Oltre le banche centrali

E’ il titolo del recente libro di Francesco Saraceno che analizza il fenomeno inflazione nei suoi molteplici aspetti e spiega come la ricetta del solo rialzo dei tassi sia superata dagli sviluppi della teoria economica e richieda invece un complesso di interventi

Gli economisti sono oggi impegnati nel dibattito sull’inflazione e sul  ruolo finora svolto dalla politica monetaria per fermarla. Gli schieramenti si sono già formati secondo i soliti schemi: il rigore monetarista che tende a risolvere il problema elevando i tassi di interesse da una parte  e l’attenzione alle conseguenze sulla crescita dall’altra.

Sulle cause è difficile sostenere che l’inflazione non sia legata all’aumento del costo dell’energia. Il mondo ha subito lo shock degli aumenti del gas e del petrolio per ragioni geopolitiche ma anche per la pressione sui prezzi della crescente domanda di Paesi in forte crescita economica (ad esempio Cina e India).

Il discorso diventa più complicato quando si passa alle misure da adottare, specialmente in Europa. La Federal Reserve  ha tracciato come al solito la linea aumentando notevolmente i tassi di interesse e ovviamente la Bce ha dovuto seguire, seppure con cautela, con un occhio ai mercati finanziari e al livello del dollaro.

Mi è sembrato molto utile in questo dibattito il libro di  Francesco Saraceno, pubblicato recentemente. Credo che lo schema teorico monetarista sia del tutto superato, come l’autore fa rilevare. L’inflazione, essendo una tassa sulla povertà, non può essere combattuta solo con misure monetarie, ma chiamando in causa anche la politica di bilancio,  la politica industriale e quella dei redditi.

L’analisi microeconomica mostra che l’impatto è molto diverso tra i vari settori. Colpendo soprattutto il settore alimentare e l’energia va a incidere maggiormente sulle necessità di base aumentando le divergenze tra classi di reddito. Tra l’altro Saraceno rivaluta alcuni personaggi della storia economica degli Stati uniti, come Burns, che quando era presidente della Fed era considerato un gregario di Nixon, sostituito da Volker, considerato invece l’eroe della lotta all’inflazione; ma in realtà proprio Burns si rendeva conto del pericolo di gelare la crescita con una politica monetaria troppo restrittiva che non avrebbe certo aiutato Nixon.

Se lo shock da affrontare è dal lato dell’offerta diventano importanti le politiche strutturali e sappiamo bene che ci sono Paesi in Europa che se le possono permettere più di altri per una situazione migliore di finanza pubblica.

Queste considerazioni ripropongono il tema della “governance” dell’Unione Europea. E’ vero che la proposta in discussione sul nuovo patto di stabilità contiene dei miglioramenti quando sostituisce gli obiettivi numerici con programmi pluriannuali di riduzione del debito concordati  con la Commissione. Tuttavia, negoziare con la Commissione, se le metodologie sono le stesse, non cambia molto.

In questa discussione non può mancare la questione del mandato della  BCE, che si occupa solo della stabilità dei prezzi. La complessità della membership europea richiederebbe una revisione del mandato che includesse anche l’occupazione e la crescita, ma immagino le difficoltà da parte dei cosiddetti “paesi frugali” sulla proposta di un mandato così ampio. Come abbiamo dovuto constatare anche sul piano nazionale le riforme costituzionali sono una materia molto delicata che spesso comporta effetti indesiderati.

Da quanto detto trarrei due conclusioni.

Innanzitutto, l’idea di fissare come obiettivo un’inflazione del due per cento mi sembra più un sogno per banchieri centrali che un interesse politico generale e quella di risolvere il problema redistributivo e di crescita solo con misure monetarie è sbagliata. Ha ragione Saraceno nel sostenere che le misure monetarie non possono da sole risolvere il problema perché il paradigma è cambiato.

Poi, considerata la complessità della costruzione europea, le notevoli differenze non solo in termini economici, ma anche di visione  sul futuro e su quello che ci si attende dall’UE, non sarei favorevole ad un allargamento ad altri Paesi. Il rischio sarebbe quello di accentuate queste differenze e di perdere anche gli aspetti positivi di quanto finora realizzato.

Francesco Saraceno
Oltre le banche centrali. Inflazione, disuguaglianze e politiche economiche
Luiss University Press

Qui una recensione di Gianfranco Viesti sulla rivista Il Mulino
 

Martedì, 12. Dicembre 2023
 

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