Come far virare a sinistra leffetto dei processi di globalizzazione era in titolo di un contributo che, attraverso E&L, ritenemmo di poter dare alla formazione del programma col quale lUnione guidata da Prodi si sarebbe presentata alle ultime elezioni politiche. Nel pur ridondante programma che fu poi presentato, non vi è traccia dei temi e delle argomentazioni poste da quel contributo, né tanto meno la proposta di interventi volti a governare quei processi. Eppure, la tesi secondo la quale la globalizzazione produce effetti di destra che dovrebbero porre qualche problema per le forze politiche di orientamento progressista e laburista si è confermata fondata, si potrebbe dire drammaticamente fondata, in quanto determinata da fenomeni e tendenze di lungo respiro che non possono essere invertite, e neppure arrestate, nellarco temporale di qualche anno.
La differenza rispetto ai decenni passati sta nel fatto che allaumento del valore attribuito al capitale investito, rappresentato in prima approssimazione dai titoli azionari, non ha corrisposto alcun aumento del valore attribuito allaltro fattore della produzione, cioè al lavoro. I singoli lavoratori di quella crescita non si sono quasi accorti. Il loro potere dacquisto, come già ricordato, è fermo ormai da anni, qualche leggero miglioramento essendo stato compensato dalla quota di precari che tonifica i dati sulla occupazione, ma comprime la retribuzione media di quanti la statistica considera occupati.
I mezzi di informazione evitano per lo più la trattazione di questi temi, impegnandosi piuttosto nella celebrazione delle virtù del liberismo e dellautonomia dei mercati finanziari. Ciò nondimeno la individuazione delle loro cause non è né arcana, né complessa.
Nella prima metà del secolo passato il lavoro rivendicò ed ottenne (e non fu certo facile) il riconoscimento, tra i fattori della produzione, di una dignità almeno pari a quella che veniva attribuita al capitale. Grazie a quelle conquiste, la seconda metà del secolo è stata contrassegnata dalla dialettica tra capitale e lavoro per la spartizione dei frutti generati dalla crescita della produttività dovuta al progresso tecnico ed alla continua razionalizzazione dei processi produttivi. Ne derivò unepoca di forte sviluppo non solo economico, ma anche e soprattutto sociale e civile con una progressione di innalzamento del benessere diffuso quale il mondo non aveva mai conosciuto.
Ora quella dialettica si è fortemente squilibrata; non avviene più ad armi pari. Le liberalizzazioni degli ultimi ventanni consentono al capitale che deve essere impiegato nei processi produttivi di scegliere nel mondo intero la più conveniente combinazione esistente tra regime fiscale, vincoli ambientali, costi logistici, regole antinfortunistiche ed, ovviamente, costi diretti ed indiretti del fattore lavoro. Per contro, nei Paesi più evoluti sulla via del progresso materiale e civile, il lavoro ha perso la forza che gli derivava dallessere indispensabile per realizzare ogni produzione, proprio perché limpresa ha una libertà di scelte alternative che il lavoro in nessun caso può avere. Limprenditore può scegliere di produrre dove i carichi fiscali sono più lievi perché non esiste o quasi alcuna forma di solidarietà sociale, dove le regole di salvaguardia ambientale sono più permissive e dove, soprattutto, le maestranze, i tecnici, i servizi costano meno. Il lavoratore, per contro, di fatto non ha scelta: se a sostegno delle proprie rivendicazioni sciopera, limprenditore non si troverà più nella impossibilità di produrre, ma potrà sempre trasferire la sua attività, o la parte di essa a maggiore intensità di manodopera, in qualche altro Paese.
I liberisti avevano promesso una storia diversa. Avevano prefigurato un mondo nel quale i Paesi più evoluti avrebbero rinunciato alle produzioni a più bassa tecnologia e più basso valore aggiunto a beneficio dei Paesi più arretrati che così avrebbero potuto affrancarsi comunque dal sottosviluppo e dallindigenza. I Paesi più sviluppati, nello stesso tempo, avrebbero potuto dedicarsi maggiormente alle produzioni più avanzate, specialistiche, innovative così accrescendo sviluppo e benessere diffuso. Questi liberisti, o almeno quelli tra loro intellettualmente onesti, dovrebbero dare spiegazioni realistiche e convincenti dei motivi per i quali le cose sono andate e stanno andando tanto diversamente.