Due presidenti e mezzo per un'Unione

La proposta alla Convenzione di Schroeder e Chirac che ha sollevato le polemiche soprattutto dei paesi più piccoli
Un presidente a tempo pieno del Consiglio europeo, al posto dell'attuale sistema di rotazione semestrale; l'elezione diretta del presidente della Commissione da parte dell'europarlamento; la nomina di un ministro degli esteri unico, membro sia del Consiglio europeo che della Commissione; l'introduzione del voto a maggioranza. Sono i punti cardine del progetto comune di Francia e Germania per rinnovare e rendere più efficaci le istituzioni europee (scheda).

La proposta franco-tedesca è stata presentata ufficialmente a inizio anno alla Convenzione europea, l'organo istituito dai quindici paesi Ue per studiare una nuova formula di governo dell'Unione in vista dell'allargamento a partire dal 2004. Ma è un progetto che divide gli Stati membri e che presenta nodi difficili da sciogliere. Non piace ai paesi piccoli, la Commissione l'ha bocciato. I socialisti europei mugugnano, nonostante la proposta arrivi da uno dei suoi più autorevoli rappresentanti, il cancelliere tedesco Schroeder. L'approvano, invece, i cinque grandi dell'Unione: Gran Bretagna, Spagna e Italia (oltre a Francia e Germania ovviamente). Paesi che da soli rappresentano più dei due terzi della popolazine dell'Unione. Ma questo non basta.
Gli ostacoli politici che una proposta del genere può incontrare nel dibattito sono già del tutto evidenti nella questione Iraq. Il progetto di Chirac e Schroeder è nato nell'ambito di un rinnovato clima di cooperazione tra i due paesi che hanno stretto un patto per una politica internazionale comune. Le celebrazioni per il quarantesimo anniversario del Patto dell'Eliseo, il 22 e il 23 gennaio a Versailles e Berlino, sono state l'occasione per rinsaldare i rapporti (è stata creata la figura di un segretario generale alla cooperazione e sono stati decisi scambi piu' frequenti fra i due parlamenti, misure per favorire l'apprendimento delle due lingue e l'istituzione, il 22 gennaio, della ''giornata franco- tedesca''). Ma la stretta di mano tra i due capi di governo in favore di telecamere e fotografi ha reso anche più compatto lo schieramento che si oppone all'ipotesi di un intervento in Iraq e al fronte Bush-Blair.
 
Un ministro degli esteri unico dell'Unione avrebbe un gran daffare a mettere insieme le posizioni dei paesi membri sulla guerra all'Iraq. Il premier britannico Blair appoggia gli Stati Uniti. Così come Spagna e Italia, che pure hanno posizioni più sfumate nel tentativo di ritagliarsi il ruolo di mediatori. Ma il cosidetto 'mister Pesc' (il rappresentante della politica estera comune con poteri ben più netti di quelli previsti dal ruolo che attualmente esiste) non potrebbe certo ignorare il 'no' deciso a un intervento unilaterale Usa da parte di Francia e Germania.
 
La proposta franco-tedesca presentata alla Convenzione sembra dare una risposta al quesito di Henry Kissinger. L'ex segretario di Stato americano, con una celebre battuta, aveva centrato il problema: "Se voglio sapere la posizione di Mosca chiamo il Cremlino; ma chi devo chiamare se voglio sapere quella dell'Europa?", si chiedeva. E sel l'Europa vuole essere un soggetto politico unico deve saper rispondere a domande del genere.
 
Quello della politica estera non è però l'unico nodo da sciogliere nella proposta nata tra Berlino e Parigi. Due presidenti, uno per il Consiglio europeo (con un mandato di cinque anni o due anni e mezzo rinnovabili) e uno per la Commissione europea rischiano di pestarsi i piedi. Ai paesi piccoli dell'Unione non piace l'idea di un presidente a tempo pieno del Consiglio. Il ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer ha spiegato, durante la prima riunione del 2003 della Convenzione, che avrebbe solo le funzioni che attualmente hanno i presidenti di turno. Non sarebbe, quindi, un "leader monocratico" come lo ha definito Giuliano Amato, vicepresidente della Convenzione. Fischer ha anche insistito sul rafforzamento previsto per le altre due istituzioni, la Commissione e l'Europarlamento, che acquisterebbero un ruolo maggiore nelle questioni economiche: una maggiore capacità decisionale sulle entrate di bilancio per l'Europarlamento e sui deficit di bilancio per la Commissione (anche se il testo della proposta non entra nei dettagli su questi punti).
 
C'è poi da registrare il no dei piccoli all'introduzione del voto a maggioranza nelle decisioni del Consiglio. Rinunciando al voto all'unanimità, perderebbero potere nelle trattative.
Il negoziato vero e proprio, comunque, è solo all'inizio. Il progetto franco-tedesco è certamente un contributo di rilievo. Le prime proposte della Convenzione sulla nuova forma di governo non dovrebbero essere adottate prima di giugno e saranno poi affidate a una conferenza intergovernativa.

In rete:
il sito della Convenzione europea
stato dei lavori e sintesi dell'attività
Lunedì, 27. Gennaio 2003
 

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