Le recenti decisioni assunte da alcune formazioni politiche dellUlivo Diesse, Margherita, Sdi, Repubblicani europei hanno segnalato un passaggio politico rilevante. Esse consistono, innanzitutto, nella volontà di dar vita ad una lista elettorale comune per le elezioni europee del 2004, aprendosi anche allapporto daltre formazioni e daltri soggetti. Lappello di Romano Prodi ha così registrato una prima risposta positiva, anche se il cammino appare in ogni caso tutto in salita.
Qualora loperazione andasse in porto, qualora trovasse nelle urne un largo successo, come molti ipotizzano, le conseguenze verrebbero riversate sullipotesi di dar vita se non ad un unico soggetto riformista, come molti hanno auspicato, ad un processo federativo, ad una specie di casa comune.
Lelemento da segnalare subito è che appare sconfitta, almeno in questa prima parte dellevento, unipotesi molto cara ad una parte minoritaria, ma assai presente nella pubblica opinione e collocata soprattutto tra i Diesse, ma non solo. Alludiamo a quanti avevano auspicato - dalle colonne del Riformista e daltri fogli - la messa in moto di un processo capace di liberare quel che rimane della sinistra in Italia, dalle scorie cosiddette massimaliste o radicali, magari attraverso una sia pur modesta scissione. Una specie di pulizia etnica capace di delineare, al grido di i simili con i simili, un riformismo pulito, omogeneo, assegnando a Rifondazione Comunista il compito di aumentare la propria consistenza, richiamando lintero arco delle sinistre considerate meno dotate di una cultura di governo. Senza per questo ignorare la necessità, una volta riorganizzato il campo dei riformisti considerati veri, di aprire un dialogo positivo anche con Bertinotti e Cossutta sulle prospettive elettorali.
Un disegno costruito a tavolino e che non ha trovato, nei fatti, la rispondenza necessaria. Lassemblea congressuale dei Diesse, chiamata a decidere sulla lista unica, ha, certo, espresso, sia pur in modo limitato rispetto alle posizioni in campo al Congresso di Pesaro, riserve e opposizioni, senza però dar vita a strappi irreversibili. Anzi dalla maggioranza di DAlema e Fassino sono giunte significative assicurazioni sul non venire meno delle diverse identità, anche nel proseguo del processo politico che si stava per avviare, nonché della necessità, per le stesse fortune del centrosinistra, di mantenere al proprio interno una dialettica fruttuosa, un rapporto fecondo anche con espressioni considerate radicali.
Nessuna cesura, anzi, ad esempio per quanto riguarda i contenuti, il programma. Un voto unanime è stato espresso, così, a favore del Manifesto per lEuropa elaborato dalla commissione per il progetto presieduta da Bruno Trentin, in collegamento con laltro manifesto europeo reso noto da Romano Prodi.
Non ha, insomma, trovato spazio lambiguità ben descritta da Riccardo Terzi, in un saggio apparso sullultimo numero della rivista Gli argomenti umani. Aveva scritto Terzi: Possiamo trovarci di fronte ad un nuovo capitolo della storia del trasformismo, ad una nuova ritirata, con la quale la sinistra si taglia i ponti alle spalle e cerca riparo nella casa più accogliente del pensiero liberal democratico. Si fa cioè quello che ha auspicato Michele Salvati: traghettare i Ds nel campo dei moderati e lasciare al loro destino tutti coloro che si oppongono a questa mutazione. Non è una strategia, ma una fuga. Quel che occorrerebbe sarebbe, invece, aggiungeva Terzi, un percorso di ricostruzione, con lobiettivo di riorganizzare il campo del riformismo europeo e di dare ad esso un più forte fondamento teorico e progettuale.
Questo, a me sembra, è quello che forse si è cominciato fare. Con la consapevolezza che ormai in questa sinistra scomposta, dentro i Diesse, ma anche dentro la Margherita, albergano non identità solidificate ma identità in divenire, con culture plurali: cattoliche, laiche, socialiste, liberali, laburiste, ecologiche, giustizialiste, ipergarantiste. Una galassia, una contaminazione in divenire. Le mosse dei prossimi giorni, la formazione di comitati territoriali in grado di guidare, senza egemonismi burocratici, il nuovo processo politico, saranno il banco di prova della scommessa appena iniziata. Essi saranno chiamati a confrontarsi con le diverse associazioni e fondazioni sorte negli ultimi tempi, nel cuore del centrosinistra, con girotondini e pacifisti. Non solo per delineare le possibili future candidature, ma soprattutto per impegnarsi nel lavoro programmatico, partendo dalle elaborazioni già intraprese, facendo i conti con quanto emerge dallo scontro sociale aperto nel paese e guidato dai sindacati, interloquendo con le loro carte rivendicative, le loro piattaforme. Alludiamo non solo al tema decisivo dellassetto previdenziale, ma a quello del mercato del lavoro, degli ammortizzatori sociali necessari, dei diritti vecchi e nuovi, di scelte di sviluppo fondate sulla qualità e non solo su risparmi sociali. Per non parlare dei temi della pace e della guerra, resi così cocenti dagli ultimi sanguinosi avvenimenti in Irak.
Un modo per costruire quel patto di legislatura che è stato evocato, capace di coinvolgere formazioni che non hanno aderito alla lista unitaria come Rifondazione comunista, i comunisti di Cossutta, i Verdi, lOdeur di Mastella e Martinazzoli, lItalia dei valori di Antonio Di Pietro. Nasceranno da qui le basi di unimpalcatura più solida di quella costruita nel 1996, basata sulla sola desistenza e pronta a crollare, comè avvenuto, attorno ai primi inciampi programmatici. Solo così sarà possibile dar vita ad un movimento dopinione in grado di durare, di liberare forze ed energie, capace di sedurre e trascinare anche i molti senza partito o delusi dalla politica.
Un movimento non costruito solo attorno alla necessità di liberarsi da un governo di centrodestra che ogni giorno di più dimostra la propria inconsistenza e seria pericolosità, ma attorno ad idee forza, a proposte di mutamento e rinnovamento sociale. Quel che intendo dire è che non basterà lantiberlusconismo di maniera.
Questi saranno i veri problemi da affrontare, non tanto, come si è sostenuto, la collocazione internazionale dei futuri eletti dalla lista unitaria. Il nodo, in questo caso non si è sciolto, anche perché è impossibile scioglierlo. Esistono però, anche su questo punto, progetti e processi da tenere docchio. Così mentre linternazionale dei Popolari sta mutando i propri connotati per diventare la casa dei conservatori, lInternazionale socialista sta aprendosi e intende aprirsi ad altre forze, ad altri soggetti che non abbiano il marchio socialista. E a quel punto potrà essere costruita una casa comune anche fuori dai confini italiani.