Cari leader sindacali, la misura è colma

Mariuccio Bianchi, militante Cisl di Varese, scrive quello che egli stesso definisce “uno sfogo amaro”: possibile che ci si divida anche di fronte a questa manovra economica vergognosa?

C'è da rimanere basiti, disorientati e increduli. Mi riferisco a noi, semplici militanti di periferia (o di base, come si diceva un tempo). La manovra  economica nella sostanza colpisce i soliti noti (pensionati, pubblici dipendenti, risparmiatori, cittadini in genere); ma ricordiamo che con i ticket sanitari e con i tagli a Comuni e Regioni pensionati e pubblici dipendenti sono colpiti due volte. Rimandati ovviamente, senza un minimo di pudore da parte di lor signori, i tagli seri ai costi ed agli sprechi della politica.

 

Ebbene di fronte a questa ennesima iniquità sociale i sindacati confederali riescono ancora una volta a marciare divisi, senza preoccuparsi neppure di colpire uniti. Sfuggono francamente i motivi per cui Angeletti e Bonanni da un lato, Camusso e compagni dall'altro abbiano deciso di mobilitarsi ognuno per proprio conto. Nel merito della manovra non dovrebbero sussistere  elementi difformi di giudizio, considerando su quali persone o su quali categorie ancora una volta cadrà il peso della stessa.

 

Certo siamo tutti abbastanza navigati per intuire le difficoltà di contesto oggi esistenti tra Cisl, Uil da un lato e Cgil dall'altro. In un momento però in cui l'appeal del sindacato nel suo complesso, al pari di quello delle forze politiche, non è elevato, ci si aspettava, dopo il positivo accordo interconfederale sulla rappresentanza, una reazione decisa ed unitaria da parte delle tre centrali sindacali. Invece incredibilmente è avvenuto il balletto solito: la Cgil reagisce immediatamente, come colpita dal morso di un'aspide, condannando in toto l'intera manovra e proclamando da prima della classe una mobilitazione in proprio; Cisl e Uil danno il solito giudizio articolato (ritenendo, con un eccesso di ottimismo, positiva la legge delega sulla riforma fiscale, provvedimento dai tempi lunghi e dai contenuti assolutamente incerti); Cisl e Uil, non intendendo forse inquietare un esecutivo dal respiro affannoso, proclamano a loro volta una mobilitazione in proprio.

 

Noi poveri militanti, noi poveri travet di periferia, che siamo riusciti a mantenere rapporti unitari, in mezzo a difficoltà grandi – alcune delle quali non certo imputabili ai dirigenti territoriali – , noi che ogni giorno ascoltiamo, magari tra un 730 e l'altro, tra una pratica di patronato e l'altra, le lamentele di lavoratori e pensionati, iscritti e non iscritti al sindacato, vorremmo chiedere  (in ordine alfabetico) a Angeletti, Bonanni, Camusso un ulteriore atto di responsabilità dopo quello apprezzato in merito all'accordo sulla rappresentanza: l'unità d'azione tra soggetti diversi (ma diversi culturalmente Cgil, Cisl e Uil lo sono sempre stati), pur difficile, è indispensabile; non sarà un fine, come sottolineano spesso i dirigenti nazionali, ma un mezzo assolutamente necessario. Soprattutto quando non sembrano sussistere motivi reali di valutazioni diverse nel merito dei contenuti della manovra, se è vero che ancora una volta il problema è come atteggiarsi nei confronti del governo.

 

Francamente però il sottoscritto, ma non credo sia il solo, comincia ad essere stanco di una ritualità fin troppo prevedibile che vede da un lato la Cgil sempre in prima fila a combattere "governi non amici", la Cisl, con l'appendice dell' Uil a scovare, nelle pieghe dei provvedimenti, qualche elemento da non cestinare. Anche perchè questa volta da salvare mi pare ci sia proprio poco. E per questo mi è difficile accettare il diverso approccio delle tre confederazioni al provvedimento in questione.

 

Un vecchio sindacalista, da cui ho appreso tanti anni fa i rudimenti dell'azione sindacale, mi ripeteva sempre: è meglio fare un solo passo assieme tutti e tre i sindacati, che fare tre passi da soli. Vorrei che tutti noi, a partire dai nostri leader nazionali, facessimo nostro quello che per me è stato un insegnamento fondamentale.

 

Mariuccio Bianchi

Martedì, 12. Luglio 2011
 

SOCIAL

 

CONTATTI