La lotteria del lavoro

A Reggio Calabria il Comune offre mille euro al mese per ben 15 anni a chi assume: ma solo per 300 persone. Un terzo, cioè, dei giovani che hanno passato due giorni e due notti in fila sperando in un'occupazione
C'è chi gioca con il dramma del lavoro, con la speranza di un lavoro purchessia. E' successo a Reggio Calabria, capitale del Mezzogiorno. La vicenda è sfuggita o quasi ai giornali nazionali. Fatto sta che all'improvviso, nel centro della città, si sono materializzate lunghe file di giovani. Erano dirette agli sportelli di "Obiettivo Occupazione". Quasi trascinati da un  miraggio offerto dal sindaco Giuseppe Scopelliti (già segretario nazionale del Fronte della gioventù).
 
Hanno vissuto così tre giorni e due notti d'attesa, con bivacchi improvvisati. Una specie di "corte dei miracoli". Ad un certo punto hanno innalzato anche un maxischermo per poter vedere la partita mondiale dell'Italia. Avevano concordato tra loro, tramite apposito comitato, una lista delle precedenze per assicurare un ordine nella fila, così qualcuno poteva assentarsi per i propri bisogni, per andare a mangiare un panino. L'assenza non poteva essere però troppo lunga. Un appello ogni quattro ore controllava le presenze e i non rispondenti erano depennati. Certo qualche furbo magari si faceva sostituire occasionalmente da parenti e amici. Alla fine sono rimasti in novecento, raccontano le cronache locali. Seicento si sono sobbarcati inutilmente la faticosa attesa.
 
Ma perché questo appuntamento di massa nel cuore di Reggio Calabria? Tutto è partito da un'iniziativa del sindaco di Alleanza Nazionale che ha creduto opportuno proporre il miraggio di 300 posti di lavoro, offrendo a 300 imprenditori del luogo mille euro versati per ben quindici anni per ogni assunto in aziende e studi professionali.
E' stato un corri corri, una repentina adesione ad una nuova forma di collocamento della mano d'opera, quasi di tipo assembleare. Un episodio che ha messo in luce, certo, la voglia di lavoro presente nelle nuove generazioni meridionali. Ma attraverso un'iniziativa discutibile che ha sollevato le prese di distanze dei sindacati, della Confindustria (tramite "Il Sole-24 ore") e del centrosinistra. Anche se tutti i critici sono apparsi come imbarazzati. Non era facile contrastare l'illusione di quei giovani alle prese per una volta con una speranza.
 
Ma nella realtà si è trattato di una specie di spot dal sapore assistenziale, capace oltretutto di mettere gli uni contro gli altri, i trecento giunti al traguardo contro i seicento rimasti a bocca asciutta. Senza regole, senza criteri precisi, con la messa in atto di discriminazioni concrete come quelle riservate ad esempio ai disabili, impossibilitati a partecipare alla kermesse. E' stata l'adozione di una politica degli incentivi adottata secondo il metodo del "a chi tocca tocca". Un'iniziativa occasionale, non un percorso complessivo, magari concordato con sindacati e imprenditori, come ci si dovrebbe aspettare da una seria istituzione comunale.
 
Il centrosinistra ha reagito proponendo perlomeno correzioni all'iniziativa come lo "stabilire dei parametri oggettivi per assegnare i contributi alle aziende", quali l'anzianità di disoccupazione, il reddito familiare, il titolo di studio, la consistenza del nucleo familiare. Magari riducendo il numero degli anni per i quali si finanziano le imprese.
Certo il modello Reggio Calabria scaturito da questo episodio fa capire a quali aberrazioni può condurre un federalismo sfrenato dove ognuno si inventa le regole che vuole, anche nel mondo del lavoro. E dove non c'è più bisogno, ad esempio, di tutele sindacali. Ora si passa dal capolarato, dal mercato delle braccia, alla lotteria del lavoro.
Venerdì, 23. Giugno 2006
 

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