Il Forum sociale mondiale torna in Brasile

Oltre 80mila persone iscritte provenienti da oltre 4mila organizzazioni di 150 paesi di tutto il mondo. Con lo slogan “Crisi globale? Risposte globali” dal 27 gennaio al 1 febbraio si incontreranno a Belem, nel cuore dell'Amazzonia. Il punto della situazione con un colloqui con Monica Di Sisto, del nucleo italiano del Wsf

Conto alla rovescia per il più grande evento altermondialista. Oltre 80mila persone iscritte provenienti da oltre 4mila organizzazioni di 150 Paesi di tutto il mondo. Con lo slogan “Crisi globale? Risposte globali” dal 27 gennaio al 1 febbraio a Belem, nel cuore dell'Amazzonia, decine di migliaia di delegati provenienti da più di 4000 movimenti, popoli indigeni, sindacati, realtà della società civile, ONG e Chiese daranno vita alla IX edizione del Forum sociale mondiale. Più di 3mila i delegati dei popoli indigeni che, in occasione del Forum, realizzeranno la Giornata Pan-Amazzonica.Previsti anche incontri trans frontalieri, iniziative di solidarietà con il Medio Oriente, una marcia nelle favelas, una fiera del commercio equo e delle economie solidali, il Forum dei Teologi della liberazione, quello dei giudici, quello dei Parlamentari e delle Autonomie locali, quello degli scienziati e moltissime altre iniziative.

 

Il World Social Forum si terrà presso le università Federal do Pará (UFPA) e Federal Rural da Amazônia. (UFRA). Le prime tre edizioni del Forum, cosi come la quinta, si sono tenute a Porto Alegre (Stato di Rio Grande do Sul, Brasile) nel 2001, 2002, 2003 e 2005. Nel 2004 l'evento mondiale ha raggiunto per la prima volta l'India, nel 2006, il FSM è stato decentrato e si è tenuto in tre Paesi di diversi continenti: Mali (Africa), Pakistan (Asia) e Venezuela (Americhe). Nel 2007 si è tornati ad un formato centralizzato e si è tenuto a Nairobi (Africa). Nel 2008 è stata organizzata una Giornata mondiale di Azione e mobilitazione nell’ambito della quale si sono tenute oltre 800 attività ed azioni autogestite in più di 80 Paesi.

 

Il Consiglio Internazionale del FSM ha deciso di celebrare la nona edizione del WSF a Belem, nel cuore profondo dell'Amazzonia, che abbraccia nove paesi come la Bolivia, il Brasile, la Colombia, l’Ecuador, la Guyana, il Perù, il Suriname e il Venezuela.

 

Per fare il punto in vista di Belem abbiamo incontrato Monica Di Sisto, giornalista sociale, membro del gruppo di comunicazione globale del Forum Sociale Mondiale, esperta di economia solidale e commercio internazionale. Sicuramente una delle protagoniste più attive in questo momento nel gruppo di lavoro italiano del WSF.

 

Siamo alla vigilia del Forum Sociale Mondiale. Quali le peculiarità di questa nona edizione?

"La particolarità di questo Social Forum è il ritorno in Brasile, ma non a Porto Alegre. Il passaggio in Africa, a Nairobi, ci ha fatto comprendere la fondamentale importanza di innestarsi, dialogare con il territorio. La peculiarità di questo Forum sarà la centralità della questione ambientale ed indigena. Ci confronteremo con le fragilità dell’ecosistema che nascono intorno all’Amazzonia. Passare da Porto Alegre a Belem è come passare da una sorta di “salotto” dei movimenti sociali e delle pratiche partecipative (che ovviamente rimangono centrali ed importanti) ad istanze più intime, alle sofferenze delle popolazioni di fronte ai fallimenti della politica che si piega agli interessi economici; pensiamo ai temi dei biocarburanti, delle estrazioni minerarie, dell’utilizzo del caucciù e del disboscamento.

Da un punto di vista più soggettivo, rispetto alle attività del commercio equo di cui mi occupo da anni, avrà grande rilevanza l’incontro delle reti di economia, commercio, artigianato, agricoltura solidali. Un momento fondamentale per incontrarsi, fare sistema, ragionare sui percorsi che stiamo attivando anche in vista di un ulteriore importante appuntamento internazionale: dal 29 aprile al 2 maggio 2009 si terrà infatti in Lussemburgo il Quarto Forum Internazionale per la Globalizzazione della Solidarietà (www.inees.org),  con oltre 1200 imprese sociali, cooperative, associazioni, reti, ong ed enti locali di sei continenti riuniti intorno alla Rete Intercontinentale per la Promozione dell'Economia Sociale e Solidale Ripess (www.ripess.net)".

 

Rispetto agli anni di Porto Alegre, il Forum sembra entrare con più difficoltà nel dibattito e nei media internazionali.

"Il Forum è una specie di “morto annunciato che resuscita sempre”. L’anno scorso quando si è fatta la scelta di organizzare la giornata di azione globale in molti hanno pensato ad una sorta di abdicazione del Forum e ci siamo invece trovati di fronte a centinaia e centinaia di iniziative in oltre 80 paesi, raggiungendo anche territori non abituali per il WSF come Iraq, Palestina, Afganistan, molte zone dell’Africa e gli stessi Stati Uniti.

Il Forum Sociale Mondiale produce un’alchimia particolare ed è costantemente in trasformazione. E’ uno spazio direi poco governabile e poco governato, che però ha saputo analizzare e prevedere la crisi globale che stiamo attraversando con molta lungimiranza. Lo spazio del Forum è quindi aperto, ed è uno straordinario incontro di persone e pratiche. Certo si pone un altro tema: per chi lo credeva lo strumento per la creazione di nuove leadership globali per la sinistra, è stato forse una delusione.

Molte associazioni internazionali (e molte associazioni italiane impegnate nel Social Forum) vivono una crisi di rappresentanza e uno scarso ricambio generazionale, oltre che un inaridirsi del tessuto associativo (meno volontari), ma questi sono problemi soprattutto delle organizzazioni stesse, non del Forum. Il WSF rimane un’occasione eccezionale di confronto  per “tastare il polso” delle idee e delle esperienze nuove che vengono promosse in tutto il pianeta. Il Forum può inoltre rappresentare un’occasione per confrontare i linguaggi, gli immaginari per costruire e rinsaldare relazioni".

 

Quali iniziative organizzate da associazioni italiane segnaleresti all’interno del Programma del WSF?

"Il Forum nasce come cantiere di costruzione di reti e di convergenza tra reti diverse. Per questo la collaborazione è strategica nella costruzione di iniziative, eventi, appuntamenti e le organizzazioni italiane che partecipano al Forum di Belem li hanno in gran parte promossi insieme a partner di tutto il mondo. Tra queste segnalerei “una marcia in più per la Corsa dei Diritti e della Solidarietà” organizzata dall’UISP, la giornata sull’emergenza climatica, la rete transnazionale sul tema “lavoro e globalizzazione, le alternative alla crisi”, il coordinamento delle economie solidali attraverso la messa in rete di centinaia di piccoli produttori, contadini, artigiani impegnati nello sviluppo del commercio equo (attraverso la rete “Fair), il seminario di presentazione della nuova Edizione di Terra Futura, fiera del commercio equo e dell’economia solidale coordinato dalla Fondazione Culturale di Banca Etica.

 

Una particolare segnalazione va alla campagna “Sui binari della Giustizia”, promossa tra gli altri dai missionari comboniani e dalla Caritas del Maranhao e Parà, nata per bloccare il disboscamento e l’enorme devastazione ambientale che colpisce un’ampia parte del territorio amazzonico nella regione del Maranhao, deturpato irrimediabilmente per favorire uno sfruttamento minerario selvaggio.  

 

Significativo il lavoro del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che partecipa ad una serie di iniziative di presentazione di tutte le pratiche alternative sperimentate per garantire il diritto all’acqua in un complesso scenario globale, a seguito della crisi e dei cambiamenti climatici, ed in vista del Forum Mondiale dell’acqua che si terrà ad Istanbul nel mese di marzo".

 

Un’ultima domanda sul ruolo e l’azione delle organizzazioni sindacali nel Forum Sociale Mondiale.

"I sindacati saranno tra i grandi protagonisti del WSF di Belem, attraverso le attività della rete mondiale "Lavoro e Globalizzazione". E’ davvero importante tenere insieme il ragionamento sullo stato del pianeta e quello sul lavoro. Risorse e lavoro non possono considerarsi “nemici”. Saranno, questi, oltre agli spazi di convergenza e di incontro dei diversi Network, delle occasioni per discutere delle alternative e delle strategie che i movimenti intendono mettere in atto per fronteggiare la crisi economica globale e le sue conseguenze. Cgil si confronterà sui temi del partenariato Nord/Sud rispetto alle tematiche specifiche del lavoro, ma anche sugli effetti della crisi finanziaria sull’occupazione, mentre sarà presente il Dipartimento Internazionale della Cisl anche in rappresentanza della Confederazione Europea dei Sindacati. Fim e Fiom, inoltre, promuovono una specifica attività di comunicazione dell’esperienza compiuta a supporto della lotta dei movimenti indiani nel caso Tata. A livello internazionale mi sento di segnalare l’esperienza con i sindacati del settore tessile attraverso la campagna “Abiti puliti” in cui si sono sperimentate partnership forti tra sindacati, associazioni e movimenti sociali e nella quale la mobilitazione sull’impatto ambientale si è affiancata al tema del lavoro dignitoso e della libertà sindacale.

 

Personalmente ritengo che a livello globale, ma anche italiano, sia fondamentale una battaglia comune per la qualità della vita e la qualità del lavoro ed  in questo senso è possibile prendere ad esempio molti sindacati del Sud del mondo che sono fortemente radicati in questa duplicità di istanze.

 

Un’altra esperienza che ha visto i sindacati coinvolti è stata quella delle banche armate e sul commercio internazionale di armi, mentre vorrei concludere con il segnalare una significativa esperienza nazionale. Si tratta del sindacato indiano SEU, il sindacato dei lavoratori e delle lavoratrici informali che ha saputo attivare esperienze davvero eccezionali di valorizzazione del lavoro delle donne, del microcredito ed  anche sul fronte comunicativo, attraverso la creazione di una radio. Anche su questo fronte c’è molto da imparare dal “cosiddetto” Sud del mondo".

Sabato, 24. Gennaio 2009
 

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