Le banche puntano al profitto sulla pelle della Grecia

La denuncia del capo del Fondo europeo di salvataggio, Klaus Regling: molti grandi gruppi finanziari mirano alle laute commissioni che deriverebbero da una ristrutturazione del debito greco. Le diverse ipotesi in proposito esaminate dall’Handelsblatt

Il capo del Fondo europeo di salvataggio EFSF, Klaus Regling , parlando della crisi debitoria della Grecia, ha lanciato pesanti accuse all’indirizzo delle banche. Il settore bancario attizza in modo mirato il dibattito sulla ristrutturazione del debito greco, speculando sulla possibilità di trarne elevati guadagni. Allo Handelsblatt Regling ha dichiarato che “negli anni ’80 e ’90 le banche hanno tratto lauti onorari per la ristrutturazione di debiti statali in America Latina e in Asia. Cosa che ripeterebbero molto volentieri in Europa”.

Regling ha ammesso che un parziale sgravio del debito costringerebbe alcune banche a cancellare parte dei titoli di Stato greci dal loro bilancio, tuttavia le perdite che ne deriverebbero si manterrebbero “entro dei limiti”. In compenso le provvigioni connesse con una ristrutturazione sarebbero “assai promettenti”.

Il presidente della Banca centrale europea (Bce) Jean-Claude Trichet ritiene ugualmente che le banche vogliano giocare sul fronte dei debiti della Grecia. Secondo quanto Handelsblatt ha appreso nella cerchia dei partecipanti dell’Eurogruppo, Trichet avrebbe esplicitamente messo in guardia i ministri delle finanze dell’Eurozona, in rapporto alla Grecia, dal farsi influenzare dalle banche

Come potrebbe presentarsi una ristrutturazione del debito greco

Haircut. Il governo greco si dichiara insolvente e tratta con i suoi creditori una rinuncia parziale al credito (haircut). Per i finanziatori la cosa può diventare assai cara: stando a quanto risulta dalle bancarotte statali indagate dal Fondo monetario internazionale (Fmi) tra il 1998 e il 2005, il governo greco dovrebbe cancellare una quota del suo investimento tra il 13% (Uruguay) e il 73% (Argentina). In questo modo la Grecia potrebbe ridurre notevolmente in un sol colpo il suo onere debitorio di oltre 340 miliardi di euro, ma così facendo si giocherebbe per anni la sua credibilità sui mercati finanziari e si renderebbe impossibile l’accesso a denaro fresco. Anche altri paesi in difficoltà come Irlanda e Portogallo avrebbero ulteriori e più gravi problemi a trovare prestiti finanziari sul mercato. Altro problema: i creditori sono soprattutto banche greche e di altri paesi europei, minacciate da perdite di miliardi, il che potrebbe scatenare una nuova crisi finanziaria.

Brady-Bonds. Questa soluzione ha fatto scuola negli anni ’80. L’allora ministro del Tesoro statunitense Nicholas Brady ha approntato un piano, che ha preso il suo nome, grazie al quale alcuni Stati sudamericani sono stati salvati dalla bancarotta. Applicato alla Grecia, il piano funzionerebbe come segue: le banche e altri creditori privati scambiano i rischiosi titoli di Stato greci a un prezzo di mercato con titoli forniti con garanzia dall’Eurozona. Con ciò i creditori dovrebbero rinunciare a una parte dei loro crediti, poiché sul mercato i bond greci, a causa del loro elevato rischio di caduta, verrebbero trattati molto al ribasso – per i bond decennali si tratterebbe di un 40% circa. Il vantaggio: i nuovi titoli sono garantiti, e con ciò i creditori recuperano certezza di pianificazione. In tal modo la Grecia ridurrebbe il proprio onere debitorio.

Allungamento delle scadenze. Una forma più leggera di ristrutturazione del debito sarebbe una più lunga scadenza dei crediti di 110 miliardi di dollari forniti dal FMI e dall’Unione europea – possibilmente connessa con un rinnovato abbattimento del tasso di interesse che la Grecia dovrebbe pagare per gli aiuti. Secondo un rapporto del Wall Street Journal, il FMI considera l’onere debitorio della Grecia internamente insostenibile e perciò andrebbe valutato un prolungamento della scadenza degli aiuti finanziari fino a 30 anni. Tuttavia il FMI ha smentito tutto ciò.

Club di Parigi. Gli esperti della grande banca UniCredit ritengono verosimili a medio termine delle trattative tra la Grecia e il Club di Parigi. Il loro argomento: attraverso crediti bilaterali e l’acquisto di prestiti da parte della Bce, la partecipazione dei creditori pubblici alle obbligazioni greche salirà almeno al 40%. Nel Club di Parigi nel 1956 si sono aggregati i maggiori Stati creditori e da allora sono stati stipulati 421 accordi di ristrutturazione del debito con 88 Stati – dall’Afghanistan fino al Vietnam – per un valore di 553 miliardi di dollari. Dal 1985 al 1993 il Club di Parigi è stato presieduto da un uomo che anche nella crisi del debito gioca un ruolo centrale: l’attuale presidente della Bce Jean-Claude Trichet.

Il debito statale della Grecia ha nel frattempo raggiunto un livello attorno al 140% del prodotto interno lordo. Un record assoluto nell’Eurozona. Nondimeno la Bce e la Commissione europea da settimane non fanno che ripetere che la Grecia può farcela senza un taglio dei debiti. Invece gli speculatori monetari puntano su una ristrutturazione del debito greco.

Venerdì scorso i prestiti dello Stato debitore sono ulteriormente precipitati. Le rendite dei prestiti biennali greci sono temporaneamente salite fin oltre il 26 %, nella scadenza a dieci anni le rendite sono salite fino al 16 %. Mai si erano raggiunti simili tassi dall’introduzione dell’euro.

Per questo paese altamente indebitato, che un anno fa ha dovuto essere salvato dalla bancarotta da parte degli europei e del FMI con un pacchetto di aiuti di 110 miliardi di euro, l’accesso al mercato dei capitali sarà in nquesto modo sempre più difficile.

(dall' Handelsblatt dell'1.05.2011

Sabato, 4. Giugno 2011
 

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