La finanza creativa e lo scandalo degli immobili pubblici

A fine 2004 il governo, per colmare l'ennesimo buco di bilancio, con un decreto a soprpresa ha svenduto gli immobili degli enti previdenziali a gruppi finanziari privati, che a loro volta li riaffittano agli enti a un rendimento che sfiora un incredibile 8%
Un recente articolo di Mario Pirani apparso su "la Repubblica" che si occupava della cessione forzosa di una parte del patrimonio immobiliare dell'INPS ha avuto il merito di richiamare l'attenzione su una delle più sconcertanti operazioni di "finanza creativa" messe in piedi dal governo nel corso degli ultimi anni. L'INPS è il più grande ente previdenziale d'Europa, gestisce il secondo bilancio del settore pubblico dopo quello dello Stato e possiede un ragguardevole patrimonio immobiliare acquistato con i contributi dei lavoratori e delle imprese, nel quale ospita i suoi uffici e svolge le sue attività. Dal 23 dicembre dello scorso anno questo patrimonio è diventato meno "ragguardevole".
Quel giorno infatti, è accaduto che il governo ha emanato un decreto con il quale ha sottratto, contro gli interessi dell'Istituto ed all'insaputa del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza, 43 immobili trasferendoli al FIP, un Fondo nato per volontà del ministero dell'Economia, che ha poi affidato ad un pool di soggetti finanziari ed immobiliari del calibro di Barclays Capital, Lehman brothers, Banca IMI e Royal bank of Scotland il compito di strutturarne l'operato e collocarne le quote, nonché selezionare le società di gestione del risparmio. Nella partita entrano, in un modo o nell'altro, anche la Banca Finnat Euramerica, la BNL Fondi e la Pirelli RE.
Per la verità nel pacchetto di cessione non ci sono soltanto gli immobili dell'INPS; ce ne  sono di quelli dell'INAIL, di quelli dell'INPDAP ed una bella fetta di quelli di diretta proprietà dello Stato (sedi ministeriali, caserme, ecc). Così ha preso corpo una delle più imponenti operazioni immobiliari degli ultimi vent'anni con la quale il FIP - questa improvvisa creatura del ministero - diviene titolare di un patrimonio costituito da ben 396 immobili per un valore complessivo stimato in 3,4 miliardi di €.
A questo punto è bene notare un fatto e cioè che i giorni in cui si materializza questa gigantesca operazione di trasferimento forzoso sono gli stessi in cui il governo è all'affannosa ricerca di soluzioni per mettere in piedi una legge Finanziaria che in qualche modo passi l'esame di Bruxelles. L'asticella del disavanzo deve essere tenuta alla distanza di un pelo dalla soglia del 3%. I conti pubblici sono quello che sono, e nel frattempo è arrivato su di loro un vero e proprio colpo da KO: il taglio fiscale intimato da Berlusconi. Ora si da il caso che il fabbisogno necessario per tenere a galla i conti della Finanziaria ed il valore degli immobili incamerati dal FIP si assomigliano come due gocce d'acqua. Come dire, un nuovo colpo di "finanza creativa".
Il congegno che sorregge l'operazione è un complicatissimo gioca dell'oca; proviamo a seguirlo. Un gruppo di "esperti indipendenti" (cioè nominati dal pool di investitori di cui si è detto prima) gira per l'Italia e sceglie le sedi, ne fissa il valore e stabilisce il canone di locazione; gli enti sono obbligati a cederle al FIP alle condizioni dettate; il FIP le dà in gestione al Demanio; che a sua volta li affitta agli enti. Contemporaneamente il FIP emette obbligazioni a favore del pool di investitori che lo ha tenuto a battesimo e che godranno del diritto (esclusivo) di compravendita. Nel frattempo l'INPS (come del resto gli altri enti interessati) dovrà pagare un canone d'affitto il cui rendimento andrà a coprire gli interessi sulle obbligazioni emesse. Di fronte ad un meccanismo cosi complicato è persino un dovere sollevare - come ha fatto la parte sindacale del Consiglio di vigilanza, che ha presentato ricorso davanti al TAR del Lazio  - una formidabile eccezione di  trasparenza.
A questo punto, per concludere, è giusto fare due conti sul danno che questa operazione reca al patrimonio ed al conto economico dell'Istituto. Il valore dei 43 immobili ceduti è stato arbitrariamente fissato in 668 milioni di €, mentre il canone di locazione che l'INPS è obbligato a pagare per i prossimi 9 anni sarà pari a 52 milioni di €; il che vuol dire che la rendita dell'affitto è pari al 7,81% del valore capitario degli immobili; rendita di gran lunga più elevata rispetto agli standard di redditività di tutti i valori mobiliari ed immobiliari presenti sul mercato. Viceversa il prezzo al metro quadro risulta pari a 1.780 €, come dire prezzi da saldi di fine stagione. Per colmo di paradosso c'è da aggiungere che, a distanza di 4 mesi dall'avvenuta cessione, non un centesimo è stato versato. Intanto l'affitto corre.
Il danno dunque è fuori discussione; quanto alla possibilità che da questo danno possa derivarne un qualche beneficio per la tenuta economica del Paese, è lecito affermare che farà lo stesso effetto degli altri interventi di finanza creativa. In compenso la via del miglioramento del conto finanziario dell'INPS diventerà ancora più ardua.
(Franco Lotito è presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell'Inps)
Martedì, 19. Aprile 2005
 

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