Foa e le delusioni della sinistra

Riflessioni di un sindacalista napoletano sulla politica e sui politici di oggi con l'aiuto dell'ultimo libro di Vittorio Foa

Nella mia quarantennale, ancorché modesta, esperienza di operatore ed organizzatore sindacale - caratterizzata soprattutto dall’impegno collettivo in quella che fu la Terza Componente della CGIL (la componente né comunista, né socialista) - una delle persone che più ha influito sulla mia formazione e pratica sociale (per le acute analisi sulle trasformazioni del lavoro e della società, per la tenace difesa del ruolo autonomo del sindacato, per la stessa qualità morale della sua vita) è certamente stato Vittorio Foa.

 
Nel suo ultimo libro (“Le parole della politica”) Foa rivela con semplicità e chiarezza il suo stato d’animo: “Ho atteso con speranza il governo di centro-sinistra, ma quando questa mia speranza si è concretizzata ho provato e provo tuttora una sincera amarezza vedendo l’incredibile corsa verso i posti, cioè verso il denaro. Mi colpisce che dell’esempio non si parla mai. Anche a sinistra la politica dell’esempio è venuta meno, come se i valori bastasse predicarli, invece che viverli e praticarli. Forse il degrado della politica e delle sue parole sta proprio nell’agire pensando solo a se stessi. Ecco perché quando un ragazzo mi chiede cosa vuol dire fare politica, la sola povera risposta che sento di dargli è di pensare agli altri: solo l’altro dà senso alla nostra identità”.

 

Scolpite nella mente le parole di questo grande protagonista del Novecento, in questi giorni davanti ai miei occhi ho visto scorrere le sciagurate immagini della mia Napoli, ferita ed umiliata dal disastro ambientale dei rifiuti, tradita da quella stessa sinistra che da oltre un decennio la governa nella costante deriva di una politica di potere, nella politica “dei posti e del denaro”.

 

C’è ancora speranza? Dice sempre Vittorio Foa: “La rinascita è possibile se ciascuno pensa a ciò che fa, cioè a chi giova e chi danneggia. La rieducazione civile degli italiani riparte nelle case, nelle scuole, negli ospedali, nelle strade, nella vita personale di ciascuno di noi”.

 

Aria nuova nella sinistra si è augurato qualche giorno fa Massimo Villone in un bell’articolo su “La Repubblica”, anche se ha pessimisticamente aggiunto: “Buona parte di quella che è stata la sinistra oggi preferisce locali alla moda e salotti eleganti alle assemblee di popolo”.

 

Pur condividendo questo pessimismo, rispetto all’esigenza di una vera e propria “rivolta morale” (perché i guasti sono certamente nella “casta” ma, purtroppo, sono diffusi largamente nel tessuto sociale), resto convinto che sono ancora tante le energie positive presenti nella sinistra e, soprattutto, nella società. La speranza è che riescano a riprendersi la parola. La parola per una politica “altra”.

 

 

Gennaro Sanges

Giovedì, 7. Febbraio 2008
 

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