Dizionario del pensiero organizzativo

L'autore, Vincenzo Moretti, espone in modo piano i temi della sociologia dell’organizzazione, con le problematiche delle strutture e dei processi organizzativi del tipo più disparato, operando una sorta di filtraggio della teoria, anche grazie all’esperienza fatta nel movimento sindacale
Recensire un dizionario, proporre una sua lettura critica a un pubblico che ancora non lo conosce, non è, data la sua particolare struttura, cosa semplice. A rendere la faccenda ancora più intricata concorre, nel caso specifico, il fatto che l'autore è stato mio allievo ed è mio amico da circa 25 anni con tutto quanto ne consegue in termini di rispetto di quei criteri di obiettività con i quali, com'è noto, i sociologi hanno da sempre un rapporto di amore - odio.

Per cominciare dirò allora che Moretti si è misurato con un lavoro che io non avrei mai fatto. Quando me ne parlò, più di due anni fa, lo sconsigliai, perchè ritenevo questo tipo di lavoro troppo vago, complicato, lungo. Temevo che, come accade a molte delle cose che si cominciano a scrivere, dopo un certo tempo avrebbero finito per essere buttate via. E non intendo nascondere che ancora pochi mesi fa, quando il volume stava per essere terminato, continuai a rimanere per certi aspetti perplesso per il  fatto che avesse visto la luce in un arco di tempo più breve di quello che ritenevo necessario per un lavoro di questo tipo.

Mi piace confessare oggi di essermi pentito non solo di averlo scoraggiato ma anche di non avere avuto il coraggio di dirgli "proviamo a farlo insieme".

La sua arma vincente è stata a mio avviso la voglia di misurarsi con i temi della sociologia dell'organizzazione, con le problematiche delle strutture e dei processi organizzativi del tipo più disparato, operando una sorta di filtraggio della teoria, che lui sapeva di essere in grado di fare, alla luce di un'esperienza, quella nelle fila del movimento sindacale, che ha segnato in maniera importante la sua vita.
 
Più nel merito mi pare utile aggiungere che quello di Moretti non può essere considerato solo un dizionario in senso classico, di quelli che siamo soliti consultare quando cerchiamo un termine particolare, quando vogliamo dare un certo taglio a qualche cosa che stiamo scrivendo, quando intendiamo conoscere qualcosa di più di un determinato autore o concetto. Il volume è soprattutto un tentativo, a mio avviso ampiamente riuscito, di mettere insieme le varie conoscenze che sono state prodotte intorno al tema dell'organizzazione, offrendo a chiunque la possibilità di attingere a queste nuove conoscenze nel modo più rapido e semplice possibile.
 
Diversamente dall'Autodidatta di Sartre che, ne "La nausea", ha intenzione di leggere tutti i libri in catalogo, Moretti sceglie di mettere in sequenza, in rigoroso ordine alfabetico, gli autori e i concetti più significativi della sociologia dell'organizzazione, consapevole che attorno a questo tema sono state prodotte quantità enormi di cose (alcune decisamente bizzarre quando non stupide). Il lavoro di Moretti fa giustizia di tale approccio, riesce a evitare ciò che è vissuto lo spazio di un mattino, si concentra sul peraltro ricco bagaglio di conoscenze che di questi tempi è utile avere. E ha il pregio di fare tutto questo in maniera estremamente chiara, utilizzando uno schema che mantiene una propria identità (voce, significato, parole chiave, riferimento ad altre voci, ecc.) in tutto il lavoro.

Piuttosto che un pesante tentativo di sintesi di tutto quanto è stato prodotto su questo tema è piuttosto uno strumento che aiuta a comprendere come funzionano le organizzazioni e come le persone si muovono, interagiscono, decidono, al loro interno. Anche da questo punto di vista, il dizionario è uno strumento di utilità diffusa, che non parla soltanto a coloro che nelle organizzazioni ricoprono ruoli di responsabilità ma a tutti quelli che per variegate ragioni si ritrovano con esse a fare i conti.
 
Detto che il libro è scritto in maniera umile, è tutt'altro che pretenzioso, e che se Moretti non aggredisce non è solamente per difendersi ma perchè è nel suo stile, nel suo modo di essere, mi pare utile dedicare un'ultima considerazione alle ultime due pagine del libro, quelle che l'autore intitola post - it, nelle quali si sofferma sulle caratteristiche  e sulle funzioni connettive delle organizzazioni e spiega il senso che ha inteso dare al suo lavoro.

Cito testualmente: "l'idea è in definitiva che in questo nostro mondo caratterizzato dal predominio dei poteri economici globali sui poteri politici nazionali, dallo sviluppo impetuoso e asimmetrico dei sistemi di comunicazione, dalla precarietà e dall'insicurezza che regolano le nostre vite e i nostri  rapporti sociali, ragionare di strutture e processi organizzativi, di leadership e decisioni, di razionalità limitate e di burocrazia significa in molti modi chiedersi, anche quando non ce ne accorgiamo, a quali condizioni è possibile assumere un punto di vista capace di ripensare il processo democratico, di partecipazione alle scelte delle organizzazioni, delle imprese, dell'economia, della politica".
 
Moretti ci dice in sostanza che questo suo sforzo di comprendere come funzionano le organizzazioni ha un senso compiuto nella misura in cui riesce ad andare oltre sé stesso, in una direzione che è quella delle condizioni all'interno delle quali si sviluppa il processo democratico, dei modi della partecipazione alle scelte delle organizzazioni di cui facciamo parte, imprese, autonomie, università, politica e così via discorrendo.
Oggi più che mai non possiamo insomma starcene chiusi in casa, ritirarci e badare solo a noi stessi, ridurre i danni o i rischi dello stare in campo. Questa necessità di non chiudersi, di capire, di mantenere vivi i processi democratici è anche a mio avviso un'urgenza che abbiamo il dovere di sentire profondamente ogni giorno.
 
(Salvatore Casillo è Ordinario di Sociologia Industriale all'Università di Salerno e direttore Centro Studi sul Falso)
 
Vincenzo Moretti
Dizionario del pensiero organizzativo
Ediesse, Roma, aprile 2006
Pagg. 267 - euro 12,00
Venerdì, 21. Aprile 2006
 

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