Il complesso di Caligola

Di fronte ai suoi interessi il signor B non va per il sottile. Con le nomine all'Antitrust di Giorgio Guazzaloca e Antonio Pilati ha scandalizzato persino i "terzisti"
Quando sono in ballo i suoi (conflitti di) interessi, il signor B non scherza: anche a costo di fare come Caligola, che fece senatore il suo cavallo. Su queste nomine all'Antitrust l'ha fatta proprio grossa. Persino i "terzisti", i sostenitori del dialogo politico ad ogni costo, hanno avuto un sobbalzo: la designazione di Giorgio Guazzaloca e Antonio Pilati li ha scandalizzati persino più di un addomesticamento del falso in bilancio, di una "legge Previti" (in attesa di risolvere i guai anche di Dell'Utri), di un non luogo a procedere per prescrizione sulla corruzione dei giudici.
Di precedenti clamorosi come questo se ne ricorda uno solo, quando Andreotti nominò alla presidenza della Consob Bruno Pazzi, le cui uniche esperienze imprenditoriali note consistevano nella gestione del cinema-teatro Ambra Jovinelli, allora famoso per gli spettacoli di strip tease frequentati per lo più da militari in libera uscita. Ma persino Andreotti, che in politica non è certo una mammoletta, del signor B non ne ha mai voluto sapere, nonostante il pressing del suo ex luogotenente, oggi oscillante fra i Poli, Paolo Cirino Pomicino.
Stupisce, piuttosto, il comportamento dei presidenti delle Camere, formalmente titolari del potere di nomina. Se Marcello Pera aveva già fatto ampiamente capire in quale modo, quanto meno non da tutti condivisibile, intendesse intepretare la sua carica istituzionale, Pier Ferdinando Casini era apparso finora più attento a non assumere posizioni smaccatamente di parte. Con questa vicenda ha perso la foglia di fico, per la gioia delle lettrici di Novella 2000 da cui qualche anno fa fu "paparazzato" mentre si cambiava il costume da bagno. A meno che non riesca a spiegare in base a che cosa Guazzaloca, che oltre ad aver fatto il macellaio e il sindaco di Bologna ha solo ricoperto qualche carica in associazioni di commercianti, possa essere considerato una "personalità del mondo dell'economia", come richiederebbe la legge istitutiva dell'Antitrust per la figura del commissario.
Il complesso di Caligola ha impedito al signor B persino di fare un piccolo sforzo per trovare un'altra figura come  Antonio Pilati che, almeno, dal punto di vista delle credenziali formali è a posto. Peccato che poi si sappia che può essere considerato il "padre" della legge Gasparri sull'informazione, e che quindi non si capisca come potrà comportarsi in modo imparziale.
Tutto questo accade mentre assistiamo sbigottiti allo spettacolo penoso di un centro sinistra che sembra non saper fare altro che litigare. Il centro-destra ha litigato per più di un anno furiosamente, arrivando a sfiorare la crisi di governo. Ma non si è mai sentito Berlusconi, nei suoi migliaia di fluviali discorsi, parlare dei problemi della coalizione, che al massimo, se proprio qualcuno insisteva con le domande, liquidava in quattro parole, assicurando che era tutto normale e tutto a posto. Solo una volta, alla fine, ha minacciato pubblicamente di andare alle elezioni e di andarci da solo: per tutto il resto del tempo ha continuato a spacciare le sue illusioni di tagli di tasse e miracolo economico. Invece capi e sottocapi del centro sinistra fanno a gara nel rilasciare dichiarazioni e concedere chilometriche interviste in cui si spiega come sono diverse le posizioni nella coalizione. Francesco Rutelli almeno una cosa giusta l'ha detta: "Finora abbiamo parlato per il 90% dei nostri rapporti e per il 10% del programma, dobbiamo cominciare a fare il contrario". Lo prendiamo come un impegno.
Mercoledì, 5. Gennaio 2005
 

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