La strada che porta a un adeguato e stabile reddito da pensione è disseminata di difficoltà e rischi . Lasciare soli i singoli individui ad affrontare tali rischi, taluni dei quali sono di natura sistemica, è inefficiente da un punto di vista economico. A fare questaffermazione relativa ai Fondi pensione a capitalizzazione è il vicedirettore della Banca dItalia Ignazio Visco nel discorso introduttivo alla conferenza dell'Ocse Payout phase for pensions (novembre 2008 - reperibile in inglese nel sito di Bankitalia).
Si può certo rifiutare un assunto implicito dellintervento di Visco a sostegno dei sistemi a capitalizzazione: che questi garantiscano maggiormente dei sistemi a ripartizione rispetto ai rischi derivanti dallinvecchiamento della popolazione. In realtà il problema dellinvecchiamento e del conseguente eccessivo peso della spesa pensionistica sul Pil è analogo in un sistema a ripartizione e in un sistema a capitalizzazione. Si può comunque avere un conflitto distributivo tra generazioni se limporto dei rendimenti da pensioni (derivino essi da un sistema a ripartizione o da un sistema a capitalizzazione) è tale da comprimere, data una determinata produzione di ricchezza, i redditi disponibili per la parte attiva della popolazione. Un sistema pensionistico, qualunque sia il tipo, è sostenibile nel tempo se i rendimenti che assicura sono compatibili con il tasso di crescita del Pil, altrimenti produce una situazione di crisi distributiva. Certo in un sistema aperto e non chiuso, la soluzione può essere data dalla possibilità di acquisire attività sullestero, superando i vincoli della crescita interna, ma è difficile pensare che questa strada possa essere praticata su larga scala dallinsieme delle economie e, comunque, non avrebbe caratteristiche di stabilità, poiché per essere perseguita, richiede la persistenza di flussi squilibrati di risorse finanziarie tra paesi e questo, come si può oggi constatare, produce nel tempo situazioni di crisi.
La proposta Modigliani, che fu respinta in modo diffuso dagli economisti italiani, collocava gli swap in un quadro complessivo di passaggio da un sistema a ripartizione a uno a capitalizzazione nellarco di diversi decenni con la creazione di un Fondo unico per tutti i lavoratori. Leconomista del MIT proponeva un Fondo unico sulla base delle critiche, condivisibili, che muoveva al modello cileno e alle proposte, che allora andavano per la maggiore, di Feldstein. Un sistema di più Fondi, sosteneva Modigliani, ha maggiori costi e offre ai lavoratori rendimenti diversi a seconda dei Fondi di appartenenza, cosa che Modigliani riteneva poco equa. Inoltre Modigliani considerava negativamente il fatto che il rischio ricadesse sulle spalle del singolo lavoratore. Ladozione degli swap modello Modigliani presuppone tuttavia un Fondo unico o, quantomeno, Fondi monocomparto con profili dinvestimento simili; comporterebbe, inoltre, il passaggio da un regime a contribuzione definita ad uno a prestazione definita attraverso la fissazione di un tasso fisso di rendimento annuo (questo renderebbe compatibile anche lipotesi di patti intergenerazionali). Si uscirebbe completamente fuori dallattuale schema della previdenza integrativa intaccandone i principi di base, ma se si dubita che una previdenza fondata sui mercati finanziari sia in grado di assicurare nel tempo rendimenti adeguati è necessario affrontare senza pregiudizi e limiti i necessari cambiamenti.
Lipotesi allo studio di Covip e ministero del Lavoro punta a risolvere un problema contingente della previdenza integrativa. Lidea è di istituire una garanzia per un periodo determinato (un anno) per la salvaguardia della posizione accumulata (limitatamente al Tfr) da coloro che siano usciti o escano dal sistema per pensionamento o per riscatto per prolungata cessazione dellattività lavorativa successivamente al 31 agosto 2008. Il limite temporale di un anno ha poco senso; se la crisi, come possibile, si prolunga, andrebbe comunque esteso, ma è lidea di salvaguardare la posizione accumulata al 31 agosto 2008 che è sbagliata. Sarebbe una garanzia dimporto diverso secondo il rischio assunto dai singoli lavoratori. Chi ha rischiato di più, si presuppone coscientemente, scegliendo un comparto più spinto sullazionario avrebbe un aiuto maggiore rispetto a un lavoratore più prudente. Coloro che hanno scelto comparti monetari o garantiti che non hanno subito perdite non avrebbero alcun vantaggio. Unode al rischio che costituirebbe un precedente a favore di comportamenti opportunistici. Da oggi in avanti perché consigliare prudenza, ad esempio in relazione alletà, a un iscritto ai Fondi? In caso di crisi sarebbe comunque assicurato da un salvataggio ad hoc, tanto vale rischiare. Senza senso sarebbe poi la scelta di far ricadere sui Fondi, ossia sui singoli aderenti, lonere di questa garanzia. In questo caso, data la temporaneità, non sarebbe un patto intergenerazionale, ma una spoliazione dei montanti dei più giovani a vantaggio dei pensionandi.