Il pasticcio dei Fondi pensione

Ora anche la Banca d'Italia, attraverso un intervento del vice direttore generale Ignazio Visco, si pone il problema di come rimediare ai nefasti effetti che la crisi finanziaria avrà sulle pensioni integrative future. Tre ipotesi di soluzione: nessuna convincente, una decisamente sbagliata

“La strada che porta a un adeguato e stabile reddito da pensione è disseminata di difficoltà e rischi…. Lasciare soli i singoli individui ad affrontare tali rischi, taluni dei quali sono di natura sistemica, è inefficiente da un punto di vista economico.” A fare quest’affermazione relativa ai Fondi pensione a capitalizzazione è il vicedirettore della Banca d’Italia Ignazio Visco nel discorso introduttivo alla conferenza dell'Ocse Payout phase for pensions (novembre 2008 - reperibile in inglese nel sito di Bankitalia).

 

Visco conduce un’analisi complessiva sui sistemi pensionistici a capitalizzazione partendo dal loro diffondersi a livello mondiale e dal progressivo passaggio da Fondi a prestazione definita (DB) a Fondi a contribuzione definita (DC). L’esponente di Banca d’Italia pone alcuni interrogativi sulle capacità dei sistemi a capitalizzazione, specie di quelli a contribuzione definita, di assicurare rendite adeguate. I punti toccati sono molteplici e riguardano sia il processo di accumulazione del montante sia la fase di erogazione della rendita e offrono interessanti spunti di riflessione. Limitandoci ai problemi posti dall’attuale crisi finanziaria, Visco afferma che essa rafforza la necessità di sviluppare strumenti efficaci per proteggere i risparmi accantonati di natura previdenziale e che a questo fine le soluzioni offerte dal mercato (garanzie, tipologie d’investimento per età, ecc.) non sono sufficienti in caso di shock globale. Si chiede, quindi, se non valga la pena di esplorare l’ipotesi di una garanzia pubblica minima e trasparente.
 
Visco indica tre ipotesi su cui ragionare: una garanzia pubblica limitata ai lavoratori prossimi alla pensione; un patto intergenerazionale con cui i lavoratori giovani accettino di pagare più alti contributi nei periodi di crisi; un ruolo dello Stato nel fornire un’assicurazione contro i rischi sistemici. Su questo punto Visco fa un esplicito riferimento all’ipotesi formulata da Modigliani all’inizio degli anni duemila. I Fondi pensione sottoscrivono anno per anno con il Tesoro degli swap (operazione in cui le controparti si scambiano strumenti finanziari definendo, nello stesso momento, l'operazione inversa a una data stabilita) che garantiscano un rendimento costante degli investimenti dei Fondi. Se un anno il mercato va male, il Tesoro garantisce il rendimento, in caso contrario incassa la differenza. Modigliani indicava nel 5% il tasso di rendimento garantito.

 

Si può certo rifiutare un assunto implicito dell’intervento di Visco a sostegno dei sistemi a capitalizzazione: che questi garantiscano maggiormente dei sistemi a ripartizione rispetto ai rischi derivanti dall’invecchiamento della popolazione. In realtà il problema dell’invecchiamento e del conseguente eccessivo peso della spesa pensionistica sul Pil è analogo in un sistema a ripartizione e in un sistema a capitalizzazione. Si può comunque avere un conflitto distributivo tra generazioni se l’importo dei rendimenti da pensioni (derivino essi da un sistema a ripartizione o da un sistema a capitalizzazione) è tale da comprimere, data una determinata produzione di ricchezza, i redditi disponibili per la parte attiva della popolazione. Un sistema pensionistico, qualunque sia il tipo, è sostenibile nel tempo se i rendimenti che assicura sono compatibili con il tasso di crescita del Pil, altrimenti produce una situazione di crisi distributiva. Certo in un sistema aperto e non chiuso, la soluzione può essere data dalla possibilità di acquisire attività sull’estero, superando i vincoli della crescita interna, ma è difficile pensare che questa strada possa essere praticata su larga scala dall’insieme delle economie e, comunque, non avrebbe caratteristiche di stabilità, poiché per essere perseguita, richiede la persistenza di flussi squilibrati di risorse finanziarie tra paesi e questo, come si può oggi constatare, produce nel tempo situazioni di crisi. 

 
Data comunque per esistente la scelta di sistemi a capitalizzazione veniamo al punto posto da Visco. Il problema del rischio individuale di fronte alle crisi finanziarie è fondamentale considerando che per milioni di lavoratori il risparmio previdenziale costituisce l’unica o la prevalente fonte di reddito per la vecchiaia. Bisogna inoltre considerare che se l’attuale crisi ha l’aspetto di “una” rottura rispetto al passato, dagli anni settanta il sistema finanziario mondiale ha attraversato almeno altre tre crisi profonde in cui l'indice americano S&P ha perso tra il 33,5% e il 49,2% del suo valore (1973/74, 1987, 2000/2002). Quattro gravi crisi in 35 anni testimoniano che se anche i rendimenti di Borsa in un lungo periodo possono essere positivi, non lo sono durante tutto il periodo considerato: questo vuol dire che all’interno del periodo ci sono anni in cui il rendimento accumulato è negativo e che i lavoratori che incappano in questi periodi avranno una pensione insufficiente. Vi sono certo tecniche d’investimento e forme di garanzie offerte dai mercati per ridurre questi rischi, ma, come afferma Visco, sono tecniche e garanzie che oltre a costare, riducendo quindi i rendimenti, sono efficaci in situazioni di fluttuazioni di mercato, ma non in situazioni di crisi gravi. Da qui la necessità di un intervento diverso.

 
La proposta di una garanzia dello Stato, sia pure limitata ai lavoratori prossimi alla pensione, è criticata da Visco in quanto costosa per i bilanci pubblici e produttrice di comportamenti opportunistici da parte di Fondi e iscritti (una garanzia dello Stato può spingere i Fondi ad assumere rischi maggiori); critica condivisibile e attribuibile nel secondo aspetto anche all’ipotesi su cui stanno lavorando Covip e ministero del Lavoro. Il patto intergenerazionale è quello che già esiste nei sistemi a ripartizione, ma presuppone prestazioni definite che rendano esplicito il patto. In Fondi a contribuzione definita il patto intergenerazionale è inapplicabile. I Fondi olandesi che lo applicano aumentando i contributi sugli iscritti per pagare le pensioni in caso di crisi dei mercati sono, infatti, a prestazioni definite. Comunque, anche in un Fondo pensione a capitalizzazione i patti intergenerazionali fatti in precedenza possono non essere più sostenibili in caso d’invecchiamento degli iscritti, così come avviene nei sistemi a ripartizione.

 

La proposta Modigliani, che fu respinta in modo diffuso dagli economisti italiani, collocava gli swap in un quadro complessivo di passaggio da un sistema a ripartizione a uno a capitalizzazione nell’arco di diversi decenni con la creazione di un Fondo unico per tutti i lavoratori. L’economista del MIT proponeva un Fondo unico sulla base delle critiche, condivisibili, che muoveva al modello cileno e alle proposte, che allora andavano per la maggiore, di Feldstein. Un sistema di più Fondi, sosteneva Modigliani, ha maggiori costi e offre ai lavoratori rendimenti diversi a seconda dei Fondi di appartenenza, cosa che Modigliani riteneva poco equa. Inoltre Modigliani considerava negativamente il fatto che il rischio ricadesse sulle spalle del singolo lavoratore. L’adozione degli swap modello Modigliani presuppone tuttavia un Fondo unico o, quantomeno, Fondi monocomparto con profili d’investimento simili; comporterebbe, inoltre, il passaggio da un regime a contribuzione definita ad uno a prestazione definita attraverso la fissazione di un tasso fisso di rendimento annuo (questo renderebbe compatibile anche l’ipotesi di patti intergenerazionali). Si uscirebbe completamente fuori dall’attuale schema della previdenza integrativa intaccandone i principi di base, ma se si dubita che una previdenza fondata sui mercati finanziari sia in grado di assicurare nel tempo rendimenti adeguati è necessario affrontare senza pregiudizi e limiti i necessari cambiamenti.

 

I dati dei rendimenti di ottobre dei Fondi pensione confermano che il problema posto da Visco è attuale e non richiede soluzioni temporanee ma una riflessione di fondo. Una riflessione, tuttavia, che dovrebbe coinvolgere la struttura complessiva del sistema pensionistico italiano e la sua capacità in futuro di assicurare pensioni di livello adeguato anche ai lavoratori con carriere ridotte e/o discontinue e privi di Fondi integrativi. Limitarsi a intervenire in modo anche strutturale sulla previdenza integrativa significherebbe limitarsi ad aumentare le tutele ai lavoratori regolari ignorando gli altri.
 

L’ipotesi allo studio di Covip e ministero del Lavoro punta a risolvere un problema contingente della previdenza integrativa. L’idea è di istituire una garanzia per un periodo determinato (un anno) per la salvaguardia della posizione accumulata (limitatamente al Tfr) da coloro che siano usciti o escano dal sistema per pensionamento o per riscatto per prolungata cessazione dell’attività lavorativa successivamente al 31 agosto 2008. Il limite temporale di un anno ha poco senso; se la crisi, come possibile, si prolunga, andrebbe comunque esteso, ma è l’idea di salvaguardare la posizione accumulata al 31 agosto 2008 che è sbagliata. Sarebbe una garanzia d’importo diverso secondo il rischio assunto dai singoli lavoratori. Chi ha rischiato di più, si presuppone coscientemente, scegliendo un comparto più spinto sull’azionario avrebbe un aiuto maggiore rispetto a un lavoratore più prudente. Coloro che hanno scelto comparti monetari o garantiti che non hanno subito perdite non avrebbero alcun vantaggio. Un’ode al rischio che costituirebbe un precedente a favore di comportamenti opportunistici. Da oggi in avanti perché consigliare prudenza, ad esempio in relazione all’età, a un iscritto ai Fondi? In caso di crisi sarebbe comunque assicurato da un salvataggio ad hoc, tanto vale rischiare. Senza senso sarebbe poi la scelta di far ricadere sui Fondi, ossia sui singoli aderenti, l’onere di questa garanzia. In questo caso, data la temporaneità, non sarebbe un patto intergenerazionale, ma una spoliazione dei montanti dei più giovani a vantaggio dei pensionandi.

Martedì, 23. Dicembre 2008
 

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