Per i metalmeccanici un buon contratto (in Germania)

"Un compromesso di ordinaria amministrazione", l'ha definito il leader della IG Metall. In realtà, non solo gli aumenti ottenuti sono sensibili (5,8%, scaglionato in due tappe, per 19 mesi), ma viene rilanciata la contrattazione nazionale

Il contratto firmato venerdì 4 maggio a Sindelfingen, in Baden Württemberg, per i settori meccanico ed elettromeccanico (circa 3.400.000 addetti) si sta rapidamente estendendo a tutto il territorio federale, da una regione all’altra. Come è noto, il sistema contrattuale tedesco prevede che il contratto firmato in una regione-pilota valga soltanto per quella regione, ma che poi venga via via esteso alle altre attraverso rapidi accordi locali. Così è stato anche questa volta.

 

Era ormai chiaro che il tavolo aperto nel Baden-Württemberg, tradizionale regione-pilota per questo settore, sarebbe stato quello decisivo (la prima trattativa era stata aperta in marzo nel Nordrhein-Westfalen). Venti ore di trattativa a oltranza, precedute da una forte intensificazione degli “scioperi di avvertimento”, sono bastate per approdare a un risultato ritenuto da entrambe le parti soddisfacente.

 

Veniamo ai risultati, espressi in termini percentuali (questo è l’uso tedesco, mentre in Italia siamo abituati a dare la cifra media in moneta):

  • aumento tabellare del 4,1% per 12 mesi, da giugno 2007 a maggio 2008

  • “una tantum” di 400 euro a copertura dei mesi di aprile e maggio 2007 (il contratto era scaduto il 31 marzo)

  • ulteriore aumento tabellare dell’1,7% per 5 mesi, da giugno a ottobre 2008

  • per lo stesso periodo, erogazione di un “bonus congiunturale” (cioè “una tantum”) pari allo 0,7%, per ciascuno dei mesi da giugno a ottobre 2008

  • questi ultimi due aumenti potranno essere dilazionati per un massimo di quattro mesi, tramite accordi aziendali di fronte a comprovate necessità economiche

  • il nuovo contratto copre un arco di tempo di 19 mesi, calcolando anche i due coperti da “una tantum”, da aprile 2007 a fine ottobre 2008, quando si riaprirà una nuova trattativa per il rinnovo.

L’aumento, per quanto un po’ distante dalla richiesta iniziale del sindacato (era del 6,5% per 12 mesi), è comunque consistente, nettamente al di sopra del tasso di inflazione (1,7% nel 2006, prevedibilmente attorno all’1,5% nel 2007 e 2008), anche se al di sotto dell’aumento di produttività per lavoratore (6,6% nel 2006). Le offerte di Gesamtmetall, l’associazione datoriale del settore (la Federmeccanica tedesca), erano molto, ma molto al di sotto: inizialmente disposte unicamente a liquidare la vertenza con un “bonus congiunturale” che non incidesse stabilmente sul peso delle retribuzioni, le imprese erano arrivate a concedere un aumento tabellare del 2,5%, più un “bonus congiunturale” dello 0,5%.

 

Se entrambe le parti si dichiarano (moderatamente) soddisfatte del risultato, divergono le loro rispettive valutazioni su benefici e costi complessivi per l’intero periodo di 19 mesi. 

I padroni minimizzano l’onere. Secondo Gesamtmetall, il contratto comporterebbe un peso aggiuntivo del I I I padroni minimizzano l’onere. Secondo Gesamtmetall, il contratto comporterebbe un peso aggiuntivo del 3,9% per il 2007 e del 2,1% per i primi dieci mesi del 2008, il che equivarrebbe a un 3,3% per l’intero periodo. Il presidente dell’associazione datoriale, Martin Kannegiesser, ha tenuto a sottolineare che la conclusione della vertenza “è stata decisamente favorita dalle ripercussioni di una congiuntura sempre più sostenuta” e che, bontà sua, “anche i lavoratori potranno beneficiare di questo positivo andamento dell’economia”.

Gli imprenditori attirano l’attenzione anche su alcuni risultati “politici” per loro positivi. Due in particolare: da un lato, l’estensione del periodo di vigenza a 19 mesi “consente alle imprese una certezza di pianificazione e calcolo in pratica fino alla fine del 2008”; dall’altro, l’ottenuta flessibilità di quattro mesi per l’applicazione della seconda tappa del contratto, da negoziare nelle singole imprese, sposta un po’ di più la contrattazione verso il livello aziendale, come da sempre premono gli imprenditori.

 
Diversa, si diceva, la valutazione del sindacato, che si muove da un altro punto di vista: quello del beneficio complessivo in busta paga. A regime, si calcola nella IG Metall, le retribuzioni dei metalmeccanici si elevano stabilmente attorno al 5,8%, quindi non troppo lontano dalla richiesta originaria (anche tenuto conto del prolungamento della vigenza).

 

Stabilmente è evidenziato non a caso: in quella parola si cela una delle vittorie “politiche” della IG Metall in questa vertenza. Come si ricorderà, le imprese hanno fatto di tutto per scongiurare aumenti strutturali, stabili della busta paga, per liquidare il tutto con il “bonus congiunturale”. A ciò la IG Metall si è opposta con determinazione: “Non esistono né una produttività una tantum, né un'inflazione una tantum – aveva detto all’inizio della vertenza Jürgen Peters, presidente della IG Metall – si tratta di fattori persistenti e perciò non è pensabile che ci possiamo accontentare di un aumento una tantum". Quel + 4,1% con l’aggiunta di un ulteriore + 1,7% da giugno 2008 significa un consistente aumento strutturale delle retribuzioni, cui le “una tantum” fanno solo da gradito, per quanto non disprezzabile corredo.

 
Quanto allo spostamento della contrattazione verso il livello aziendale, la flessibilità ottenuta dalle imprese è del tutto in linea con una prassi consolidata di flessibilità contrattuale di cui la IG Metall ha sempre dato prova. Quello che il fronte datoriale non ha ottenuto è stato lo smantellamento graduale del livello centrale di contrattazione, di quel “contratto d’area” (corrispondente, quanto alla sua funzione, al nostro contratto nazionale) che continua a rimanere un cardine della tutela dei lavoratori esercitata in Germania dal sindacato.

Infine, questa vertenza dà ragione a uno dei punti “politici” su cui la IG Metall va premendo da tempo: la centralità della questione redistributiva, non solo per riequilibrare in senso equitativo la distribuzione del reddito, ma anche per rianimare i consumi interni e, di conseguenza, l’economia e la capacità competitiva del “sistema Germania”.

 
Gli esperti di entrambe le parti sottolineano un terzo aspetto: la conclusione contrattuale dei metalmeccanici influenzerà inevitabilmente le vertenze di altre categorie. Secondo Hagen Lesch, esperto contrattuale dell’Instistut der deutschen Wirtschaft (vicino agli imprenditori), “la IG Metall è un sindacato relativamente forte, e altri sindacati più deboli cercheranno di trarre vantaggio dai suoi successi. Ad esempio, già il sindacato dei servizi Verdi ha annunciato richieste di aumento dell’ordine del 5,5% per il settore del commercio al dettaglio”. Della stessa opinione, ma con ottica diversa, è Reinhard Bispinck, esperto alla Fondazione Böckler del Dgb (la Confederazione tedesca dei sindacati): “C’è da sperare che anche in settori più deboli, come il commercio al dettaglio, gli aumenti si pongano nettamente al di sopra del tasso di inflazione. I recenti accordi hanno mostrato che il sindacato riesce meglio di prima a sfruttare i margini redistributivi, che quest’anno si collocherebbero attorno al 3,5%".

 

Per concludere: può sorprendere l’understatement con il quale Jürgen Peters ha accolto il risultato contrattuale di Sindelfingen: “Ein ordentlicher Kompromiss” – ha detto – alla lettera: “un compromesso di ordinaria amministrazione”. Alla luce di quanto abbiamo scritto fin qui, tanta sobrietà appare più come un esercizio di stile, che un giudizio politico-sindacale.

 
Tra l’altro, c’è un ultimo aspetto da considerare: le condizioni in cui è stato possibile conseguire questo risultato in maniera relativamente indolore (è stato scongiurato lo sciopero a oltranza, che sarebbe stato sicuramente dichiarato se il negoziato di Sindelfingen fosse fallito). Si sono mescolati qui due fattori entrambi decisivi: da un lato il persistere della congiuntura economica positiva, con le imprese cariche di ordini e di programmi di lavoro avviati; dall’altro la pressione di forti mobilitazioni nelle aziende, con “scioperi di avvertimento” cui nel solo Baden Württemberg hanno partecipato attivamente più di 100 mila lavoratori. Un segnale allarmante, che le imprese hanno colto con un rapido calcolo dei costi-benefici di un eventuale protrarsi della vertenza, che avrebbe significato sicuramente un salto di qualità della conflittualità, con un sindacato fortemente determinato e seguito da una base altrettanto determinata ad avere parte adeguata alla ricchezza prodotta con il proprio lavoro.

Giovedì, 10. Maggio 2007
 

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