Marchionne fa il misterioso anche in Usa

Chiuso l’accordo Chrysler che prevede 2100 nuovi posti di lavoro entro il 2015 (tutti con salario ridotto). Ma, si chiede il quotidiano di Detroit, cosa produranno gli assunti e dove? E titola: “Il progetto rimane poco chiaro”. Stile di management o bluff?

Dopo GM e Ford anche la Chrysler avrà il suo contratto. E’ quasi certo che l’ipotesi d’accordo sarà approvata. Restano poche votazioni che non dovrebbero cambiare la situazione. Vittoria dei Sì con una percentuale inferiore a quelle di Ford e GM. No vittorioso in alcuni importanti stabilimenti.

Che vi siano state comunque, non poche preoccupazioni nel gruppo dirigente del sindacato Uaw è segnalato da diversi fatti: dopo i risultati sfavorevoli in tre stabilimenti, uno in Illinois e due nel Michigan, le informazioni date in tempo reale su Facebook sono state tolte “per non influenzare il voto” suscitando non poche proteste e critiche di censura. La votazione in Ford è stata al contrario seguita passo passo sul web; il vicepresidente della Uaw responsabile per la Chysler ha invitato gli iscritti con annunci pubblici a “pensarci due volte prima di votare no. La disoccupazione è alta e se si va all’arbitrato è peggio”. E’ noto che una clausola dell’accordo di salvataggio del 2009 congela il diritto di sciopero sino al 2015, e prevede in caso di non accordo il ricorso all’arbitrato svolto da un’apposita commissione. Non solo sarebbero necessari mesi ma tutti i commentatori ritengono che la decisione peggiorerebbe il contratto. Questo il clima con cui si è votato in Chrysler. Non pare esserci il clima entusiasta, soprattutto nei suoi confronti, di cui parla l’Ad di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne, rimessosi dalle crisi di nervi iniziali, o da media italiani.

Infine, l’annuncio di un investimento di 165 Milioni di dollari nello stabilimento di Sterling Heights dove si producono due modelli di media gamma (la 200 e il Dodge Avenger), per la costruzione di un nuovo reparto di lastratura, è anche interpretato come risposta a perplessità comparse sulla stampa di Detroit riguardanti gli investimenti annunciai nel contratto.

Sergio Marchionne ha seccamente respinto la richiesta dei sindacati italiani di maggiori informazioni sul piano industriale Fiat: “Non lo dico in Usa, perché dovrei farlo qui. Non succede in nessuna parte del mondo “, ha detto, aggiungendo: “In America mi dicono grazie se annuncio investimenti”. In realtà in America gli pongono le stesse domande che in Italia.

L’accordo prevede 2100 nuovi posti di lavoro entro il 2015 (tutti con salario ridotto). Cosa produranno gli assunti? Dove? Lo chiede il quotidiano di Detroit in un articolo dal titolo "Il progetto Chrysler per nuovi prodotti rimane poco chiaro”. Seguono alcune osservazioni che riassumiamo per chi si occupa di Fiat. Lo stabilimento di Sterling Heights avrà almeno un nuovo modello nel 2013 dopo che la berlina Chrysler 200 e la Dodge andranno fuori produzione. Allo stabilimento di Belvedere III un modello ne rimpiazzerà tre, la Dodge Caliber, le Jeep Compass e la Patriot. Entrambi gli stabilimenti necessitano, per essere redditizi di più di un modello. Quali saranno e quando? L’annuncio dell’ampliamento di Sterling conferma comunque che il secondo modello arriverà.

Il mistero si infittisce tenendo conto che non è altrettanto chiaro cosa farà Fiat per quanto riguarda i marchi Chrysler, Dodge, Jeep e Alfa.

Meno ambiguità invece per quanto riguarda motori e trasmissioni. La Chrysler aumenterà in modo significativo la produzione di diesel e di un rinnovato sistema di cambio automatico a nove marce (nel suo stabilimento in Indiana) che sarà montato su quattro modelli Chrysler. Non è un caso che in questi stabilimenti i Sì siano stati quasi plebiscitari.

Insomma, al di là degli aspetti tecnici, se Torino piange per l'incertezza, Detroit non ride. Ma perché analoghi articoli con analoghe domande non si sono visti per GM e Ford? Perché Sergio Marchionne non informa come fanno i suoi colleghi di Detroit? Non sa, non vuole o non puo? Tema interessante, da approfondire anche partendo dai contratti firmati.

La risposta potrebbe trovarsi nel postmoderno stile di management di Marchionne e nella sua passione per il gioco delle carte. I bluff possono anche pagare se l’avversario non li scopre.

Sabato, 29. Ottobre 2011
 

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