Isole Palau, il paradiso dell'impresa

Secondo un rapporto della Banca Mondiale sulla competitività dei vari paesi, è il posto migliore per l'impiego del lavoro: l'orario massimo consentito è 24 ore al giorno per sette giorni e non ci sono ferie. Basta questo a qualificare certe classifiche
Alcune settimane fa la Banca Mondiale ha pubblicato un rapporto che si intitola Doing Business (fare impresa). Lo scopo del rapporto (che è il quarto della serie) è quello di misurare la competitività e l'apertura all'impresa in 175 Paesi. La graduatoria viene fatta sulla base di dieci criteri, per ciascuno dei quali è assegnato un punteggio. I criteri riguardano tra l'altro: la facilità di avviare una impresa; il livello di pressione fiscale sulle attività produttive; la facilità di commercio con l'estero; fino alla libertà di impiego del lavoro. Proprio su quest'ultimo punto il rapporto raggiunge le più alte vette della cialtronaggine.

Per fare un esempio. Alla voce "assumere e licenziare" il Paese migliore, secondo la Banca Mondiale, sono le isole Palau (arcipelago dell'Oceano Pacifico) dove è consentito: un orario massimo di lavoro di 24 ore al giorno; una settimana lavorativa di 7 giorni su 7; e dove i dipendenti fino a 20 anni di anzianità non hanno diritto nemmeno ad un giorno di ferie all'anno. In compenso lo scorso anno il migliore voto, sempre per la voce "assumere e licenziare", era andato all'Arabia Saudita. Paese dove i sindacati sono fuorilegge; la contrattazione collettiva è proibita; alle donne è vietata la maggior parte delle occupazioni.

Queste sciocchezze non meriterebbero di essere rilevate e commentate, se non per il fatto che molte sedi locali della Banca Mondiale usano il Doing Business come una Bibbia per sollecitare una deregolamentazione ai governi. Cosa che, stando alle proteste dei rispettivi sindacati nazionali, si è verificata in Bolivia, Colombia, Ecuador, Lituania, Nepal, Romania e Sudafrica.

Alexandre Dumas figlio diceva: "Preferisco i mascalzoni agli imbecilli, perché i primi a volte si concedono una pausa". Dopo avere letto il rapporto della Banca Mondiale non si può non sottoscrivere.
Sabato, 2. Dicembre 2006
 

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