Una importante battaglia sindacale degli anni ottanta, a fianco alla richiesta di lotta allevasione, è stata quella relativa al fiscal drag, problema allora molto sentito data la contemporaneità di uninflazione elevata e la presenza di numerosi e ristretti scaglioni di aliquote Irpef. La coesistenza di questi due elementi determinava un sensibile aumento dellimposizione Irpef per il solo aumentare delle retribuzioni nominali a causa dellinflazione. Da un anno allaltro una percentuale maggiore della retribuzione era sottoposta ad aliquote più alte determinando, a parità di retribuzione reale costante, una maggiore imposta e, quindi, una diminuzione della retribuzione reale netta. A questo si aggiungeva la svalutazione di fatto delle detrazioni dimposta che perdevano valore in funzione dellinflazione. A fronte dellaumento della pressione fiscale sulle retribuzioni e sui redditi in generale vi era naturalmente una crescita delle entrate per lo Stato a carico in buona parte di lavoratori dipendenti e pensionati che fornivano (e forniscono) buona parte delle entrate Irpef.
La richiesta sindacale di eliminazione del fiscal drag fu soddisfatta nel 1989 con un intervento legislativo che prevedeva ladeguamento degli scaglioni delle aliquote e delle detrazioni nei casi in cui linflazione superava il 2%. Il mese di rilevamento dellinflazione era fissato ad agosto e, in caso di superamento di questa soglia, il governo doveva emanare entro settembre il provvedimento di modifica, a partire dallanno successivo, di scaglioni e detrazioni e indicare in Finanziaria le risorse per fare fronte al decreto. Nel 1992 la normativa fu modificata limitando lintervento correttivo alle sole detrazioni dimposta e successivamente in diversi anni le risorse necessarie per la modifica delle detrazioni sono state utilizzate, su richiesta sindacale, per laumento degli assegni al nucleo familiare.
Negli anni duemila non vi è mai stata restituzione del fiscal drag. La mancata restituzione, sia pure parziale data la limitazione alle detrazioni, si è verificata sia con i governi dellUnione che con quelli di Berlusconi. Con i governi di centro sinistra è derivata dalla riforma dellIrpef operata da Visco nel 2001 (riforma che secondo Visco assorbiva la restituzione del fiscal drag) e nel 2007 da un tasso di inflazione inferiore al 2%. Con i governi Berlusconi la mancata restituzione è dovuta, secondo linterpretazione di Tremonti, alla eliminazione della norma avvenuta con la modifica Irpef operata da Visco nella finanziaria 2001.
Contro la tesi di Tremonti vi è se non altro il fatto che secondo il sito del Dipartimento delle Finanze la norma in questione è tuttora vigente e che, quindi, il governo dovrebbe prendere atto dellinflazione ad agosto, 3%, e modificare di conseguenza entro settembre le detrazioni Irpef prevedendone la copertura in finanziaria. Sarebbe questa una manovra contenuta, inferiore ai 2 mld di euro e sarebbe, peraltro, una restituzione solo parziale del fiscal drag avvenuto a partire dallentrata in vigore dellultima riforma Visco, 1° dicembre 2007.
Un reddito di quellanno cresciuto in misura pari allinflazione del biennio 2007/2008 è aumentato del 5,6% pur restando invariato in termini reali. Ha però subito, e subirà, un incremento progressivo della pressione fiscale per effetto del minor valore delle detrazioni e per effetto di un incremento dellaliquota media in funzione dellaumento nominale del reddito.
Nellipotesi di un incremento medio delle retribuzioni e dei redditi in generale pari allinflazione questo si tradurrà nel 2009, rispetto al
Questo significa che tutte le retribuzioni cresciute in linea con linflazione sono diminuite e diminuiranno in termini reali per effetto di una maggiore pressione fiscale. Da un governo che ha fatto della diminuzione delle tasse il suo slogan vincente ci si dovrebbe aspettare leliminazione totale di una tassa occulta come quella derivante dal fiscal drag. E inoltre una tassa che pesa in massima parte su lavoratori dipendenti e pensionati e la sua integrale restituzione servirebbe a difendere il potere di acquisto di queste categorie, elemento importante in una situazione di crisi economica come quella attuale.
Vi sono quindi ragioni di equità fiscale, ragioni economiche e, non ultimo, ragioni di coerenza elettorale, perché in governo intervenga in questa direzione.