I forzati dell'educazione

I giovani laureati che insegnano negli istituti privati di formazione Cepu e Grandi Scuole hanno contratti co.co.pro e nessun diritto. Il loro lavoro finisce ogni anno all'inizio delle vacanze estive e non c'è alcuna garanzia di riassunzione l'anno dopo. Al Cepu di Bologna il primo sciopero nella storia dell'azienda ha ottenuto che siano pagate le ore programmate anche se lo studente non si presenta
Sono assunti con un contratto a progetto, una delle possibilità d’impiego previste dalla Legge Biagi. Nella giungla di sigle ed acronimi che affollano il mercato del lavoro, questo tipo di contratto è chiamato co.co.pro, un termine che inconsapevolmente disegna un ritratto impietoso dell’ambiente in cui ha luogo. Il suono co.co.pro è onomatopeico, evoca il chiocciare delle galline in un pollaio, l’immagine cruda di un mondo basato su rigide gerarchie e del tutto privo di diritti.

 

 

Il paragone con la triste vita dei polli serve solo per attirare l’attenzione su una condizione lavorativa insostenibile, perché gli insegnanti assunti a progetto da Cepu e Grandi Scuole non hanno affatto i caratteri assegnati dall’immaginazione popolare alle galline. Al contrario, si tratta di giovani laureati ampiamente dotati di senso critico. In una parola, sono professionisti seri e preparati. Peccato che i 3200 tutor operanti nelle aziende fondate da Francesco Polidori debbano vedere frustrate in questo modo le loro aspettative di un lavoro stabile e adeguatamente remunerato. Dislocati nelle 120 sedi aperte dal 1986 ad oggi sul territorio nazionale, i collaboratori a progetto di Cepu e Grandi Scuole sono in primo luogo condannati a un precariato senza fine. La breve durata del loro contratto coincide col calendario scolastico e si conclude invariabilmente all’inizio delle vacanze estive. Non c’è alcuna garanzia di essere riassunti l’anno seguente, tutto dipende dai risultati raggiunti e dall’omologazione al modello aziendale. Il tutor ideale, nella mente di Polidori, non pretende ferie e tredicesima, né si ammala. In ogni caso, le assenze per malattia non vengono retribuite.

 

 

Il sistema dei compensi di Cepu è un altro elemento che genera insicurezza e forti perplessità. L’obiettivo da raggiungere è quello di preparare uno studente universitario al superamento di un esame. La retribuzione al docente è prefissata in base al numero d’ore del pacchetto formativo, ma la sua erogazione avviene in tre tranche dilazionate nel tempo. Solo la prima di queste andrà a finire con assoluta certezza nelle tasche dell’insegnante: quella prevista al termine del corso. Le altre due tranche sono più aleatorie. La seconda viene pagata solo se lo studente sostiene l’esame per cui è stato preparato, mentre l’accredito al tutor della terza ed ultima tranche è subordinato al superamento dell’esame. Per dirla con altre parole, chi ha la sventura d’incappare in uno studente di scarse capacità rischia di lavorare quasi a titolo gratuito.

 

 

In Grandi Scuole, che offre corsi di recupero per studenti delle superiori, i docenti vengono pagati ad ore, ma la retribuzione non è adeguata alla qualità della prestazione fornita: la paga oraria, variabile a seconda della città e materia insegnata, oscilla dagli undici ai quindici euro lordi. Gli orari di lavoro sono oltremodo flessibili, da dieci ore la settimana a dieci ore al giorno. Se gli studenti di un corso disertano la lezione, le ore d’assenza non vengono pagate.

 

 

Una tale situazione genera, come minimo, scontento e malumori. L’assenza di tutele, la mancanza di diritti sindacali, il senso di precarietà e l’inadeguatezza dei compensi sono tutti elementi che, prima o poi, sfociano in conflitti. Lo scorso 7 maggio la protesta si è concretizzata alla sede Cepu di Bologna, teatro del primo sciopero nella storia dell’azienda. I tutor, con l’aiuto della NIdiL CGIL, hanno ottenuto un primo risultato: le ore programmate dei corsi saranno retribuite anche nel caso di assenza degli studenti. Adesso si guarda avanti, verso orizzonti più ampi, l’intenzione è quella di coinvolgere nella lotta anche le altre sedi Cepu e Grandi Scuole. È stato creato il sito www.iprecaridicepu.net per coordinare le azioni su scala nazionale e diffondere le notizie in Rete. Perché il suono di mille voci è forte, non lo si può ignorare.
Venerdì, 30. Maggio 2008
 

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