Il modello Marchionne e la salute dei lavoratori

Non sono stati finora adeguatamente valutati gli effetti della nuova organizzazione del lavoro che viene introdotta con gli accordi di Pomigliano e Mirafiori sia sulla salute che sul sistema di tutela e di assistenza

Premessa

 

  • Nell’attuale situazione si può sostenere con maggiore certezza che la crisi attuale muta la percezione del “rischio” nella testa delle persone (primi fra tutti i lavoratori e le lavoratrici): cambiano le loro “mappe cognitive”.

  • Al posto della sicurezza sul lavoro, la maggioranza di queste persone mette la sicurezza di avere o di conservare un lavoro, e in tal caso va giù per le trippe, non stando attenta ai rischi per la propria salute;

  • Il tutto aggravato dal fatto che la maggioranza delle imprese usa la crisi per torchiare i lavoratori e quei pochi imprenditori che sono impegnati sul fronte della salvaguardia della salute, sono a corto di liquidi e quando chiedono prestiti alle banche per fare i dovuti investimenti (anche al fine di bonificare gli ambienti di lavoro)… trovano degli strozzini;

  • E intanto che diminuiscono i morti e gli infortuni sul lavoro (in termini assoluti), abbiamo un aumento degli stessi per ora lavorata: in occasione di crisi è sempre successo, figuriamoci con questa crisi!

 

I dati attuali (fonte INAIL)

 

  • Gli ultimi dati risalenti al 2009 ci dicono quanto segue: morti nel 2009 1.050 a fronte di 1.120 del 2008 con un meno 6,3%. Infortuni (quelli riconosciuti dall’INAIL) da 875.000 del 2008 a 790.000 del 2009 con un meno 9,7%. Il calo, ovviamente, sia per i decessi sia per gli infortuni è dovuto per la maggior parte all’uso ormai estesissimo della Cassa integrazione e alla perdita del lavoro.

  • Da tenere in conto che all’appello mancano

-         circa 200.000 infortuni che vengono stimati nel lavoro irregolare e in nero;

-         il numero di morti per malattie professionali è 4 volte di più di quelle per infortunio (stime internazionali dell’OMS);

-         le stesse stime internazionali ci dicono che mancano pure all’appello circa 10.000 tumori professionali, in quanto l’INAIL ne riconosce solo 5.000 mentre queste stime internazionale dicono circa 15.000!

  • Il tutto grava sul PIL con circa il 3%.

 

Il modello Marchionne (vedi Pomigliano e Mirafiori)

 

  • È indubbio a tutti gli osservatori la torsione che Marchionne imprime con il suo “prendere o lasciare”, non solo nelle relazioni sindacali ma anche nella condizione di lavoro per tutti i lavoratori che lavorano nei suoi stabilimenti. E mi pare più che evidente che la cosa diventerà appetitosa per il rimanente della manifattura italiana. Mi paiono poco esplorati gli effetti che il “modello Marchionne” avrà sulla salute dei lavoratori, prima sui costi umani e successivamente sui costi monetari che questo avrà nella situazione italiana.

  • Di più, vedo con allarme una sorta di sordità da parte di tutti coloro i quali hanno responsabilità in termini di controllo e gestione di tutte le norme recentemente introdotte nel panorama legislativo italiano (valga per tutte la recente Legge 81/2008 ex 626). Ovviamente parlo delle responsabilità dell’INAIL, delle ASL, delle strutture scientifiche quali le Università, centri di ricerca, per non dire il ministero della Salute, le Regioni e infine dei Sindaci che hanno la responsabilità della salute dei cittadini (e quindi dei cittadini lavoratori).

  • Forse è utile ricordare le “nuove” norme introdotte dal “modello Marchionne”:

 

1.      il passaggio dai modelli di predeterminazione dei tempi di lavoro dal TMC (di provenienza FIAT) all’Ergo-Uas (di provenienza giapponese che va sotto il titolo di tojotismo = una diminuzione drastica delle “porosità delle mansioni”, in omaggio al detto giapponese: “il tojotismo è un modello che strizza l’acqua da un asciugamano asciutto”!) un incremento della velocità di esecuzione sulla prestazione lavorativa (maggiore sfruttamento) pari a l’11,4%: dal famoso 133 a 144,4 di rendimento;

2.      la diminuzione della pause alle catene di montaggio dagli attuali 40’ a 30’;

3.      lo spostamento delle pausa per refezione alla fine del turno (nel caso però che non ci siano straordinari da effettuare o recuperi di vetture mal fatte, ecc.);

4.      l’introduzione massiccia, oltre le deroghe sullo straordinario, del turno notturno con i 18 turni. A questo proposito occorre notare che gli umani sono dei bipedi diurni, i quali per effetto della funzione di una ghiandola (ipofisi) hanno la possibilità durante il periodo notturno di compensare quanto speso nel periodo diurno durante una normale attività che durante il periodo notturno viene ridotta attraverso la diminuzione di ben 9 funzioni vitali. Si chiamano i cicli circadiani (vedi al proposito il bel saggio di E. Granjean: “Il lavoro a misura dell’uomo”, Ed. Comunità).

5.      alla fine della fiera uno si aspettava.. del grano in più! E invece ce n’è di meno (specie per i nuovi assunti). Alla faccia di Taylor e delle sue teorie: i lavoratori se si vuole che producano di più e meglio vanno incentivati!

6.      Per non dire il ruolo riservato ai sindacati: gendarmi dell’azienda nei confronti dei comportamenti lavoratori.

 

  • Per meglio spiegarmi mi aiuterò con delle sintetiche tabelle esplicative del fenomeno che viene messo in discussione in una maniera inusitata, cambiando il paradigma di persona che lavora.

 

Quale ipotesi persona alla FIAT (e in Italia)?

 

Periodo

La selezione

La situazione

Le conseguenze (esempi)

Anni ’60

Con la piena occupazione

L’uomo medio senza la contrattazione

Nei diretti i sani, negli indiretti gli inidonei

Anni ’70

Con l’inizio della crisi

L’uomo concreto con la contrattazione

Le linee dedicate con la contrattazione

Anni ’80

Con la crisi

I robot, senza la contrattazione

Cassino

Anni ‘90

Con un esercito di riserva (in più precario)

L’uomo “combattente” con il Kayzen

Melfi = 3 turni, 164 di rendimento, dai 20 ai 45 anni

 

E alla FIAT di Pomigliano, di Mirafiori, nel 2011, quale persona?

 

Situazioni a confronto

 

a Torino nel 1974

A Melfi nel 1994

Una selezione di 1 su 2-3, puramente a carattere fisiologico = non importa che tu sappia pensare (modello Taylorista = chi pensa e chi esegue);

Una selezione di 1 su 8-10, a carattere fisiologico ma anche psicologico: devi saper pensare, però in maniera omogenea alla fabbrica integrata, snella;

Selezionato per fare i 2 turni di 40 ore su 5 giorni la settimana;

Selezionato per fare 3 turni per 7 ore e 35’ al giorno, per 6 giorni la settimane (almeno per alcune settimane al mese):

Selezionato per lavorare a 133 di rendimento con 40 minuti di pausa giornaliera (tutti pagati dalla FIAT);

Selezionato per lavorare (nella stalla modello), a 164 di rendimento, con 20’ pagati dalla FIAT e 20’ pagati dal lavoratore;

Selezionato da giovane per lavorare in linea (nell’ipotesi taylorista dell’uomo medio), da vecchio/inidoneo in preparazione, ecc.

Nella ipotesi della “lean production”, della fabbrica snella, l’uomo medio e i posti conseguenti non esistono più, e si afferma l’uomo combattente;

Se la salute ti accompagna, assieme alle fortune della tua azienda, puoi aspirare di andare in pensione verso i 60 anni;

Con quanto descritto sopra si rivela una nuova ipotesi di uomo che va dai 20 ai 45-50 anni, dopo di che…

 

E alla FIAT di Pomigliano, di Mirafiori, nel 2011, quale persona?

 

Se ne può ricavare: lavori monotoni e ripetitivi alla luce di diverse scienze

 

Dal punto di vista

Martedì, 28. Dicembre 2010
 

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