministrative e 40 milioni per le europee. Perché mai il governo dovrebbe portare avanti un provvedimento sicuramente impopolare e per di più di scarsissima utilità ed efficacia? Paradossalmente, sarebbe meglio per noi se lo facesse, fremmo il pieno di voti. Ma mi sembra difficile”.

E comunque, ha detto Pierluigi Bersani dei Ds, “Bisogna innanzitutto ripristinare un ordine logico: vogliamo che il terreno di discussione sia la riforma Dini, che può essere migliorata ma non stravolta, e che il governo crei le condizioni per riaprire questo discorso con i sindacati”.

Pierre Carniti, introducendo il dibattito, aveva osservato che il tasso di sostituzione (la pensione rispetto all'ultimo stipendio) è già peggiorato, ma il futuro è ancora più buio, sia per l'incompleta indicizzazione, sia perché gli anziani devono affrontare maggiori spese per la sanità e la non autosufficienza. Bisogna, secondo Carniti, omogeneizzare una volta per tutte trattamenti e contributi; impedire che il Tfr sia versato obbligatoriamente nei Fondi pensione, perché un maggior rischio deve comportare una libertà di scelta; prevedere una integrazione a carico dell'erario dei contributi di quelle categorie (come i lavoratori saltuari) che altrimenti maturerebbero una pensione irrisoria.

Infine Antonio Lettieri ha ricordato che la riforma Dini è considerata dai nostri partner europei la più incisiva fatta in Europa e che garantisce l’equilibrio del sistema nel lungo termine.

Mercoledì, 3. Dicembre 2003
 

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