Lettera aperta a Romano Prodi

Bisogna dare alla alleanza di centro sinistra riconoscibilità, unità e slancio. E' necessario che tu assuma un’iniziativa forte ed esplicita e noi pensiamo che la scelta più giusta sia quella di proporre agli italiani un 'programma ragionevole'. C'è bisogno di indicazioni chiare e nette su alcuni punti chiave
Caro Prodi,
siamo d'accordo. Per risalire da un declino, altrimenti irreversibile, l'Italia ha bisogno di molte cose. Tra queste ed assolutamente preliminare è la necessità di un governo diverso, capace di imprimere una svolta all'attuale inaccettabile corso delle cose.
La situazione politica creata dal governo Berlusconi è peggiore di ogni possibile previsione. Sotto il profilo della crescita economica, l'Italia è rimasta indietro a qualsiasi altro paese europeo. L'attacco pervicacemente ripetuto alla Costituzione ha messo a repentaglio i fondamenti della nostra democrazia. L'indiscriminato uso della politica, e in primo luogo della giustizia, al servizio di interessi personali e di gruppo contrasta con i principi fondamentali  di una democrazia europea.
La campagna elettorale, di fatto, già iniziata deve dunque servire per rassicurare gli italiani preoccupati che il cambiamento è, non solo  necessario, ma anche possibile. Ovviamente, la condizione di partenza è riuscire a dare alla alleanza di centro sinistra riconoscibilità, unità e slancio. Oggi che la tua leadership viene confermata, è necessario che tu assuma un'iniziativa forte ed esplicita.
Non c'è tempo da perdere. Non pensiamo al programma di cento pagine, ma al chiarimento di alcuni punti essenziali che per la loro centralità siano anche espressione di valori discriminanti e qualificanti. La discussione se si debbano cercare consensi a sinistra o al centro è sterile. Noi pensiamo che la scelta più giusta sia quella di proporre agli italiani un programma ragionevole.
La situazione è talmente grave che su alcuni problemi c'è bisogno di indicazioni chiare e nette, le quali, più che caratterizzarsi come "di sinistra" o "moderate", sono, appunto, semplicemente ragionevoli.
Alcune hai cominciato ad indicarle alla manifestazione di Milano, e le condividiamo. Ti proponiamo alcuni altri punti che riteniamo che il centro sinistra dovrebbe mettere al centro del suo programma.
La guerra in Iraq. Guerra dichiarata con motivazioni false, che non è servita a combattere il terrorismo, che ha prodotto solo un tragico bilancio di vittime in continuo aumento. L'Italia deve dire chiaramente che è indispensabile cambiare politica, rimpatriando il proprio contingente militare e lavorando a ricomporre l'unità dell'Europa, messa in causa dalle scelte del governo Berlusconi.
Il rilancio dell'economia. L'imbroglio di Berlusconi, che ha ridotto le imposte ai più ricchi mentre tutti gli altri cittadini si troveranno a pagare di più, non avrà alcun effetto positivo sulla crescita. Serve invece innanzitutto far pagare le tasse a tutti, e in secondo luogo un risanamento finanziario che liberi risorse da destinare a pochi obiettivi chiaramente definiti: una politica attiva per il Mezzogiorno; incentivi alle imprese per l'innovazione, la ricerca, la crescita; una riduzione del costo del lavoro che aumenti i salari e favorisca l'occupazione.
Il lavoro. La flessibilità è diventata sinonimo di precarietà sempre più diffusa, salari insufficienti, sfruttamento, incertezza nel futuro, frustrazione. E' necessario riaprire il confronto con le parti sociali per ridefinire i termini di una nuova organizzazione del lavoro nella quale livelli accettabili e negoziati di flessibilità siano accompagnati da una rete sufficiente, più comprensiva e non più ridotta, di protezione e di lotta alla disoccupazione innanzitutto nel Mezzogiorno.
La giustizia. Le cosiddette riforme del governo Berlusconi sono sfacciatamente dirette a favorire gli interessi personali di un club che usa in modo sovversivo la sua maggioranza, ma nulla fanno per migliorare il funzionamento del sistema. La durata dei processi penali e civili non è un semplice indicatore di inefficienza: produce una intollerabile diseguaglianza tra i cittadini, sulla base delle loro condizioni economiche. Nei processi penali i ricchi possono infatti avvalersi di tutte le possibilità e le astuzie processuali per dilazionare indefinitamente il giudizio, fino ad arrivare alla prescrizione ed assicurandosi così l'impunità. In quelli civili hanno la possibilità ed i mezzi per ricorrere a strumenti alternativi, come l'arbitrato. Il male fondamentale della giustizia italiana sono i  tempi ed anche i costi (sempre più esosi). Sono questi i fattori di crisi che mettono in discussione un principio da sempre considerato fondante per ogni comunità democratica, vale a dire "l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge". 
Caro Prodi, abbiamo voluto esprimerti alcune preoccupazioni che riflettono il punto di vista e la sensibilità di persone da tempo impegnate in un lavoro di analisi e di ricerca comune sui temi sociali ed economici. Il nostro intento è semplicemente quello di offrire  un contributo alle proposte di sintesi che dovrai formulare. Un programma ragionevole, che restituisca dignità alla politica, alle istituzioni e ai principi di libertà e di eguaglianza, è possibile e necessario per dare identità e forza a una nuova leadership politica.
 
Mercoledì, 19. Gennaio 2005
 

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