Laccordo è arrivato dopo una maratona negoziale di 23 ore. Una rottura avrebbe significato lavvio dello sciopero a oltranza, che avrebbe coinvolto 3,6 milioni di lavoratori nel più importante settore delleconomia tedesca. Il sindacato e gli industriali metalmeccanici hanno preferito raggiungere un compromesso, consapevoli della difficile congiuntura che ha cominciato ad aggredire il settore, soprattutto nel comparto strategico dellindustria dellauto.
Laccordo è stato raggiunto il 12 novembre a Sindelfingen, nel Baden-Württemberg, da sempre la regione-pilota per le relazioni sindacali nel settore metalmeccanico. Lintesa dovrebbe poi essere recepita, come secondo tradizione, nelle altre regioni. Gli aumenti tabellari sono così articolati: +2,1% da febbraio ad aprile 2009, che si eleva al 4,2% da maggio (ma il 2,1% in più può essere rimandato fino a 7 mesi in determinate condizioni problematiche da definire a livello aziendale, previo il consenso del consiglio di azienda). La scadenza è aprile 2010, dunque una vigenza complessiva di 18 mesi. A copertura dei tre mesi da novembre
La rivendicazione iniziale della IG Metall era molto più ambiziosa: +8%, per una vigenza contrattuale di 12 mesi: la richiesta più alta da 16 anni a questa parte. Una massiccia campagna di informazione ne aveva motivato le buone ragioni. Presentando la richiesta in una conferenza stampa alla vigilia dellapertura del negoziato, Berthold Huber, presidente della IG Metall, laveva difesa energicamente: 8 per cento è certo espressione di fattori economici, ma la politica contrattuale non è un esercizio matematico: prende in conto anche le attese delle persone nelle imprese. La nostra è una richiesta obbligata dal punto di vista sia economico che sociale.
Si era ancora a settembre, la tempesta sembrava non toccare ancora, perlomeno in modo traumatico, lindustria metalmeccanica.
Secondo i dati forniti dalla IG Metall a sostegno delle sue buone ragioni, anche per il 2009, malgrado un calo degli ordini, si prevedeva una crescita della produzione, tra il 4 e il 5%; il 2008 avrebbe segnato un aumento attorno al 6% (era stato dell8,1 nel 2006 e dell8,7 nel 2007). Colpisce landamento a forbice dei dividendi distribuiti dalle imprese quotate in Borsa e dei profitti, da un lato, e del costo del lavoro e delle spese per investimenti produttivi dallaltro. Secondo
Da parte loro gli industriali non ci pensavano neppure, almeno inizialmente, a trattare su questa base. Pensavano dapprima di cavarsela con una una tantum, senza toccare le retribuzioni tabellari. Poi, premuti da una forte e diffusa ondata di scioperi di avvertimento, partita non appena scaduti i termini della tregua sociale (a fine ottobre), hanno proposto un aumento del 2,1%. E su queste posizioni si è arrivati al confronto finale: o trovare un compromesso, o affrontare un conflitto di lavoro di proporzioni gigantesche e dalle conseguenze imprevedibili. I negoziatori si sono arrestati sullorlo dellabisso.
Daltra parte secondo Huber non era realistico aspettarsi un esito significativamente migliore dal conflitto di lavoro. Certo, la conclusione non è di quelle che possano suscitare euforia, abbiamo conseguito un risultato normale in una situazione storicamente difficile. Ugualmente positiva con prudenza è la valutazione di Hermann Kannengiesser, presidente del Gesamtmetall (lassociazione degli imprenditori del settore). Tutti contenti, nessuno felice, titola un articolo della Frankfurter Rundschau.
Tuttavia