Faccia a faccia con Bankitalia

Dopo l'orgia di numeri esibiti nel confronto con Prodi, su Berlusconi si sono abbattuti quelli del Bollettino di Bankitalia: da una fonte non di parte arriva la certificazione del suo fallimento
Dopo l'orgia di cifre, alcune "accomodate", del "faccia a faccia" con Prodi, Berlusconi ha dovuto subire quelle, difficilmente contestabili come "di parte", del Bollettino di Bankitalia. Numeri che testimoniano il totale fallimento del suo governo, anche a prescindere (ma si può prescindere?) dalle tante leggi perniciose per favorire i suoi interessi o per accontentare alleati turbolenti quanto impresentabili, come la Lega.

Quei numeri dicono che l'occupazione (in termini di unità di lavoro standard) nel 2005 è diminuita per la prima volta dopo dieci anni; e non solo nell'agricoltura, come si è premurato di dichiarare l'economista "organico" Renato Brunetta: l'industria in senso stretto perde quasi 80.000 unità (contro le 110.000 dell'agricoltura), i servizi aumentano di un soffio e solo l'aumento nelle costruzioni (oltre 42.000 unità) impedisce la débacle. Senza contare che un lavoratore su quattro è precario e tra i neo assunti addirittura uno su due.

Dicono ancora, quei numeri, che la finanza pubblica è allo sbando. Il rapporto debito/Pil è tornato ad aumentare, anche in questo caso dopo dieci anni, di ben 2,6 punti percentuali; la spesa è salita del doppio esatto del 2% sbandierato lo scorso anno; e in compenso la pressione fiscale, dal 2000 al 2005, è scesa solo di un misero 0,7%, dal 41,3 al 40,6. Si potrebbe continuare, naturalmente, ma non vale neanche la pena, perché sono tutte cose che qualsiasi osservatore non ciecamente schierato con l'attuale maggioranza aveva detto e ripetuto da tempo.

E' il caso, invece. Di sottolineare un'altra delle "perle" del presidente, la risposta sulla scarsità di donne in politica data nel corso del confronto con Prodi. Il fatto è, ha detto il Cavaliere, che le donne preparate non sono molte, e tra quelle quasi nessuna accetta l'idea di trasferirsi a Roma trascurando il bucato da fare e il rammendo dei calzini. Lui la buona volontà ce la metterebbe, ma proprio non ne trova. Chissà, forse, abituato com'è a mandare in Parlamento i suoi dipendenti, concentra le sue ricerche fra "veline", "letterine"  e aspiranti al "Grande fratello"…

Sorvoliamo su Francesco Storace, l'ennesimo ministro perso per strada per essere inciampato in una bazzecola come l'accusa di aver fatto spiare illegalmente gli avversari politici e sul fatto che, non avendo trovato scandali da sollevare, uno zelante "investigatore" aveva pensato di crearne uno assumendo un viado che avrebbe dovuto confessare una rovente storia con Piero Marrazzo. E ricordiamo di sfuggita come il brillante costituzionalista Roberto Calderoli ha definito, con termine scientifico, la legge elettorale dal lui scritta: "Una porcata", fatta con l'unico scopo di rendere difficile la governabilità nella prossima legislatura che evidentemente, al di là dei proclami ufficiali di avere la vittoria in tasca, il Polo ha da tempo data per persa.

Questo governo e questa maggioranza sono davvero impresentabili al di là di ogni limite. Bisogna sopportarli per altri venti giorni. Basta che siano gli ultimi.
Venerdì, 17. Marzo 2006
 

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