Braccialetto elettronico, vogliamo metterlo a scuola?

Ben prima dell’idea di Amazon è stato introdotto il registro elettronico: decontestualizza il singolo voto che invece è parte di un percorso e mette in ansia studenti e famiglie. La ricerca ossessiva dell’efficienza espelle il fattore umano, e mentre si celebra la libertà individuale la si seppellisce con i nuovi congegni

Much ado about nothing, verrebbe da dire in merito al cosiddetto “caso del braccialetto elettronico Amazon”. Si tratta, almeno in parte, di una falsa notizia, poiché si riferisce a qualcosa che è in progetto, ma che non ha ancora trovato applicazione pratica. Tuttavia la pseudo-notizia ha una sua utilità collaterale, dato che ci consente comunque di riflettere, quantomeno in generale, sul rapporto tra etica, politica e sviluppo economico.

Immersi come siamo in una miserevole campagna elettorale, era prevedibile che lo sdegno del politically correct dilagasse un po’ dovunque. E siccome è caratteristica di tale atteggiamento la tendenza a emettere giudizi radicali, senza esercitare la capacità di analizzare approfonditamente i fenomeni, collegandoli a un contesto più generale, è sfuggito ai più che il braccialetto Amazon non rappresenta un trauma, ma è solo la propaggine di un sistema orwelliano ormai generalizzato.

Risale ormai ad alcuni anni addietro l’introduzione del registro elettronico nelle scuole, una prassi questa reale e pienamente operativa.

Personalmente ritengo che, da questo punto di vista, i lavoratori e gli studenti siano accomunati nel patire la presenza di un identico fattore, quello del controllo e della “razionalizzazione” (ottimizzazione?) del lavoro da parte dell’Autorità.

In ciò scorgo all’opera una tendenza paradossale: da un lato si proclama a ogni pie’ sospinto la libertà individuale come massimo valore e unico parametro con cui misurare il grado di civiltà di una nazione e di un popolo; dall’altro mai come oggi la libertà individuale è conculcata e messa sotto tutela da una messe di apparati “democratici”.

Alla base c’è sempre l’idea che i cittadini siano degli eterni bambini riottosi, sempre sull'orlo dell’anarchia, che vanno guidati perciò con direttive imposte dall'alto (vedi il casco obbligatorio, le cinture di sicurezza obbligatorie, i vaccini obbligatori e così via obbligando, senza dimenticare le trattenute fiscali operate alla fonte).

Lungi da me negare che il casco, la cintura, il vaccino abbiano salvato e salvino milioni di vite umane nel mondo, ma la questione fondamentale che la Polis dovrebbe porsi è: convincere o costringere?

Va senza dire che una tale questione dovrebbe occupare una posizione centrale nell’istituzione educativa per eccellenza, cioè la scuola, da cui, per mia fortuna, sono uscito prima che diventasse coatta l’introduzione del registro elettronico.

Sotto la specie di un decisivo miglioramento in efficienza e in efficacia rispetto al vecchio registro cartaceo, il registro elettronico ha introdotto nella vita di studenti, famiglie e insegnanti  un controllo occhiuto e meramente esteriore del processo educativo.

Bisognerebbe infatti ricordare che i singoli voti assegnati dall'insegnante di per sé "non esistono", fanno parte di un itinerario (valutazione di processo), sono tappe di un cammino che solo al termine dell’anno scolastico porterà all'unica, autentica valutazione (valutazione di risultato). Cogliere e decontestualizzare (esternalizzare) un segmento di quel cammino, strappandolo alla relazione che lo ha prodotto e che lo giustifica, ovvero quella tra chi l’ha tracciato (insegnante) e chi l’ha percorso (studente), significa fraintenderlo in radice, significa trasformare una crescita (ma anche un possibile sviamento) in una sommatoria di numeri, di note e di assenze che, lungi dallo “spiegarla”, non la riflette se non in superficie.

Secondo i lodatori del RE, informatizzare la relazione docente-discente ha significato aggiungere “trasparenza” al rapporto tra scuola e famiglia. Secondo il mio parere, esso ha significato invece introdurre elementi ansiogeni in tutte le componenti della comunità educativa: i genitori che compulsano freneticamente il registro, i professori che debbono inserire i dati in tempi brevi, gli studenti che sentono il peso di ogni passo falso come una condanna. Il tutto senza un sostanziale miglioramento dell’azione educativa, che è e deve restare essenzialmente educazione alla libertà e alla responsabilità.

Nel tentativo di semplificare e di razionalizzare, di essere up-to-date, si perde la ricchezza di una relazione che è fatta anche di silenzi, di voti a matita e – perché no - di bugie e di nascondimenti.

I genitori dominati dall’ansia di controllo (vedi l’imprescindibile presenza dei telefoni cellulari a scuola, voluta spesso più dalle famiglie che dagli studenti) dimostrano così che la loro relazione con i figli è malata. Ed è tale malattia che va curata, non i suoi sintomi esteriori.

Tornando al futuribile “braccialetto Amazon”, a questo punto mi chiedo perché non sostituirlo al registro elettronico, trattandosi di un device assai più perfezionato e “performante”.

Se si considera il braccialetto pericoloso per la libertà dei lavoratori, ivi compresa quella di essere distratti e inefficienti, lo stesso dovrebbe valere ancor più per gli studenti.  Lo ribadisco: la libertà esiste solo dove c’è la possibilità della dissipazione, dello scacco, dell’errore.

Il conflitto tra massimizzazione del profitto e libertà della persona è del resto chiara fin dai chapliniani “Tempi moderni”. Nell'odierno mondo del pensiero unico, le persone sono diventate mere risorse e per di più riottose, irriducibili e perciò diseconomiche (vedi la solita Amazon, che ha aperto a Seattle il primo store senza personale e quindi al riparo da mal di pancia, emicranie, gravidanze e altre umane imperfezioni) ed è quindi fatale che si scambi l’atomizzazione dell’individuo con la sua libertà. La situazione è terribilmente, drammaticamente seria e avrebbe bisogno di una potente riflessione collettiva, che la nostra misera e incolta politichetta non è certo in grado né di produrre, né di guidare.

Venerdì, 9. Febbraio 2018
 

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