Pensioni, la scomparsa della gobba

Dalle proiezioni a lungo termine sulla spesa previdenziale risultava finora una crescita nel rapporto col Pil con apice nel 2036. Ora però l'Istat ha modificato le sue stime sulla popolazione, un fattore chiave del calcolo: non diminuirà come si pensava, ma il contrario. Se non si modificano le altre ipotesi, questo fa sì che la gobba sparisca o quasi

Nei giorni scorsi l’Istat ha pubblicato le ultime previsioni demografiche sulla popolazione residente per il periodo 2007-2051. Sono previsioni nettamente diverse da quelle pubblicate negli anni precedenti sempre caratterizzate nell’ipotesi centrale da una previsione di diminuzione complessiva di popolazione. L’importante novità che caratterizza l’ultima previsione è che la popolazione residente non diminuirà, ma aumenterà tra il 2007 e il 2051 da 59,1 milioni a 61,7 milioni con un aumento rispetto alla precedente previsione al 2050 (55,9 milioni) di quasi 6 milioni di unità.

Tra le principali cause di quest’aumento di popolazione rispetto alle previsioni precedenti il maggior flusso di immigrati previsti (da 150.000 a 200.00 l’anno) e gli effetti sul tasso di fecondità complessivo della popolazione residente (ferme restando le previsioni sul tasso di fecondità della popolazione italiana) che questo comporta.

Le nuove previsioni collocano in un quadro demografico e macroeconomico sensibilmente diverso l’evoluzione della spesa pensionistica italiana.

La Ragioneria generale dello Stato, per le proiezioni di spesa pensionistica, stima l’incremento reale del PIL pari a 1,4/1,5 punti annui nel lungo periodo. Quest’incremento è ottenuto considerando, nelle ultime proiezioni, un flusso di immigrati pari a 150.000 unità l’anno, un tasso di attività e un tasso di occupazione tra i 14 e i 64 anni crescenti nel tempo. L’aumento del tasso di attività e di occupazione non è sufficiente nelle previsioni della Ragioneria a contrastare la diminuzione di occupazione dovuta al calo complessivo della popolazione fino ad oggi previsto dall’Istat. L’incremento del PIL, in presenza di una popolazione decrescente, è consentito da un incremento di produttività che nel lungo periodo è pari all’1,8% annuo.

Una crescita del PIL di lungo periodo dell’1,4/1,5 è l’unica costante presente in tutte le previsioni effettuate dalla Ragioneria dal 1996 ad oggi. Nelle diverse proiezioni annue, infatti, sono mutate le previsioni demografiche (speranza di vita, tasso di fertilità) a seguito dei nuovi dati Istat, la base assicurativa INPS, i flussi di immigrazione (nella proiezione del 1996 erano pari a 50.000 all’anno), i tassi previsti di attività e di occupazione. Molte di queste variazioni avrebbero dovuto determinare una maggiore crescita media del Pil, dato l’aumento degli occupati, e determinare di conseguenza un minor rapporto spesa pensionistica/Pil, ma in tutte le proiezioni successive è diminuita sistematicamente la previsione di crescita della produttività media (dal +2,5 della previsione 1996 al +1,8% dell’ultima previsione) annullando così gli effetti positivi indotti da un maggior tasso di attività o altro.

Il mantenimento costante di una previsione di crescita media del Pil pari a 1,4/1,5 è la principale ragione della persistenza della cosiddetta gobba nel rapporto spesa pensionistica/Pil in ogni previsione della Ragioneria dal 1996 ad oggi. Ogni qual volta nel modello della Ragioneria o negli altri modelli esistenti si è introdotto un valore di crescita del Pil più alto, il risultato è stato quello di una sensibile riduzione/scomparsa della gobba.

I nuovi dati previsionali Istat modificano sensibilmente il quadro demografico di riferimento e comportano, a parità di previsioni di tassi di attività e di occupazione, di tassi di fertilità e di mortalità, un aumento sensibile di occupazione in tutto il periodo di previsione, compresi gli anni centrali della previsione stessa caratterizzati dai valori massimi della gobba.

A parità di produttività tutto questo produce un incremento del Pil più alto di quello usato fino ad oggi e quindi un andamento previsto del rapporto spesa pensionistica/Pil sensibilmente più contenuto di quanto continuamente affermato. In sintesi la gobba scomparirebbe o sarebbe comunque fortemente ridimensionata, consentendo una riflessione più pacata e ragionevole sui problemi di sostenibilità sociale che il sistema pensionistico contributivo oggi pone.

Tutti gli esperti sono comunque in attesa della reazione della Ragioneria a questa nuova proiezione Istat. La Ragioneria, come detto, ha mantenuto ferma nel corso dell’ultimo decennio la previsione di crescita del Pil sostenendo così la presenza di una gobba nel rapporto spesa/Pil, gobba solo limata dagli interventi effettuati dopo il 1996.

Per confermare le passate previsioni sarà costretta ad operare una sensibile diminuzione nella previsione degli incrementi di produttività rispetto a quelli indicati nelle ultime previsioni. In questa ipotesi tuttavia la Ragioneria rafforzerebbe il sospetto di chi ritiene che più che un modello di previsione il suo sia un modello a soluzione predefinita in cui tutto può cambiare salvo il risultato finale.

 

Domenica, 6. Luglio 2008
 

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