Governo, le mani sull'Inail

Una serie di provvedimenti ha progressivamente ridotto l'autonomia dell'istituto e prevede un utilizzo dei fondi al di fuori dei compiti assicurativi dell'istituto. Il Consiglio di vigilanza ha bocciato il bilancio preventivo, il presidente spiega i motivi

Il dibattito che si è sviluppato in questi ultimi giorni sul tema della competitività  ha riportato l'INAIL all'attenzione del mondo politico e di quello sindacale, quale potenziale strumento di sostegno economico.

In una intervista il direttore generale dell'istituto, partendo da un'analisi economica sui danni patrimoniali provocati dagli infortuni sul lavoro, quantificati in 29 miliardi di euro annui, ha proposto un tavolo nazionale propedeutico ad un accordo interconfederale finalizzato a ridurre questi dati - drammatici se pensiamo che mediamente muoiono più di 3 lavoratori al giorno a causa di incidenti sul lavoro -  avanzando l'ipotesi di ridurre dell'1% le aliquote pagate all'INAIL dalle aziende, in presenza di intese dalle parti sociali sulla sicurezza.

Considerato che nell'ente il direttore ha unicamente compiti operativi, essendo affidati i compiti di indirizzo al Consiglio di vigilanza ( C.IV) e quelli  di amministrazione allo specifico Consiglio, l'intervista aveva sicuramente lo scopo di lanciare una palla al ministro del Welfare, che l'ha colta al volo convocando un tavolo ministeriale sul costo del lavoro.

In realtà sull'argomento le parti sociali rappresentate nel CIV si erano  già espresse, in sede di esame del Bilancio di previsione 2005, alla luce dei consolidati avanzi di amministrazione, attestati stabilmente ormai sui 1500 milioni di euro annui, per sottolineare agli organi  di gestione l'opportunità di destinarli al completamento dell'opera di risanamento dell'istituto con l'ulteriore riduzione del disavanzo patrimoniale, e, contemporaneamente,  all'abbassamento delle tariffe e soprattutto al miglioramento delle prestazioni agli infortunati ridottesi notevolmente dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo 38/2000. La mancata approvazione del Bilancio  Preventivo 2005 da parte del CIV non ha permesso di assumere il relativo atto di indirizzo sul quale a breve si pronuncerà il Consiglio.

In realtà sono ormai alcuni mesi che il governo, alla continua ricerca di disponibilità finanziarie, sta progressivamente riducendo l'autonomia gestionale dell'istituto, in contrasto con gli indirizzi deliberati dalle parti sociali rappresentate nel CIV. Dapprima il ministro Maroni, con la finanziaria 2005 (art. 1, comma 449), si è attribuito il compito di individuare i settori cui destinare gli investimenti dell'istituto, seguito immediatamente a ruota dal ministro Siniscalco che, per rispettare i parametri di Maastricht, ha sottratto  all'ente le sedi regionali  - provvedimento contro cui è stato fatto ricorso al TAR del Lazio, del quale si attende la pronuncia. Da ultimo il ministro Alemanno ha individuato nelle risorse dell'INAIL il sostegno alla competitività, ed infatti il relativo decreto, all'art 4 comma 5, ha previsto la possibilità di finanziare  la costruzione delle infrastrutture coinvolgendo l'Ente con il meccanismo del project financing. Tutti interventi che hanno volutamente ignorato la natura assicurativa dell'istituto, che ricava dagli investimenti l'unico introito in grado di ricostituire le riserve tecniche  necessarie  per far fronte alle prestazioni  nei confronti dei propri assistiti.

D'altro canto se veramente questo governo vuole trovare le risorse per ridurre il costo del lavoro e attribuire all'INAIL e, conseguentemente alle parti sociali rappresentate, un ruolo di rilievo nel nuovo Welfare, può realizzare immediatamente tale obiettivo escludendo  l'istituto dal novero  degli Enti obbligati a depositare presso la Tesoreria del Ministero dell'Economia in un conto  infruttifero le proprie disponibilità liquide  per un ammontare che,  attualmente, ammonta a circa 7 miliardi di euro.

In realtà tutte le decisioni assunte da questo governo sono state limitative dell'autonomia di gestione degli Enti previdenziali sui  quali grava come una spada di Damocle l'art. 18 dell'ultima legge delega sulla previdenza, che prevede il riordino degli stessi entro il prossimo mese di ottobre. Non vorremmo essere profeti di sventura ma abbiamo il fondato dubbio che questo ministro del Lavoro abbia l'intenzione di  scardinare il sistema duale che sta alla base del funzionamento degli Enti previdenziali e, questo, nonostante che in sede di approvazione della delega previdenziale il Parlamento si sia espresso per il suo rafforzamento.

( Giovanni Guerisoli - Presidente C.I.V. INAIL)

Mercoledì, 27. Aprile 2005
 

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