Cofferati e la legalità - Al Formez tutti precari

Un altro parere sulle vicende di Bologna e un appello dei dipendenti del Formez il cui posto di lavoro è in pericolo
Ordine e legge sì, ma prima provarle tutte
 
Ritorno sul problema dell’ordine e della legalità.
L’ordine, in qualche misura, dà un senso di sicurezza, di serenità. La destra ne ha bisogno, generalmente per cultura autoritaria, ma anche perché la ricchezza, notoriamente di destra, ha bisogno di ordine per essere affermata e utilizzata al meglio. La sinistra, ne è affascinata, ma ha timore che talvolta l’ordine tracimi verso derive autoritarie e quindi ne teme le conseguenze.
 
A mio avviso, l’ordine e la legalità sono termini non felicemente utilizzati, talvolta, per rappresentare una parte politica. Cofferati, ha fatto bene a fare quello che ha fatto? Non saprei. Il programma di governo della città, che cosa prevedeva per la soluzione di quei fenomeni? Se ci sono state delle iniziative concrete, quali sono state? Quale livello di integrazione, prevedeva il programma di governo, rispetto ad esempio verso i Rom, che da ultime stime e ricerche, sembrerebbero tra i più discriminati tra i soggetti deboli? Un uomo di sinistra di governo deve rispondere prioritariamente a queste domande e dimostrare come risolvere, perché risolvere o fare di tutto perché possano essere risolte, questo sì, significherebbe ordine e legalità.
 
Solo dopo respinto ogni tentativo di coinvolgimento nell’integrazione, in cui la ricerca della coscienza reciproca non riesce ad attecchire, e la forma più degradante della cultura  sottoproletaria si erge a vincitrice della contesa, solo allora si può pensare a forme di repressione non violente. Anche in quel caso, però, con riferimento ad un programma che deve porsi all’ordine del giorno l’idea principale di risolvere i problemi di chi è emarginato e non ha nessuna possibilità di difesa sociale.
 
Detto questo, dall’uomo di sinistra di governo ci si aspetta che la stessa fermezza usata in questa circostanza, sia utilizzata in tutte le altre circostanze, nelle quali categorie sociali più abbienti, e più tutelate, si collocano al di fuori dell’ordine e della legalità. In questo, però, ne sono  certo, Sergio Cofferati, non ci deluderà.
Amico Antenucci
 
Tra precariato e futuro incerto, celebrazione del quarantennale del Formez

Il 6 dicembre il Formez compie 40 anni e festeggia a Palazzo Marini a Roma ma per i circa 800 precari del Formez c’è molto poco da festeggiare. Per molti di questi il contratto scade tra un mese, per i più fortunati (sic!) a marzo e molti altri il contratto è già scaduto ma continuano a lavorare!

Abbiamo avuto grandi speranze quando il Ministro della Funzione Pubblica, Mario Baccini ha dichiarato lotta al precariato nella P.A. chiarendo che “le collaborazioni possono essere attivate per rispondere solo a esigenze sporadiche. Mentre per il lavoro ordinario devono essere utilizzati dipendenti regolarmente assunti”. Il Ministro ha affermato pubblicamente che “il lavoro flessibile (…) non può essere utilizzato per sopperire a mancanze strutturali di dipendenti” e che “la politica deve correggere le storture di un modello di lavoro che è in contrasto con la dignità dei lavoratori”, spingendosi fino a proporre un piano di assorbimento di tutti i dipendenti con contratto
a tempo determinato nel periodo 2006-2009 (vedi Italia Oggi del 16 giugno 2005)
.
Fin qui tutto bene, resta da spiegare allora, perché negli Enti parastatali sottoposti al controllo diretto del Ministero della Funzione Pubblica si continua a fare un ricorso strutturale e massiccio alle forme di precariato. Prendiamo ad esempio il Formez, centro di formazione deputato dal D.Lgs 285/99 alla formazione della Pubblica Amministrazione e posto sotto il controllo diretto del Ministro della Funzione
Pubblica.
 
Nel triennio 1999-2002 il Formez ha gestito circa 300 progetti, con oltre 3000
amministrazioni coinvolte. La produttività del Centro è cresciuta del 150% e la sua produzione su commessa è cresciuta in modo esponenziale grazie al ricorso sistematico del lavoro precario i costi fissi sono scesi dal 42% al 18% (notizie pubblicate sul sito internet del Centro, all’indirizzo http://www.formez.it).

Il Formez ricorre ad un numero consistente di collaboratori a progetto che nella maggior parte dei casi hanno almeno tre anni di lavoro presso l'Istituto, e, in alcuni casi, anche punte di cinque anni. Tali risorse umane sono cresciute professionalmente all'interno dell'Istituto contribuendo in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi prefissati nei piani triennali del Formez, ma attualmente si ritrovano ad affrontare la minaccia di un precariato stabile, se non una riduzione o la
cessazione delle collaborazioni in essere. Tra questi, alcuni collaboratori sono utilizzati come dei veri e propri lavoratori subordinati, si calcolano circa 150 nella sede di Napoli, 200 a Roma, e 40 nella sede di Cagliari che pur lavorando stabilmente da anni, non hanno nessuna certezza per il loro futuro.

Dunque, se è vero che il Ministro Baccini prevede un graduale assorbimento del personale precario negli enti pubblici, solo allorquando sia accertata la necessaria copertura finanziaria, non si comprende perché non sia possibile incominciare da enti come il Formez che per la propria natura privatistica potrebbero regolarizzare la posizione di diversi lavoratori precari senza grandi difficoltà!

Il Coordinamento nazionale dei precari del Formez chiede, con urgenza, di aprire un tavolo con la direzione del  Formez per affrontare il problema del precariato nel Formez e giungere alla stipula di un accordo per la regolamentazione delle collaborazioni a progetto.
Coordinamento Nazionale Precari Formez
precariformez@yahoo.it
Giovedì, 8. Dicembre 2005
 

SOCIAL

 

CONTATTI