Cosa si aspettano da Kerry i sindacati Usa

Le organizzazioni dei lavoratori sono sempre più marginali: nel settore privato gli iscritti sono l'8,2%. Il Candidato democratico ha dimostrato una certa attenzione ai problemi del lavoro, ma ciò che serve sono norme e garanzie di tipo europeo

L'AFL-CIO, la confederazione sindacale americana, ha impegnato 44 milioni di dollari per l'elezione di John Kerry. Il SEIU, il più grande sindacato del paese, 65 milioni di dollari. Atri sindacati sono ugualmente impegnati nella mobilitazione dei loro affiliati in primo luogo negli Stati dove più incerto è lo scontro elettorale. Ma quali cambiamenti i lavoratori possono attendersi dalla vittoria di John Kerry?

Le scelte di Kerry come senatore sono state oscillanti. Ma il sindacato ha apprezzato la sua opposizione a Bush sul prolungamento del lavoro straordinario, sui tentativi di privatizzare il lavoro degli enti pubblici, sulle modifiche del sistema sanitario (Medicare) a favore delle grandi corporations. E il suo appoggio alla riforma che consente ai lavoratori di richiedere una tessera di iscrizione al sindacato (indipendentemente dalla conclusione della procedura che prescrive preliminarmente un voto maggioritario nell'impresa di appartenenza - ndr): ciò che obbliga le imprese a  riconoscere automaticamente un sindacato se la maggioranza dei lavoratori firma le adesioni durante una campagna sindacale.

Ma nonostante che la posizione di Kerry su temi del lavoro sia più avanzata di quella di Clinton, buona parte della sua piattaforma riflette una linea neoliberale. Quale sia la sua reale visione dell'economia rimane incerto. Si è in ogni caso impegnato a rovesciare il taglio delle tasse promosso da Bush a favore dell'1 per cento più ricco degli americani. Ha promesso di ampliare la copertura assicurativa per la salute, senza aggravare il deficit di bilancio che quest'anno tocca 435 miliardi di dollari. Il programma economico risente, tuttavia, negativamente dai debiti accumulati dall'amministrazione Bush. Ciò che si può sperare è che le condizioni dei lavoratori non continuino a peggiorare e che anzi si avvii una stagione più favorevole per loro.

In questi anni il potere negoziale dei sindacati ha subito un crescente declino. Il potere negoziale dei lavoratori organizzati è stato ridotto a pochi settori economici, dopo 50 anni di declino continuo. Molti osservatori temono che il lavoro, sempre più marginalizzato, finisca nell'irrilevanza economica e politica. Per invertire questa tendenza sarà necessaria non solo la mobilitazione di massa, ma anche riforme del diritto del lavoro e delle tutele sociali.

Ciò di cui necessita il lavoro in America, per frenarne il declino, è l'adozione di un insieme di diritti e di tutele paragonabili a quelli vigenti nei paesi europei. Una vittoria di Kerry (con un Congresso a favore), prendendo le distanze dal credo neoliberista, potrebbe rappresentare una svolta significativa per i lavoratori e i sindacati americani.

Allo stato attuale, con un indice complessivo di sindacalizzazione e di copertura contrattuale rispettivamente del 12,9% e 14,3% (8,2% e 9% nel settore privato), la capacità d'intervento politico dei lavoratori è molto bassa sia nei confronti delle imprese che dell'establishment politico, compreso il Partito democratico. 

(tratto da  "Will Kerry stand up for workers? " in Dollars & Sense)

Martedì, 12. Ottobre 2004
 

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