Con Tremonti che invoca il vincolo dei conti pubblici e Berlusconi più interessato ai sondaggi ed alle ricadute sul mercato politico, il governo ha licenziato la sua manovra per far fronte alla crisi economica. Lintervento deciso poggia su due cardini: un pacchetto di investimenti infrastrutturali per grandi opere (pari a 16,6 miliardi di Euro, già stanziati in passato e dispersi in vari capitoli di spesa); un bonus una tantum, di consistenza variabile, per un certo numero di famiglie e persone indigenti. Sugli effetti anticrisi di simili misure cè poco da scommettere. Perchè è come illudersi di rimediare a occlusioni coronariche con qualche cerotto transdermico.
Per quanto riguarda invece il secondo problema, vale dire lassetto dei consumi e dunque della produzione, a parte la sua insostenibilità ambientale (su cui prima o poi si dovrà pure incominciare a riflettere) vi sono più che fondati dubbi che possa generare davvero benessere. Ma anche che laumento dei consumi possa essere indefinitamente incrementato. Magari con interventi a favore di questo o quel settore produttivo. In proposito, sia detto per inciso, ha assolutamente ragione lamministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, quando in relazione ai ventilati contributi a favore di alcune aziende del settore auto, ha reagito affermando: Per tutti, o per nessuno. Ed è un vero peccato non avere sentito dire la stessa cosa dalle organizzazioni sindacali quando per lAlitalia sono state stabilite modalità del tutto particolari di cassa integrazione.
In ogni caso sul punto la destra, incomprensibilmente assecondata anche da una parte delle sinistra, insiste nel dire che bisogna sostenere i consumi. Ma concretamente cosa vuol dire sostenere i consumi? Quando ormai la grande maggioranza delle famiglie possiede una casa di proprietà, più di un'auto, una dotazione completa di elettrodomestici (televisori e cellulari compresi), quando chi soffre la fame non è certo vittima di una insufficiente offerta di consumi, ma caso mai di un reddito troppo basso, o del tutto assente, si dovrebbe perlomeno discutere se un ulteriore aumento dei consumi privati possa davvero fare stare meglio. Ma persino se una loro ulteriore qualificazione, tenuto conto che nella maggior parte dei casi una innovazione sostanziale non si vede da tempo, sia davvero un obiettivo prioritario dei paesi ricchi. Se non sia perciò un po insensato, in mercati in gran parte di sostituzione, un turnover sempre più accelerato che distrugge risorse anziché generarne.
Un qualche suggerimento ci potrebbe venire dal nuovo presidente degli Stati Uniti. Infatti nei suoi discorsi Obama ha formulato interessanti suggestioni per la ripresa delleconomia americana. Ed anche per evitare pericolosi contraccolpi sulloccupazione. Mi riferisco, in particolare, agli interventi a sostegno di una politica energetica verde capace, almeno nei propositi, di creare 5 milioni di posti di lavoro. Mi riferisco inoltre alla messa in sicurezza di strade, ponti, scuole, per altri due milioni di posti di lavoro. Mi riferisco infine alla copertura sanitaria per i 50 milioni di americani che oggi ne sono privi ed al sostegno economico dei ceti più deboli. Per essere un avvio di mandato non mi sembra davvero poco.
Purtroppo in Italia le cose vanno invece diversamente. La maggioranza ha infatti un debole per i consumi privati, mentre diffida di quelli pubblici. Il premier ha una ragione in più per sostenere questa linea. I consumi privati consentono infatti una raccolta pubblicitaria largamente superiore a quella dei consumi pubblici. Lascio però da parte il permanente, scandaloso, conflitto di interesse e mi limito ai fatti di questi giorni. Lopposizione ha giustamente respinto la richiesta del governo di aggiungersi alla maggioranza nella approvazione delle misure anticrisi. La ragione invocata è che la maggioranza manca di ogni elementare forma di rispetto e di buona educazione. Non avendo infatti sentito il bisogno di consultare lopposizione nella fase di formazione delle decisioni, come può invocare il dialogo e soprattutto il voto dopo? La mia opinione è però che il dissenso vada oltre il galateo. Perché investe anche e soprattutto il merito. Infatti, pur con tutta la migliore buona volontà, non si può non riconoscere che, con le cause della crisi, i provvedimenti varati dal governo hanno poco o nulla a che fare.