Commissione Hartz. Va bene, però...

Il parere del sindacato sul progetto di riforma del mercato del lavoro
Il sindacato tedesco ha dato una valutazione complessivamente positiva dei risultati della Commissione Hartz sulla riforma del mercato del lavoro; ma non mancano rilievi critici, in particolare dalla federazione più importante del DGB, la IG-Metall (metalmeccanici). Un articolo del mensile della Federazione “Metall”, nel numero di settembre, riassume il punto di vista del sindacato. Ne riassumiamo i punti principali.

Aspetti positivi
Al di là della valutazione complessiva, vengono posti in rilievo alcuni punti. La trasformazione dei pesanti uffici per il lavoro in agili Job Center può rimuovere gli ostacoli burocratici nell’amministrazione del mercato del lavoro. I nuovi Job Center forniranno servizi di consulenza e assistenza più efficaci per intervenire sul mercato del lavoro, anziché limitarsi ad amministrare i disoccupati. Importante è il fatto che la Commissione ponga in primo piano la responsabilità degli imprenditori per la salvaguardia e la creazione di posti di lavoro. Questo, secondo Klaus Zwickel, presidente della IG-Metall, è addirittura il messaggio centrale della Commissione Hartz: ora gli imprenditori “non avranno più scuse” e dovranno notificare effettivamente gli 1,5 milioni di posti di lavoro che, come vanno sempre dicendo, sarebbero disponibili se non ci fossero di mezzo troppi ostacoli burocratici.
L’introduzione a fianco dei Job Center delle “Personal-Service-Agenture” (PSA) è una “innovazione interessante”, tanto più che l’occupazione nelle PSA è accompagnata da “misure di training e di formazione prossime alla realtà aziendale”, particolarmente utili a rafforzare sul mercato del lavoro i lavoratori interinali, le cui chances sono ridotte dai bassi livelli di qualificazione.
 
Preoccupazioni e critiche
Non mancano aspetti che sollevano perplessità, e non sono irrilevanti. A cominciare proprio dalle PSA: innanzitutto, per impedire che vengano stravolte per abbattere i diritti dei lavoratori, la loro introduzione deve essere preceduta da un accurato lavoro legislativo e contrattuale. Questa preoccupazione è condivisa dal presidente dell’Ufficio federale per il lavoro Florian Gerster, mentre il ministro del lavoro uscente Walter Riester (in passato numero due della IG-Metall) preme per una rapida diffusione delle PSA.
Sempre su questo punto delle PSA, solleva riserva il sistema di retribuzione proposto per i lavoratori interinali, e in particolare il fatto che il salario percepito dopo il periodo di prova debba essere stabilito contrattualmente con la PSA, e non secondo le paghe in vigore nell’azienda prestataria. Il rischio è che questi lavoratori non solo abbiano una retribuzione inferiore a quella dei loro colleghi, ma possano anche essere strumentalizzati a fini di dumping salariale.
 
Un ulteriore punto critico è la proposta di elevare la durata massima del lavoro interinale da uno a due anni. Il sindacato non può accettare – ha sottolineato Zwickel – “che le aziende assumano in massa lavoratori interinali mentre contemporaneamente riducono l’occupazione normale preesistente”.
Non è chiaro che fine faccia il sussidio sociale per i disoccupati (la Arbeitslosenhilfe), l’“aiuto” economico di tipo assistenziale che i disoccupati ricevono, a determinate condizioni, quando non percepiscono più il sussidio di disoccupazione vero e proprio, Arbeitslosengeld. La Commissione, nel tentativo di razionalizzare la materia unificando i vari tipi di sussidio, propone di trasformarlo in un Arbeitslosengeld II: ora, se si tratta solo di un cambio di nome, nulla da eccepire; ma se nascondesse, alla fine, una riduzione della prestazione, non sarebbe accettabile. Come dice Horst Schmittehenner (responsabile del mercato del lavoro per la IG-Metall), “significherebbe solo: meno soldi per i disoccupati di lunga durata”, una eventualità inaccettabile.
 
Un capitolo delicato è quello dell’obbligo dei disoccupati di accettare il lavoro loro offerto, pena la decadenza dal sussidio di disoccupazione. In particolare per quanto riguarda la mobilità: che cosa significa che un disoccupato giovane e libero da legami deve essere disponibile a trasferirsi ovunque? Per quanto tempo un disoccupato può essere definito “giovane” e quando e come può essere considerato “libero da legami”?
Altro punto critico: non va bene la proposta di dotare i lavoratori più anziani (dai 55 anni in su) di una “assicurazione retributiva”, che dovrebbe compensare solo parzialmente il salario percepito in una nuova occupazione peggio pagata di quella da cui sono stati estromessi. È una misura “inadeguata dal punto di vista distributivo” e pericolosa se si associa, come sembra, a un allentamento delle tutele contro i licenziamenti in questa fascia di età. Quando al “sistema ponte”, l’idea è buona ma poco realistica così come è formulata: quanti l’accetteranno, tenendo conto che comporterà una rinuncia al 18% della pensione?
 
Infine, al sindacato non piace l’idea del “titolo per il tempo di formazione”, cioè di contribuire in prima persona al finanziamento della formazione, soprattutto per una ragione: sono gli imprenditori che devono pagare la formazione, e questa proposta potrebbe in parte sollevarli da questa responsabilità, che per il sindacato rimane un punto di principio irrinunciabile.
 
Un messaggio a imprenditori e governo
Malgrado questi rilievi, il sostegno del sindacato al progetto Hartz è chiaro. Tant’è vero che in una recente dichiarazione (25 settembre), Klaus Zwickel ha esortato i dirigenti delle associazioni imprenditoriali, notoriamente critici sul progetto, ad appoggiarne la realizzazione pratica. Soprattutto l’offensiva sul collocamento e la qualificazione, lanciata dalla Commissione Hartz, chiama in causa non solo gli uffici per i lavoro e i disoccupati, ma l’intera economia e in primo luogo gli imprenditori.
Zwickel torna sulla cifra di 1,5 milioni di posti disponibili che gli imprenditori vorrebbero notificare, ma – secondo loro – non ci riescono per colpa degli impedimenti burocratici. Adesso non ci sono più scuse: “E allora io dico: qua quegli 1,5 milioni di posti. Notificatili agli uffici per il lavoro. E intraprendiamo insieme ogni sforzo per qualificare e rimettere di nuovo al lavoro le persone finora disoccupate”.
C’è un messaggio anche per il governo, che finora ha fatto troppo affidamento sulla buona volontà degli imprenditori con sgravi fiscali e incentivi agli investimenti. “Questo modello non ha funzionato. Molte imprese hanno incassato, chiesto di più lasciando poi il Cancelliere a mani vuote”. Ciò non si deve ripetere con la realizzazione delle proposte della Commissione Hartz. In futuro la regola fondamentale di un governo socialdemocratico deve essere: “Chi non assolve volontariamente i propri obblighi, sarà il legislatore a costringervelo”.
Venerdì, 27. Settembre 2002
 

SOCIAL

 

CONTATTI