Bambini nei cortei: è strumentalizzazione?

E' una delle accuse che sono state mosse (non certo per la prima volta). Qualche riflessione sulle strumentalizzazioni: magari anche al di là dei cortei

Era imbufalito l’ambulante che giovedì 30 ottobre mi ha detto di andare a lavorare. Partecipavo alla manifestazione contro la Riforma Gelmini e forse mi ha scambiato per un insegnante. Forse pensa che insegnante, scioperante e fannullone siano la stessa cosa. Vecchia storia. Anche il ministro Brunetta ha detto una volta in Tv che “Ingrao non ha mai lavorato”. Ma se Brunetta ha ragione, allora anche Benedetto XVI non ha mai lavorato. Vorrei aggiungere che per fortuna il reparto pomiciatura non c’è più, si intonaca il secondo piano senza fare 150 giri con il bugliolo sulla schiena, e i fossati non si scavano più con le zappe. Oggi anche l’operaio vuole il figlio dottore e in una moderna democrazia industriale vengono fuori operai che mandano i figli a scuola, suonano il violino, chiedono di contrattare la paga alla pari con l’impresa e possibilmente non con il cappello in mano. Non stavamo meglio quando stavamo peggio, anche se fanno paura gli incidenti mortali sul lavoro.

 

E poi, a lato della manifestazione, un cittadino notoriamente “lontano dalla politica” e dunque notoriamente elettore leghista o berlusconiano esclamava: “Non vorrei vedere mio figlio in mezzo a questi quattro stronzi e a quelle quattro bagasce che non hanno vergogna di strumentalizzare i bambini e di portarli nei cortei con i cartelli”. Quando gli ho chiesto di spiegarmi perché ero uno stronzo, mi ha risposto che io no, io sono stato sempre “un ragazzo a posto”. Ma benedetto sciagurato: so scegliere da solo il mio posto senza i suoi consigli. Volendo ostinatamente stare dalla parte del torto, avrei volentieri cercato di dialogare sulla faccenda dei bambini. Ho insistito, ma il cittadino non me ne ha dato la possibilità e ha preferito andarsene platealmente sacramentando.

 

Si può sempre rimediare. Insomma, sulla faccenda dei bambini ai cortei non ha tutti i torti. I bambini non vanno strumentalizzati. Non dobbiamo imporre le nostre idee. Non li dobbiamo arruolare nelle nostre file, plagiare, tirare a tutti i costi dalla nostra. Devono essere educati alla responsabilità e alla libertà di scelta. Perciò, per molti anni ho sempre considerato crudele battezzare i neonati, condurre i bambini alla prima comunione, iscriverli al catechismo. Ma ero troppo rigido nella mia intransigenza.

Ora anche noi anarchici abbiamo capito che l’educazione dei figli è affidata alla responsabilità dei genitori, cioè alla loro capacità di saperli guidare verso la libertà di scegliere in equilibrato rispetto della loro personalità in delicato sviluppo. Perciò considero normale il bimbo alla manifestazione, il bimbo alla prima comunione, il bimbo allo stadio, il bimbo al Centro Commerciale. Lo porterei solo alla manifestazione, ma non sarei migliore degli altri. Semplicemente usufruirei della facoltà di scegliere tra più possibilità e ne sarei responsabile.

 

Non considero invece normale strumentalizzare l’innocenza dei bambini facendo leva su di loro con gli spot televisivi per trasformarli in avidi consumatori che ricattano i loro genitori e li inducono ad acquistare abiti firmati, scarpe firmate, zainetti firmati, telefonini costosissimi con indispensabili diavolerie incorporate, merendine che ti rendono obeso a dodici anni. Tra i sostenitori del centrodestra, nessuna voce si è scandalizzata e sollevata per condannare questo feroce uso dell’infanzia a fini consumistici. Chi insegna loro che tutto è facile, che tutto è dovuto, che chi fatica è un cretino o un fallito, che è bravo solo l’insegnante risoluto a bocciare i figli degli altri o il padre che non dice mai di no “perché non gli faccio mancare niente e deve avere quello che io non ho avuto”, che il buon cittadino deve farsi i fatti suoi se vuole andare avanti nella vita, che una persona in gamba si misura dal successo, dall’automobile e dal portafogli, che è più importante avere, comandare e poter spendere che essere, sapere e saper fare? Non mi si venga a dire che l’hanno imparato dal Sessantotto, per favore.

 

Non potete portarceli in classe con l’ombelico di fuori e poi battere le mani al ministro che istituisce il grembiulino obbligatorio. Vestiteli voi decorosamente e, come dice Obama, non chiedete al governo di spegnere la Tv quando dovete far fare i compiti ai vostri figli.

 
Mario Dellacqua

 

Giovedì, 20. Novembre 2008
 

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