Dopo Berlusconi il diluvio

Nonostante la situazione disastrosa dei conti pubblici, il premier continua a parlare di un ulteriore taglio fiscale e prefigura sistemi improbabili per finanziarlo. L'eredità per il prossimo governo sarà pesante

Berlusconi insiste per un altro taglio delle imposte dirette di 12 miliardi di € nella legge finanziaria 2006. Per il 2005 il taglio è stato di 6 miliardi di € e non ha funzionato ai fini elettorali. Allora lui pensa di raddoppiare per rendere più tangibili i guadagni.

Il motivo per cui la gente non se ne accorge sta nel fatto che il governo, per ineludibili esigenze di bilancio, negli anni scorsi, ha compensato le minori entrate da imposte dirette con maggiori entrate da imposte indirette, da tariffe e canoni nazionali e locali come sta avvenendo anche quest'anno e come non potrebbe essere diversamente anche nel 2006.

Una manovra più o meno a somma zero per le famiglie con redditi medi e penalizzante per quelle con i redditi più bassi che pagano meno imposte dirette e più imposte indirette.

Nei giorni scorsi la Commissione europea ha fatto sapere che, secondo le sue valutazioni, il deficit di bilancio dell'Italia sarebbe già al 3,6 e al 4,6% del PIL rispettivamente nel 2005 e nel 2006. A parità di altre condizioni, un taglio di 12 miliardi di € si ragguaglia a un altro punto di PIL e porterebbe al 5,6% il deficit di bilancio per il 2006. Tenuto conto, da un lato, che vengono meno gli effetti di tante misure straordinarie degli anni scorsi e, dall'altro, che la Legge finanziaria per il 2006 sarà meno rigorosa per motivi elettorali, il deficit potrebbe attestarsi tra il 5 e il 6% del PIL.
Se le previsioni di crescita economica restano basse, attorno all'1% o poco più, non vedo da dove possano arrivare le maggiori entrate che ci consentano di avvicinarci al 3% previsto dal Trattato di Maastricht.

E' vero che il recente accordo sulla riforma del Patto di stabilità e crescita ha introdotto una certa flessibilità nella quantificazione del deficit eccessivo, ma 2-3 punti al di sopra del limite del 3% è troppo. Per l'Italia sarebbe inevitabile incappare nella procedura di avvertimento preventivo e probabilmente anche in quella sanzionatoria specie se consideriamo che l'Italia gestisce un grosso debito pubblico (106% del PIL) e che, negli ultimi anni, la tendenza alla riduzione si è assottigliata o si è arrestata. In uno scenario siffatto, con probabili aumenti dei tassi di interesse in Europa trainati da quelli americani, già ripetutamente aumentati, non vedo quali margini abbia il governo per il rilancio dell'economia.

A fronte di domande che accennavano a questi due problemi (condizioni peggiorate per le famiglie con redditi medio-bassi e riduzione del debito pubblico), Berlusconi, nel dibattito televisivo a Ballarò, risponde con due facezie per non dire altro.
a) La ricchezza delle famiglie italiane si ragguaglia a 8 volte il PIL come in altri Paesi ricchi (guardandosi bene dal dire alcunché sulla distribuzione di tale ricchezza tra le famiglie).
b) Nel 2006 il debito pubblico sarà ridotto consistentemente perché il governo venderà beni dello Stato per un controvalore di 5 punti di PIL. Roba da far crollare Borse valori più solide di quella italiana seppure l'operazione fosse comunque realizzabile in un solo anno.

Se questo è il modo in cui Berlusconi intende andare alle elezioni e tenere i conti pubblici in equilibrio c'è da essere seriamente preoccupati. Alla luce dei risultati delle elezioni regionali di lunedì scorso, è probabile che la Casa delle Libertà perda anche le prossime elezioni politiche (anticipate o no). Purtroppo è anche più probabile che lasci i conti pubblici in grave dissesto ed allora saranno lacrime e sangue anche per quelli che le elezioni le vincono.   

Venerdì, 15. Aprile 2005
 

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