L'arte di farsi del male

Si sta verificando quello che EL aveva paventato: il centro sinistra ha ricominciato a litigare dando per acquisita una futura vittoria niente affatto scontata. Noi di EL non abbiamo ricette definitive, ma ci piacerebbe sapere che cosa ne pensano i nostri lettori: mandateci qualche mail con il vostro parere
Avevamo scritto su queste colonne nelle settimane scorse che per il centrosinistra era scoccata l'ora della svolta e del possibile successo alle prossime elezioni politiche. Ma anche che non bisognava vendere la pelle dell'orso prima di averlo abbattuto. In effetti, è successo quello che sembrava una preoccupazione eccessiva e un avviso puramente scaramantico.
 
Il centrosinistra aveva appena assaporato il piacere di un'ininterrotta sequenza di vittorie elettorali - nonostante la specificità del caso Catania e poi Bolzano - quando è riemersa come un vizio oscuro la sindrome della divisione. L'Ulivo si divide, le sue componenti entrano in aperta competizione, e Prodi perde il punto di riferimento che era diventato il nucleo duro dell'Unione e l'immagine chiara di un rinnovamento vincente del centrosinistra. L'incertezza torna a regnare, ed appare inutile avventurarsi in profezie o auspici privi di un reale fondamento. Ma una cosa può essere registrata sin da ora. L'idea che il problema non sarebbe più vincere le elezioni politiche, ma inaugurare la fase della spartizione del bottino, considerando in rotta gli avversari, rischia di rivelarsi un'illusione infantile o "suicida", per riecheggiare Prodi.
 
Berlusconi è stato messo alle corde, ma non è personaggio da arrendersi. Non siamo di fronte a Schroeder, il cancelliere che perde le elezioni in un Land importante, constata di non poter governare in una condizione di sfiducia popolare, e va alle elezioni. Schroeder è un uomo politico che può rischiare, vincere o perdere, rimanendo un leader politico, o comunque un ex leader politico per due volte arrivato alla Cancelleria. Berlusconi appartiene a un'altra razza. Se non continua a vincere, la sconfitta si presenta definitiva, non gli consente repliche, e oscura tutti i successi personali riportati nella sua breve ma intensa, e per molti versi, straordinaria biografia politica.
 
E' comprensibile che per nessuna ragione possa rassegnarsi. Al contrario, intende giocare tutte le carte di cui dispone, ed è ingenuo pensare che non abbia nulla in mano. La debolezza della Casa della libertà è anche paradossalmente la forza di Berlusconi rispetto ai suoi soci di cordata. Se perde le elezioni, perdono tutti. C'è bisogno di cambiare le carte, e Berlusconi si dichiara pronto a tutto.
 
Forza Italia è diventata un emblema di sconfitta? Si può fare un altro partito con un altro nome che soddisfi tutti. Per esempio, la Sezione italiana del Partito popolare europeo. Nel nuovo partito c'è posto per le ambizioni di tutti, a cominciare da AN, dal suo capo e dai suoi colonnelli che sentono l'esaurirsi della spinta propulsiva che aveva fatto seguito alla svolta di Fiuggi. Si sostiene che Berlusconi non è più il candidato vincente? Si può cambiare il candidato, per esempio Casini. Che cosa può volere di più Follini?
 
E' difficile organizzare il "Partito unico" in qualche mese? Certo, probabilmente è impossibile. Ma, caduta l'opzione principale, si potrebbe sperimentare come anticamera una Federazione, come dice Fini. Operazione comunque complicata? Si, ma non impossibile, soprattutto se si presenta come l'unica soluzione per non perdere senza combattere, se tutti possono sperare di trarne vantaggio, se Berlusconi rinuncia alla sua solitaria leadership politica in cambio dell'ascesa al Quirinale, come soluzione quasi ovvia di una ritrovata vittoria nel 2006.
 
E' un disegno capace di rimettere il centrodestra su una dirittura di vittoria? E' comunque molto dubbio, se si considera lo sfascio economico a cui il centrodestra ha portato il paese. Ma qui non ci interessa scommettere sul futuro. Vogliamo dire una cosa diversa. E' privo di senso considerare l'avversario incapace di muoversi, immaginare di averlo già disarcionato e infilzato, e quindi organizzare la divisione del bottino in un campo disseminato di morti, feriti e pezzi di eserciti in fuga. Poiché questa è la spiegazione data da Rutelli: la divisione dell'Ulivo e un ruolo autonomo della Margherita servono a raccogliere i transfughi centristi del centrodestra in rotta. Cioè si torna a sottovalutare l'avversario, lo si dà per finito e, in virtù di questa previsione, intanto, si scompagina il fronte che si è dimostrato capace di vincere.
 
Noi non abbiamo né certezze, né consigli da dispensare. Vedremo innanzitutto cosa deciderà Prodi. Ma ci piacerebbe sapere cosa ne pensano i nostri lettori. Ci piacerebbe che rispondessero - con qualche e.mail, di poche o molte righe non importa - al seguente quesito: "Riusciranno i nostri eroi a perdere una partita che sembrava quasi vinta? O si può ancora sperare in una soluzione di buon senso, e quale?"
Martedì, 24. Maggio 2005
 

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